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Un libro lungo: nota di lettura a Esoterismo guénoniano e mistero cristiano di Jean Borella

di Massimo Introvigne

esoterismo guenoniano e mistero cristiano

Esoterismo guénoniano e mistero cristiano di Jean Borella (trad. it., Arkeios, Roma 2002) è un libro lungo, non solo per il numero delle pagine. L’autore, già docente di filosofia all’Università di Nancy, dopo un lungo itinerario intellettuale in cui si è trovato più volte a esporre temi e concetti derivanti dall’opera di René Guénon (1886-1951) - per quanto sulla scorta della posizione non sempre omologa presentata da Frithjof Schuon (1907-1998) -, ne propone un’analisi e una critica dal punto di vista della fede cattolica. L’opera - in cui si intrecciano filosofia, teologia, storia della Chiesa cattolica e della sua liturgia, osservazioni sull’esoterismo - è di complessa lettura. Non vi si trova un’esposizione sistematica né della dottrina di Guénon, né della sua vita. Neppure il testo di Borella è una critica di tutta l’opera di Guénon; si concentra, invece, su un suo aspetto particolare - la lettura che Guénon fa del cristianesimo -; ancorché, attraverso la critica di questo aspetto specifico, è l’essenziale dell’insegnamento guénoniano che si trova rimesso in questione. Senza pretendere di offrire in questa sede un riassunto o - in senso stretto - una recensione del volume, vorrei limitarmi a una nota di lettura intesa a rendere più agevole l’accostamento all’opera.

Al riguardo, certo semplificando un quadro ben altrimenti complesso, si può iniziare dall’articolare una serie di tesi di Guénon (ovvero di suoi veri o presunti continuatori [Guènon, infatti, ha sempre rivendicato di non avere discepoli, e i suoi continuatori hanno sempre rivendicato di non essere suoi discepoli]) che Borella prende in esame:

  1. Esiste, almeno secondo alcuni dei citati "continuatori" di Guénon, un "esoterismo assoluto", indipendente da ogni religione, che si costituisce come un corpus autonomo di verità e di dottrine.
  2. Nelle religioni rivelate (cioè - qui - nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam) la realtà di quanto è rivelato è costituita (e insieme esaurita) da due aspetti, esteriore (essoterico) e interiore (esoterico).
  3. In origine, e secondo le intenzioni profonde di Gesù Cristo, il cristianesimo avrebbe dovuto costituire un esoterismo all’interno del giudaismo; i sacramenti cristiani avrebbero quindi svolto la funzione di riti iniziatici, trasmessi in segreto a una élite, che si affiancavano ai riti comuni ebraici conferiti a tutti.
  4. Almeno a partire dal IV secolo (ma probabilmente prima), di fronte alla perdita di vigore della religione greco-romana, la Chiesa cristiana - per "salvare il salvabile" quanto alla presenza di una spiritualità in Occidente - procede consapevolmente a un abbassamento dei suoi riti, trasformandoli da esoterici in essoterici. Il cristianesimo si trasforma così in religione universale.
  5. Questo abbassamento è da una parte provvidenziale per l’Occidente, ma dall’altra riduce in gran parte il cristianesimo all’ambito individuale, dove si può conseguire la "salvezza", che non coincide con la "liberazione": il che sarebbe dimostrato dalla dimensione puramente individuale, psicologica e passiva della mistica cristiana, contrapposta alla vera "iniziazione".
  6. Abbassati i riti originari a una dimensione essoterica, la Chiesa medioevale ne crea di nuovi, effettivamente esoterici, di cui rimane qualche piccola traccia in organizzazioni che sono però oggi così piccole da dovere considerare la loro influenza sull’attuale Chiesa cattolica problematica, se non inesistente.

A fronte di queste sei principali tesi, Borella osserva anzitutto che categorie come "esoterismo" e "religione" sono state definite in epoca relativamente recente, e non vanno affatto date per scontate. Per quanto riguarda l’esoterismo, Borella propone una distinzione fra "esoterismo reale", come approfondimento di verità di ordine spirituale e religioso non immediatamente accessibile a tutti, ed "esoterismo formale" come pratica sociale che consiste nel rivelare alcune dottrine e pratiche soltanto a certi iniziati, e non a tutti. Quest’ultimo è a sua volta distinto in "esoterismo formale del primo ordine" (volto all’approfondimento spirituale di un revelatum in generale) ed "esoterismo formale del secondo ordine" (inteso come insieme di scienze annesse e secondarie, trasmesse a pochi per la loro tecnicità ma non essenziali all’intelligenza profonda del revelatum). Così, per esempio, nell’islam il sufismo è un "esoterismo formale del primo ordine" e l’astrologia islamica un esempio di "esoterismo formale del secondo ordine".

Con queste precisazioni terminologiche, le sei tesi "guénoniane" sono - riassumendo a grandissime linee quanto l’autore illustra con una sorprendente ricchezza di particolari - così confutate da Borella:

  1. Non è certo, ed è anzi improbabile, che la dottrina dell’esoterismo assoluto sia stata insegnata da Guénon. Comunque sia, per Borella l’esoterismo consiste nel "penetrare il senso profondo della tradizione", secondo un’espressione dello stesso Guénon che l’autore legge però come senso profondo di una (specifica) tradizione, così che un esoterismo "assoluto" in quanto indipendente da una tradizione (preesistente) è inconcepibile.
  2. Guénon ha invece insegnato - ma, secondo Borella, erroneamente - una concezione "bipolare" dell’esoterismo, secondo cui l’essoterismo e l’esoterismo costituiscono (nelle religioni rivelate) tutta la realtà del revelatum. Per Borella invece lo specifico del revelatum è di preesistere come dato indipendente a qualunque interpretazione. L’essoterismo e l’esoterismo sono forme ermeneutiche che in una prospettiva non bipolare, ma piuttosto "triangolare", si pongono come strumenti interpretativi del revelatum - ma, in quanto strumenti, non ne esauriscono la realtà.
  3. La storiografia più recente non permette più (se pure questo fosse vero per la storiografia dei tempi di Guénon) di interpretare il cristianesimo delle origini come un esoterismo giudaico; in particolare, una letteratura ormai abbondante ha messo in crisi un elemento nodale dell’argomentazione di Guénon sul punto, il parallelo con gli esseni, di cui oggi si sa con certezza sia che si trattava in effetti di un movimento esoterico giudaico, sia che questo movimento era molto diverso dal cristianesimo. Quest’ultimo si è posto fin dall’inizio come religione universale, con elementi inevitabili di "esoterismo reale" che non va però confuso con l’"esoterismo formale". Al riguardo, Borella distingue lungamente fra due elementi costitutivi del cristianesimo: il mistero e i sacramenti. Il mistero cristiano è stato certo oggetto di un esoterismo reale (nel senso che la sua piena comprensione richiedeva uno sforzo faticoso e non immediatamente accessibile a tutti), non però di un esoterismo formale, in quanto da sempre la Chiesa a questo sforzo ha invitato tutti i fedeli. Quanto ai sacramenti, è vero che vi è stata una "disciplina dell’arcano" che, in un certo periodo storico, ha reso questi inaccessibili ai catecumeni, creando un tipo di esoterismo formale: si trattava però di un "esoterismo circostanziale", con funzioni pedagogiche e circoscritte nel tempo, e che non intendeva affatto creare una distinzione permanente fra un’élite di iniziati e la comune dei fedeli.
  4. La natura dei sacramenti cristiani è immutabile, ed essi non hanno subito alcun processo di abbassamento che li ha trasformati da esoterici in essoterici. Uno degli argomenti utilizzati da Guénon in tema di battesimo - il fatto che sia conferito anche ai bambini e abbia quindi perso la sua originaria natura iniziatica - non è concludente, dal momento che (a) esistevano nell’antichità pagana riti misterici certamente iniziatici che erano conferiti anche ai bambini; e (b) benché nei primi secoli della Chiesa si trovino avversari del pedobattesimo (come Tertulliano, 155-225) si trovano pure autori che gli sono fin dall’inizio favorevoli. Più in generale, curiosamente Guénon rovescia la verità storica sul punto, perché semmai l’introduzione della citata "disciplina dell’arcano" introduce, proprio all’epoca del presunto "abbassamento", un processo che in tema di sacramenti si sviluppa precisamente in senso inverso, andando dall’essoterico all’esoterico e non viceversa.
  5. Guénon critica la mistica sulla base di un’analisi che deriva in parte da autori che trattano del "misticismo" in generale e non di quello cristiano in particolare, dall’altra da un’attenzione che si rivolge esclusivamente ad alcuni mistici che hanno sottolineato gli aspetti psicologici dell’unione con Gesù Cristo e in particolare l’unione con l’umanità di Gesù. A prescindere dal fatto che anche questi mistici (Borella studia in particolare santa Teresa d’Avila) vivono e presentano la loro esperienza in termini ben altrimenti profondi da quelli che presta loro Guénon, una certa svolta in questa direzione della mistica cattolica è relativamente recente e Guénon non tiene conto della mistica dei secoli precedenti, per cui l’accusa di psicologismo è semplicemente priva di senso. Guénon inoltre separa l’ascetica (attiva) e la mistica (che sarebbe puramente passiva), esprimendo simpatia per la prima (in cui ritrova qualcosa della tecnicità dell’iniziazione) ma non per la seconda: così, tuttavia, l’esoterista francese si rivela buon lettore della manualistica del suo tempo ma nello stesso tempo confonde lo schema dei manuali con l’esperienza vissuta dei mistici, dove il momento ascetico e quello mistico non sono suscettibili di una separazione così netta.
  6. Quanto all’esoterismo cristiano del Medioevo, se si trattasse di quello che Borella chiama esoterismo formale del secondo ordine (riferito alla trasmissione di scienze "annesse" e secondarie come la numerologia o certe tecniche costruttive) l’autore non avrebbe nulla da obiettare. Viceversa, gli esempi addotti da Guénon per un esoterismo formale del primo ordine (organizzazioni cavalleresche o altre costruite intorno al mito del Graal) non sono persuasivi. Soprattutto, qualunque cosa si pensi del ruolo e dell’eventuale permanenza fino ai giorni nostri di queste organizzazioni, Borella imputa a Guénon una concezione istituzionale e restrittiva dell’esoterismo. Dove non trova organizzazioni di esoterismo formale (del primo ordine), Guénon dichiara che è scomparso l’esoterismo. Mentre l’esoterismo reale cristiano - a prescindere da ogni esoterismo formale - vive nella santità (e la verità del Graal nell’eucarestia), aperto come tale a tutto l’ecumene cattolico (mentre le eventuali sopravvivenze di organizzazioni formalmente esoteriche - in tema di Fraternità del Paraclito Borella rimanda agli studi tendenzialmente definitivi di PierLuigi Zoccatelli - interessano qualche decina di persone e costituiscono al più un’interessante curiosità).

Il problema cui Borella consacra un’opera così poderosa potrà sembrare relativamente minore: criticare l’interpretazione che Guénon dà del cristianesimo, come tale diffusa in cerchie certo numericamente ristrette (ancorché culturalmente significative). Il testo è però di interesse da una parte per l’apologetica cattolica (giacché risponde a critiche che provengono da una varietà di ambienti variamente identificati come "tradizionalisti (non cattolici)" o "tradizionisti"), dall’altra - ed è questa la chiave che abbiamo privilegiato in queste note di lettura - per chi riflette sulla natura dell’esoterismo occidentale, e sulla sua stessa nozione. In questo senso, la distinzione di Borella fra esoterismo come ermeneutica ed esoterismo assoluto richiama quella di Antoine Faivre fra esoterismo come metodo ed esoterismo come dottrina. Se il secondo appare, a chi legga con attenzione la messa a punto di Borella, come difficilmente compatibile con una fede cristiana consapevolmente accolta e fedelmente vissuta, il primo - nella prospettiva di quello che Borella chiama "spirito di esoterismo" - appare forse non inutile, in un’epoca postmoderna che ritorna dal discorso al percorso e dal significato al simbolo, per favorire un nuovo incontro fra il cristianesimo e i molti che vivono insieme il disincanto dalla modernità e il reincanto del mondo.

Collana "Hermetica" diretta da PierLuigi Zoccatelli

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