INDICE

Forme del pluralismo religioso nell'entroterra palermitano

PierLuigi Zoccatelli

Monreale: alcuni dati introduttivi

Nell'ambito del progetto di ricerca del CESNUR sul pluralismo religioso nell'entroterra palermitano, ci si è concentrati sul caso di specie dei Comuni che costituiscono il territorio compreso entro i confini dell'Arcidiocesi di Monreale, che in quanto tale consente generalizzazioni di valore culturale regionale e nazionale.

Si riporta anzitutto di seguito la lista, in ordine alfabetico, dei ventiquattro Comuni appena accennati, che costituiscono cioè il territorio compreso entro i confini dell'Arcidiocesi di Monreale, una delle diciotto fra le sedi arcivescovili e vescovili della Sicilia: Altofonte, Balestrate, Bisacquino, Borgetto, Campofiorito, Camporeale, Capaci, Carini, Chiusa Sclafani, Cinisi, Corleone, Giardinello, Giuliana, Isola delle Femmine, Monreale, Montelepre, Partinico, Prizzi, Roccamena, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Terrasini, Torretta, Trappeto.

Si tratta di un territorio la cui superficie si estende su 1.509 chilometri quadrati, nel quale risiede una popolazione complessiva di 232.250 persone, delle quali 215.000 sono state battezzate nella Chiesa cattolica, che a sua volta - secondo dati aggiornati al 15 maggio 2005 - si articola in 6 vicariati foranei e 87 parrocchie, e dispone (per menzionare solo i dati statisticamente più significativi) di 103 sacerdoti diocesani, 34 sacerdoti religiosi, 13 sacerdoti ospiti, 55 religiosi professi e 248 religiose professe[1].

Onde determinare, in prima approssimazione, quali fra le molteplici realtà spirituali e religiose presenti in Italia disponesse di una rappresentanza nel territorio compreso entro i confini dell'Arcidiocesi di Monreale, in una prima fase dell'indagine sono stati somministrati circa seicento questionari a dirigenti di minoranze religiose presenti sul territorio nazionale e sono state svolte ricerche archivistiche, via Internet e sul territorio volte a identificare - per quanto possibile - lo stato della situazione.

Sulla base di queste premesse metodologiche, nonché per mezzo d'interviste ad hoc, ricerche sul campo, visite alle realtà e informazioni raccolte per mezzo di una rete di collaboratori, si è svolta una ricostruzione degli elementi storici, dottrinali e sociografici relativi alle minoranze religiose presenti sul territorio, di cui nel prosieguo forniamo delle schede di presentazione e approfondimento[2], che vogliono così rappresentare un contributo a una migliore conoscenza del pluralismo religioso nell'entroterra palermitano, ulteriore alle analisi più propriamente sociologiche offerte da Luigi Berzano nella precedente sezione dedicata a "Religione a Monreale. Tra identità e identificazione".

 

Il protestantesimo pentecostale 

L'ambito di religiosità minoritaria complessivamente più rappresentato nel territorio compreso nei Comuni che costituiscono l'Arcidiocesi di Monreale - e più in generale in Sicilia (ciò che costituisce indubbiamente una particolarità feconda d'interesse socio-culturale) - è indubbiamente il cosiddetto "protestantesimo pentecostale", sul quale è necessario svolgere un'adeguata presentazione.

 

Le origini pentecostali

Il pentecostalismo rappresenta il maggiore movimento di risveglio nella storia del cristianesimo: a distanza di circa un secolo dalla sua origine - anche se dalla corrente pentecostale-carismatica nel suo insieme si escludono i carismatici cattolici, che presentano indubbiamente caratteristiche specifiche e diverse - ha raggiunto la cifra di 470 milioni di fedeli, più di un quinto dei cristiani presenti oggi nel mondo. Secondo la leggenda aurea - su cui torneremo - delle origini del movimento pentecostale, tutto inizia improvvisamente fra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901 quando un'allieva di una scuola biblica di Topeka, nel Kansas, comincia a "parlare in lingue". In realtà pochi fenomeni religiosi iniziano all'improvviso. Anche per quanto riguarda la corrente pentecostale possiamo identificare quattro radici remote e due prossime che ne spiegano la nascita e, insieme, il rapido successo. Per quanto riguarda le radici remote, si tratta di quattro temi: il "battesimo dello Spirito Santo", le guarigioni, il premillenarismo e l'oralità. Per quanto riguarda le radici prossime dovremo fare riferimento all'anti-denominazionalismo e all'interesse per il "dono delle lingue", la glossolalia.

Per il battesimo dello Spirito Santo, l'antecedente immediato è il movimento holiness, con cui il pentecostalismo conserva un legame cruciale. La seconda radice consiste nell'interesse per le guarigioni e per altri segni della presenza dello Spirito Santo (profezie, estasi e così via, fino all'esperienza di essere letteramente "gettati a terra" dallo Spirito - slain in the Spirit - che aveva già precedenti nel mondo metodista con influssi pietisti e giansenisti). Mentre il primo protestantesimo era rimasto piuttosto riservato nei suoi anni di formazione a proposito di questi fenomeni - considerandoli semmai caratteristici del mondo cattolico o della Riforma radicale -, fra il Settecento e l'Ottocento un rinnovato interesse per le guarigioni e i miracoli si manifesta nei grandi movimenti di risveglio, in ambiente presbiteriano con Charles Finney (1792-1875) e perfino fra gli episcopaliani di tradizione anglicana. Benché nel movimento holiness le posizioni al proposito siano piuttosto diverse, l'interesse popolare per le guarigioni e i fenomeni estatici è molto forte. Particolarmente interessati alle guarigioni erano il canadese A. B. Simpson (1843-1919), fondatore dell'Alleanza cristiana e missionaria, e John Alexander Dowie (1847-1907), un predicatore di origine scozzese che aveva passato molti anni in Australia e che riesce a fondare nel 1896 una denominazione, la Christian Catholic Church, e nel 1901 addirittura una città - Zion City, nell'Illinois - che giunge (prima di essere pressoché distrutta da vari conflitti e controversie interne) a radunare seimila fedeli intorno a una spiritualità incentrata sulla guarigione.

I fenomeni estatici giocano, da parte loro, un ruolo centrale in un'altra comunità - Shiloh, nel Maine - fondata nel 1895 da Frank Sandford (1862-1948), un pastore battista che aveva frequentato ambienti holiness e che aveva fatto celebrare il proprio matrimonio da A.B. Simpson. Più tardi Sandford avrebbe rivendicato per se stesso il ruolo profetico di "Elia il Restauratore", creando notevoli controversie: ma la sua influenza sul pentecostalismo non deve essere sottovalutata. La terza radice del pentecostalismo è costituita dal premillenarismo, cioè dalla teoria secondo cui Gesù Cristo verrà presto sulla Terra - nel mezzo di catastrofi apocalittiche, causate dalla malvagità degli uomini - per inaugurare un regno di mille anni precedente al Giudizio Universale.

Dal punto di vista sociologico il premillenarismo era una dottrina pessimistica, popolare in periodi di crisi e fra le classi più povere. Il suo principale teorico era stato John Nelson Darby (1800-1882) - che è alle origini delle Chiese dei Fratelli cosiddetti "stretti" -, il quale ne insegnava una versione "dispensazionalista", secondo cui la storia della Chiesa è divisa in periodi chiusi detti "dispensazioni". Nella seconda parte dell'Ottocento, il premillenarismo ha un enorme successo all'interno di tutte e tre le correnti storiche del protestantesimo, anche se il dispensazionalismo di Darby non si concilia facilmente con le credenze, ugualmente popolari, nelle guarigioni e nei miracoli (dal momento che questi fenomeni, nello schema darbysta, sono considerati finiti con la fine della "dispensazione" della Chiesa primitiva) e incontra particolari resistenze in una parte del movimento holiness.

La quarta radice remota del pentecostalismo - su cui insiste la storiografia più recente, dopo che per lungo tempo era stata trascurata - è costituita dalla religiosità afro-americana. I neri d'America avevano aderito a una grande varietà di denominazioni protestanti e ne avevano create di proprie. La loro spiritualità era caratterizzata soprattutto dall'oralità, cioè da modi espressivi che si affidavano alla predicazione, alle tradizioni orali, al canto, alla danza, al corpo più che alla parola scritta e alla teologia. Questa specifica radice del pentecostalismo non deve essere ignorata, se si considera la grande importanza di alcuni predicatori afro-americani nella prima generazione pentecostale. Se per il mondo afro-americano dei primi decenni dell'Ottocento - dove era largamente presente l'analfabetismo - si può parlare di un residuo di oralità primaria, l'attenzione particolare a modi espressivi che prescindono dalla parola scritta spiega il successo del pentecostalismo nel mondo contemporaneo (dove radio e televisione confinano nuovamente lo scritto in una dimensione subordinata) e anche nei paesi del Terzo Mondo, dove l'oralità primaria è ancora diffusa.

Accanto a queste quattro radici remote - la dottrina del battesimo dello Spirito Santo, l'insistenza sulle guarigioni e sui miracoli, il premillenarismo e l'oralità di origine afro-americana - la corrente pentecostale ha pure due radici prossime. La prima è l'anti-denominazionalismo, cioè la crescente consapevolezza - all'interno del terzo protestantesimo - che molte correnti protestanti precedenti erano nate per costituire qualche cosa di diverso dalle denominazioni, ma avevano finito per diventare esse stesse nuove denominazioni. All'interno del terzo protestantesimo si sviluppa negli anni 1880 un movimento di "uscita" (come-outism) dalle denominazioni (in particolare dalle Chiese metodiste), talora identificate semplicemente con "Babilonia" o con la corruzione del cristianesimo, e uno sforzo consapevole per evitare la fondazione di nuove denominazioni. Molti gruppi holiness si rifiutano di crescere al di là di una singola congregazione locale (chiamata spesso semplicemente "Chiesa di Dio") e - senza che questa parola, entrata nell'uso sociologico molto più tardi, sia utilizzata - vogliono costituire semplici network con altre comunità locali di credenti dello stesso orientamento, senza dotarsi di specifiche strutture. Come sempre avviene, anche nel movimento holiness nascono in seguito denominazioni ma, accanto alle denominazioni, già il terzo protestantesimo comprende un gran numero di fedeli riuniti in quelle che la terminologia dell'epoca chiama semplicemente "bande" e che consapevolmente cercano di mantenere una struttura di network lanciando i loro strali contro il "denominazionalismo" (come fanno, del resto, gli eredi del Movimento di Restaurazione di origine campbellita).

La seconda premessa immediata del pentecostalismo è l'interesse per la glossolalia, cioè per l'esperienza religiosa che consiste nell'emettere una serie di suoni o parole che non corrispondono ad alcuna lingua conosciuta. Benché entrambi i fenomeni siano definiti "parlare in lingue" la glossolalia non va confusa con la xenoglossia, che consiste nell'esprimersi correttamente in una delle lingue umane conosciute, che è però sconosciuta a chi comincia a parlarla. Se qualcuno, senza mai avere studiato o appreso in altro modo il cinese, incomincia a parlare correttamente in cinese si è di fronte a un fenomeno di xenoglossia, fenomeno che - se genuino - non può che essere di origine preternaturale o miracolosa. Se invece ci si limita ad esprimersi con parole e suoni che, messi insieme, non corrispondono ad alcuna lingua conosciuta, l'esperienza spirituale può essere - oltre che assai più comune - molto profonda, ma si tratta di glossolalia e non di xenoglossia. Non è esatto affermare - come è frequente in una certa mitologia sulle origini del pentecostalismo - che la glossolalia (inizialmente scambiata per xenoglossia) abbia improvvisamente fatto irruzione nel mondo protestante con le esperienze del 1901 a Topeka, nel Kansas. La glossolalia si era affacciata occasionalmente in revival di predicatori come Dwight L. Moody (1837-1899) e aveva avuto un ruolo in determinate fasi storiche (non proseguite - è vero - fino al XX secolo) di movimenti profetici o restaurazionisti di origine cristiana come gli shakers, i mormoni o la Chiesa Cattolica Apostolica (impropriamente detta "irvingita").

Le origini prossime del pentecostalismo si perdono nella leggenda: risalgono a tre revival, inizialmente circoscritti ad aree geografiche determinate ma in seguito capaci di acquisire in pochi anni una risonanza internazionale tanto ampia da apparire miracolosa: gli episodi di Topeka, nel Kansas, nel 1901; di Azusa Street, a Los Angeles, nel 1906; e del Galles tra il 1904 e il 1908.

Charles F. Parham (1873-1929) - un ex-metodista che si colloca nella vasta "area libera" del movimento holiness - può essere considerato il padre del pentecostalismo, anche se questa qualifica non è rivendicata volentieri dai pentecostali contemporanei, a causa delle polemiche legate alla carriera successiva di Parham, che è accusato di immoralità e razzismo. Originario di Muscatine, nell'Iowa, Parham aveva iniziato - ma non completato - gli studi teologici in un seminario metodista ed era stato pastore metodista di Eudora, nel Kansas, fino al 1895. In quell'anno si convince della tesi di una parte del movimento holiness secondo cui occorre lottare contro le denominazioni e costituire comunità cristiane indipendenti, mantenendo solo tenui legami con altre comunità. Nel 1896 Parham sposa Sarah Thistlethwaite (1877-1937), una quacchera, la cui famiglia - che comprende la sorella di Sarah, Lilian Thistlethwaite (1873-1939), un'attiva predicatrice - lo interessa sia al movimento quacchero, sia ad alcune dottrine che vengono dalle frange più radicali del mondo protestante, fra cui il condizionalismo, o teoria dell'immortalità condizionata dell'anima, secondo cui dopo la morte l'anima "dorme" nella tomba insieme col corpo mentre alla seconda venuta di Gesù Cristo i buoni risorgeranno per la vita eterna mentre i cattivi saranno semplicemente "posti nel nulla" (una dottrina condivisa anche dagli avventisti del Settimo Giorno e dai Testimoni di Geova). L'interesse principale di Parham si situa peraltro sul versante delle guarigioni miracolose, a proposito delle quali nel 1900 inizia quella che diventerà una lunga e violenta controversia con John Alexander Dowie.

Nello stesso anno Parham con un pugno di seguaci riuniti in un gruppo chiamato Apostolic Faith apre una scuola biblica a Topeka, la Bethel Bible School, con alcune caratteristiche riprese dalle esperienze di Frank Sandford a Shiloh, che Parham aveva visitato e da cui era rimasto notevolmente impressionato. All'interno della corrente holiness, Parham insegna il battesimo dello Spirito Santo come terza esperienza dopo la giustificazione e la santificazione. Secondo Parham è necessario che i suoi studenti si preparino nella meditazione e nella preghiera, chiedendo incessantemente il battesimo dello Spirito Santo, che si mostrerà con segni inequivocabili. Secondo una certa mitologia sulle origini pentecostali, la prima studentessa della Bethel Bible School di Topeka a ricevere il "dono delle lingue" come prova del "battesimo dello Spirito Santo" - Agnes Ozman (1870-1937), che avrebbe avuto in seguito una interessante carriera come missionaria indipendente - avrebbe iniziato a parlare in lingue nella prima notte di Capodanno del nuovo secolo, fra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901. Storici recenti ritengono che la data sia stata leggermente spostata per sottolinearne il significato simbolico, e che l'esperienza vada collocata nella serata del 1° gennaio o nella mattinata del 2 gennaio del 1901. Sembra pure inesatto sostenere - come spesso è ripetuto - che l'irruzione della glossolalia abbia colto assolutamente di sorpresa gli studenti della Bethel Bible School e lo stesso Parham; quest'ultimo in realtà aveva già insegnato precedentemente che il dono delle lingue avrebbe potuto e dovuto manifestarsi come prova iniziale del battesimo dello Spirito Santo.

Con un equivoco caratteristico dei primi anni del pentecostalismo, la glossolalia di Agnes Ozman è scambiata per xenoglossia, e Parham annuncia alla stampa che la sua allieva parla in un perfetto cinese. Quando in seguito altri allievi di Parham - che interpretano il loro dono delle lingue come xenoglossia - cercano di svolgere un'attività missionaria tra popolazioni asiatiche ed europee utilizzando le "lingue" che hanno miracolosamente ricevuto, l'equivoco è chiarito e nella sua grande maggioranza la corrente pentecostale riconosce le proprie esperienze come glossolalia e non come xenoglossia. Nei suoi primi anni, la storia della Bethel Bible School dopo l'evento del 1901 non è la storia di un successo. L'eco è modesta - ristretta alla stampa locale - e l'interpretazione degli eventi controversa all'interno stesso della scuola. Le polemiche portano anzi alla chiusura della Bethel Bible School (Agnes Ozman si trasferisce a Shiloh, dove rimane per qualche tempo) e il gruppo di Parham, la Apostolic Faith, diventa una piccola "banda" itinerante come molte altre che esistono all'interno del movimento holiness. I fenomeni di glossolalia occasionalmente si ripetono, ma il successo è modesto e confinato ad alcune comunità rurali del Kansas (fra cui Keelville, dove nel 1904 è costruita la prima cappella pentecostale), dell'Oklahoma e del Missouri.

Nel 1905 Parham decide di estendere le sue attività al Texas e nel 1906 prende una decisione che si rivelerà cruciale per il futuro del pentecostalismo. Benché Parham non sia di idee particolarmente liberali in materia di segregazione razziale - e anzi utilizzi spesso toni francamente razzisti - permette ad alcuni afro-americani di assistere alle sue lezioni bibliche a Houston, confidando che possano "portare il Vangelo a quelli del loro colore". Uno di questi afro-americani, il battista William J. Seymour (1870-1922) - che secondo la storia (e la leggenda) del primo pentecostalismo assiste alle lezioni di Parham a Houston, per non turbare le convenzioni sulla segregazione razziale, nascosto dietro una tenda -, è invitato su iniziativa di Neeley Terry (1858-1934, una fedele afro-americana della Chiesa del Nazareno, una denominazione holiness, che lo aveva conosciuto a Houston), a predicare a Los Angeles. Accetta, benché non abbia ancora ricevuto il "battesimo dello Spirito Santo", nonostante l'avviso contrario di Parham, che non perdonerà mai la disobbedienza del discepolo e più tardi ne descriverà le attività sul suo giornale ("Free Love", Apostolic Faith, dicembre 1912, p. 4) - con caratteristici accenti razzisti - come "negrismo" ed esempi dell'"animalismo tipico dei negri".

Dopo la rottura con Seymour (un tentativo di riconciliazione nello stesso anno 1906 a Los Angeles fallisce), Parham dedica le sue energie alla conquista di Zion City, la comunità nell'Illinois fondata da John Alexander Dowie, in una feroce lotta con il successore di quest'ultimo, Wilbur Glenn Voliva (1870-1942). Nel corso di questa lotta gli avversari di Parham insistono sulle accuse di immoralità, che causano il declino del suo gruppo, la Apostolic Faith Church (da non confondere con la Apostolic Faith Mission, nome che prenderà invece il movimento di Seymour), che - con un ridotto numero di aderenti - esiste peraltro ancora oggi. A partire dagli anni 1910 - e fino alla sua morte, avvenuta nel 1929 - Parham rimane una figura minore nella storia del pentecostalismo, di cui era stato per molti versi l'iniziatore.

Seymour e Parham potevano essere in dissenso su molti argomenti, ma erano d'accordo sul fatto che il dono delle lingue costituisse la prova iniziale e infallibile del fatto che il fedele aveva ricevuto il battesimo dello Spirito Santo. Contro questa dottrina si era invece andata organizzando la reazione di un'ampia parte del mondo holiness. Nel viaggio da Houston a Los Angeles, Seymour si ferma a Denver dove cerca di entrare in contatto con una denominazione holiness chiamata Pillar of Fire e guidata dalla celebre predicatrice Alma White (1867-1946). Contraria alla glossolalia, quest'ultima definisce Seymour "un fachiro e un vagabondo"[3]. Anche a Los Angeles Seymour cerca senza successo di farsi accogliere come predicatore in varie cappelle del movimento holiness. Finalmente - dopo avere radunato i suoi sostenitori in una casa privata di Bonnie Brae Street - Seymour rimette in ordine una chiesa abbandonata al numero 312 di Azusa Street. Questo edificio - che oggi non esiste più - è considerato da molti come la "chiesa madre" del pentecostalismo.

Già prima di trasferirsi in Azusa Street, Seymour e diversi suoi seguaci avevano finalmente sperimentato la glossolalia. Si tratta di una novità per Los Angeles, che è notata dalla stampa locale. Il Los Angeles Times in un articolo del 18 aprile 1906 che diventerà famoso parla di "una nuova setta di fanatici" e di una "selvaggia Babele di lingue". La reazione della stampa tende a mettere in ridicolo la glossolalia, e Parham - venuto a ispezionare Azusa Street di persona - definisce i fenomeni non glossolalia autentica (e tanto meno xenoglossia, come anche Seymour credeva), ma "rumori inarticolati tipici dei negri del Sud"[4]. Nonostante questo - e, per la verità, più lentamente di quanto certe visioni romantiche delle origini pentecostali lascino intendere - migliaia di persone da tutti gli Stati Uniti e il Canada (alcuni perfino dall'Europa) prendoro la strada di Azusa Street per vedere di persona che cosa succede. È ad Azusa Street che la glossolalia come prova iniziale del battesimo dello Spirito Santo si fonde con l'oralità tipica della cultura afro-americana, con disgusto di Parham ma con risultati che ad altri appaiono affascinanti. La predicazione insiste sui temi del premillenarismo, e il fatto che poco dopo l'inizio delle attività di Seymour ad Azusa Street la California sia scossa dal terremoto di San Francisco sembra a molti un segno che i tempi apocalittici sono davvero cominciati.

Secondo alcuni storici il premillenarismo e l'annuncio dell'imminente fine del mondo sono, in questi anni, perfino più importanti della glossolalia nella predicazione del pentecostalismo nascente. Negli anni che vanno dal 1906 al 1909 frequentano Azusa Street quasi tutti i leader delle denominazioni holiness che il terzo protestantesimo, istituzionalizzandosi, aveva prodotto, e molti predicatori holiness indipendenti che rifiutano di aderire alle denominazioni. In seguito a questo lungo pellegrinaggio verso Azusa Street il movimento holiness si spacca. Alcune denominazioni holiness come la Pentecostal Holiness Church, la Church of God con sede a Cleveland (Tennessee) e la Church of God in Christ, guidata da Charles Mason con un seguito di migliaia di fedeli fra gli afro-americani, dopo l'esperienza di Azusa Street passano senz'altro al pentecostalismo, trasformandosi in denominazioni pentecostali (non senza subire scismi da parte di minoranze che rifiutano la glossolalia). Altri gruppi del terzo protestantesimo come la Chiesa del Nazareno, l'Esercito della Salvezza e la Chiesa di Dio con sede ad Anderson, nell'Indiana (da non confondersi con quella dello stesso nome con sede a Cleveland, nel Tennessee) rifiutano invece la glossolalia, quando non la considerano - come Alma White - semplicemente opera del Diavolo.

Anche figure indipendenti dalle denominazioni - ma autorevoli all'interno del terzo protestantesimo - come Frank Bartleman (1871-1936) tornano entusiasti da Azusa Street. Tra gli europei che visitano la cappella di Seymour un norvegese di origine inglese, Thomas Ball Barratt (1862-1940), svolge un ruolo decisivo per la diffusione del pentecostalismo in tutta Europa, dove la corrente pentecostale ha tuttavia anche radici diverse che vengono dal Galles. Seymour, dal canto suo, non è in grado di gestire il fenomeno, cresciuto oltre ogni possibile previsione, cui aveva dato inizio. La sua leadership declina e rimane confinata a una piccola comunità afro-americana, e Azusa Street conosce un rapido tramonto. Negli anni 1910 ci sono già negli Stati Uniti e in Canada diverse decine di migliaia di pentecostali, che non riconoscono come leader né Parham né Seymour. In realtà - se si eccettua la parte (minoritaria) costituita dai fedeli delle denominazioni holiness che si erano semplicemente trasformate in denominazioni pentecostali - nella grande maggioranza coloro che vedono nella glossolalia la prova del battesimo dello Spirito Santo non intendono riconoscere alcun leader né alcuna organizzazione. Insistono infatti nella critica contro qualunque forma di denominazionalismo, e ribadiscono che non è affatto il caso di creare nuove denominazioni, tanto più che le profezie premillenariste - e il terremoto di San Francisco - mostrano che la fine dei tempi è davvero vicina.

Come ha notato una delle migliori specialiste delle origini pentecostali, Edith L. Blumhofer, quello che si forma nel primo decennio del XX secolo e che costituisce il pentecostalismo degli anni 1910 non è un insieme di denominazioni ma (ancora una volta) un network. I partecipanti al network sono uniti dalla glossolalia e da un premillenarismo che attende la fine del mondo come imminente, ma divergono su un gran numero di altri punti. Ciascun gruppo locale o "banda" ha le sue dottrine distintive. I temi teologici sono i più vari, da uno stretto fondamentalismo (proclamato nonostante i fondamentalisti condannino la glossolalia come diabolica) a teorie diffuse piuttosto nella corrente avventista o nei movimenti profetico-messianici come il condizionalismo o l'anglo-israelismo (la dottrina secondo cui i popoli anglo-sassoni sono di origine ebraica e costituiscono gli eredi legittimi del regno di Israele), entrambi predicati da Parham.

Tra i pastori protestanti di Los Angeles che si recano a vedere di persona che cosa succede ad Azusa Street c'è Joseph Smale (1867-1926), pastore della First Baptist Church. La curiosità di Smale lo aveva già portato ben più lontano, nel Galles, dove a partire dal 1904 si stava verificando quello che stampa anglo-americana definiva uno dei più grandi revival protestanti della storia. Di questa terza componente, europea, delle origini del pentecostalismo tratteremo a proposito delle cosiddette Chiese apostoliche[5].

 

Le origini del pentecostalismo italiano

L'ala più rilevante del pentecostalismo italiano si ricollega alla corrente pentecostale impropriamente detta "battista", anche se tutti gli osservatori sono concordi nel riconoscere nel fenomeno in Italia una matrice nazionale che ne fa qualche cosa di diverso da una realtà di importazione dagli Stati Uniti.

Le origini del pentecostalismo italiano - che comportano anche la "pentecostalizzazione" di realtà evangeliche indipendenti sorte in modo spontaneo nel Meridione d'Italia - si situano negli Stati Uniti, nella "Chiesa presbiteriana italiana" creata dai missionari valdesi per evangelizzare gli italo-americani e per mantenere nella fede gli emigrati di religione evangelica. Negli anni 1890 la Chiesa presbiteriana italiana di Chicago, fondata nel 1892, è retta dal pastore Filippo Grill (1874-1939), di Prali, che in Italia era stato discepolo di Paolo Geymonat (1827-1907), uno dei protagonisti del movimento di risveglio nella Chiesa Valdese. Grill è accolto da un gruppo di italiani - fra cui il mosaicista Luigi Francescon (1866-1964) - convertiti grazie all'opera di un predicatore indipendente legato all'Alleanza Cristiana e Missionaria, l'ex-garibaldino Michele Nardi (1850-1914).

Lo spirito d'indipendenza di alcuni convertiti si adatta male alla disciplina valdese: nel 1903 Giuseppe P. Beretta (1853-1923), con altri, lascia il pastore Grill e costituisce la Assemblea Cristiana. Sia Francescon sia Beretta nutrono dubbi sul battesimo dei bambini, praticato dai valdesi, e si fanno ribattezzare. Tra i due sorgono però contrasti a proposito del rigore con cui osservare il riposo domenicale: Francescon, sostenitore di una posizione più rigida, si allontana così con alcuni amici dalla Assemblea Cristiana di Beretta. Nel 1907 Francescon conosce William H. Durham (1873-1912), la figura principale alle origini del pentecostalismo "battista", e sperimenta il battesimo dello Spirito Santo con il segno delle lingue (distinto dal dono, ovvero dal carisma delle lingue), seguito da Pietro Ottolini (1870-1962) e dalla moglie di questo, Emma Pacini Ottolini (1877-1947). Beretta aveva già avuto un'esperienza di glossolalia nel 1898, mentre frequentava una Chiesa metodista libera, ma non ne aveva identificato il carattere "pentecostale". Lo fa dopo l'esperienza di Francescon, e il 15 settembre 1907 l'Assemblea Cristiana di Chicago diventa la prima Chiesa pentecostale italiana, con culti presieduti da Ottolini, mentre Francescon si occupa della predicazione.

Tra i molti che lasciano la Chiesa presbiteriana di Grill - che finirà per cessare le attività nel 1914 - c'è un amico di Francescon, Giacomo Lombardi (1862-1934); altri protagonisti del primo risveglio pentecostale italiano a Chicago sono Lucia De Francesco Menna (1875-1961) e Umberto Gazzeri (1884-1924). Quasi immediatamente iniziano missioni tra le comunità italo-americane di altre città: Los Angeles, Holley (New York), New York, St. Louis. A New York entra in contatto con il movimento pentecostale anche l'avvocato e già pastore battista (abbandonata l'originaria fede cattolica) Giuseppe Petrelli (1876-1957) - nato in provincia di Potenza e morto a Belleville (New Jersey, USA) -, che avrà un ruolo importante nell'elaborazione teologica del pentecostalismo indipendente italiano, oltre che in Argentina (dove soggiorna fra il 1920 e il 1921), in Canada e negli Stati Uniti. Il nucleo italo-americano è anche alle origini di missioni in Brasile e in Argentina, che avranno uno straordinario successo, e inizia fin da subito a pensare all'Italia, dove - almeno secondo riferimenti storici legati più a ricordi dei protagonisti, di molti anni successivi agli eventi, che a documenti storici certi - nel mese di novembre 1908 - dopo una breve visita di Gazzeri ai suoi parenti in Liguria - giunge per una prima missione Lombardi. Quest'ultimo tiene i primi culti pentecostali in Italia, nel 1908, a Roma e a La Spezia (con l'aiuto dei parenti di Gazzeri).

A Roma si converte l'avvocato evangelico torinese Mauro Paretti (1844-1926), con la moglie Angela Gariglio Paretti (1876-1968). Il suo studio legale in Salita del Grillo sarà fino al 1919 la sede del culto pentecostale nella capitale. Nel 1910 si trasferisce in Italia per un soggiorno di quasi cinque anni Ottolini, e nel giro di quattro anni sono fondate una decina di Chiese. Nel 1927 si tiene a Niagara Falls (New York) il primo Convegno delle Chiese cristiane pentecostali italiane degli Stati Uniti (chiamate "Chiese Inorganizzate Italiane residenti negli Stati Uniti" per sottolineare il carattere congregazionalista), che affronta - ma non risolve in modo definitivo - la questione dell'interpretazione del divieto biblico di astenersi dal sangue di Atti 15, 20:29, per la maggioranza da estendersi a tutti i derivati commestibili del sangue animale (diffusi fra una popolazione italo-americana di origine rurale). Questa controversia continuerà a dividere non solo il pentecostalismo italo-americano, ma anche quello italiano per molti anni: la posizione più "liberale" sarà assunta da Petrelli, i cui sostenitori - dissidenti rispetto al convegno di Niagara Falls - daranno vita a comunità indipendenti anche in Italia. Nell'anno successivo, 1928, a Roma si svolge l'Assemblea costitutiva delle Chiese pentecostali italiane, presieduta da Michele Palma (1884-1963) in rappresentanza delle Chiese italo-americane, seguita da una seconda Assemblea (o "Convegno") nel 1929, presieduta dallo stesso Francescon.

In questa occasione i pentecostali italiani estendono il divieto di Atti 15, 29 al consumo dei cibi cucinati in occasione di festività cattoliche dedicate ai santi o alla Madonna (ritenute idolatriche); più tardi, lo estenderanno anche ai pranzi e alle cene di Natale e di Pasqua. D'altro canto, il Convegno del 1929 prende posizione contro la dottrina esclusivistica, predicata da Ottolini, secondo cui solo chi è stato battezzato con lo Spirito Santo e ha sperimentato la glossolalia può salvarsi. Le Chiese pentecostali in Italia sono ormai diffuse in 125 località; Francescon - di idee congregazionaliste - mette in guardia però contro la costituzione di strutture che vadano al di là della singola Chiesa locale. Questa prospettiva rende ancora più difficile - dal momento che i pentecostali non possono profittare neppure della legge sui culti ammessi del 1929 - resistere alla repressione fascista. Il Convegno del 1929 autorizza solo la pratica che porta all'approvazione governativa come ministro di culto del responsabile della comunità di Roma, Ettore Strappaveccia (1886-1957), concessa nel 1931. Nel 1930 si adotta il nome di Congregazione Cristiana Pentecostale.

Sono però gli anni della persecuzione fascista, che culmina nella cosiddetta circolare Buffarini-Guidi del 9 aprile 1935, che vieta il culto pentecostale in tutto il Regno in quanto "esso si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all'ordine sociale e nocive all'integrità fisica e psichica della razza". Spesso denunciati dai parroci cattolici, i pentecostali sono arrestati in gran numero. Alcuni, sorpresi in carcere dall'occupazione tedesca, pagano con la vita, fra cui Antonio Brunetti (1887-1944), ucciso nel campo di concentramento di Mauthausen, e Fidardo De Simoni (1898-1944), che è tra gli ostaggi trucidati alle Fosse Ardeatine. Nel frattempo, pur nella persecuzione, continua un'attività clandestina, e continuano anche controversie, in parte eco di problemi paralleli del pentecostalismo italo-americano negli Stati Uniti. Emerge, in particolare, il dissenso ultra-conservatore della componente "zaccardiana", guidata da Domenico Zaccardi (1900-1978), contraria a ogni innovazione dottrinale, organizzazione superiore alla congregazione locale e collaborazione con non pentecostali. Dal 1943 le comunità zaccardiane vivono, di fatto, isolate dal resto del mondo pentecostale italiano.

Al Sud, lo sbarco in Sicilia permette la riorganizzazione del movimento pentecostale e un Convegno degli anziani della Chiesa pentecostale siciliana (considerato per le decisioni adottate il terzo Convegno nazionale italiano dopo quelli del 1928 e 1929) si tiene a Raffadali (Agrigento) il 25-27 agosto 1944 per iniziativa di Vincenzo Federico (1911-1995). Un quarto Convegno, tenuto sempre a Raffadali dal 30 agosto al 2 settembre 1945 con ampia partecipazione (si auto-escludono i soli zaccardiani) vede ancora forte il pregiudizio congregazionalista. Questo è rimesso in discussione al successivo Convegno di Roma (28 agosto - 1 settembre 1946), che - preso atto della necessità di una qualche struttura per la gestione di fondi di solidarietà per le comunità più povere e per un auspicato riconoscimento da parte dello Stato - pone le basi per una futura organizzazione di carattere nazionale nella forma di una Chiesa cristiana evangelica pentecostale di cui assume la presidenza Umberto Gorietti (1904-1982). Questa Chiesa è alle origini delle Assemblee di Dio in Italia, mentre le Chiese che - ancora influenzate dal congregazionalismo originario - rifiutano l'affiliazione alle Assemblee di Dio, costituiscono le Congregazioni cristiane pentecostali e pongono le basi per una ulteriore fioritura di pentecostalismo indipendente.

Fuori delle Assemblee di Dio rimangono anche le Chiese zaccardiane e quelle della Valle del Sele, nonché alcune altre influenzate dall'insegnamento di Giuseppe Petrelli, i cui scritti rifiutano le strutture denominazionali in nome dell'universalità della Chiesa. Le idee di Petrelli ispirano una serie di Chiese e comunità specifiche in diverse regioni d'Italia; circolano però soprattutto in modo trasversale nel mondo pentecostale italiano, diffuse dalla rivista Il granel di senape di Torino, continuazione de Il Regno di Dio (quest'ultima riprendeva il titolo di una pubblicazione statunitense di Petrelli); tale rivista è animata da Antonio Bernabei, che nel 1957 si trasferisce da Foggia (dove, nato in una famiglia cattolica, aderisce alle Chiese dei Fratelli e in seguito al movimento pentecostale) a Torre Pellice (Torino), iniziando un fervido sodalizio spirituale con Aida Chauvie (1899-1962) - di origine valdese -, la quale nell'immediato secondo dopoguerra intraprende un rapporto epistolare e spirituale con Giuseppe Petrelli, diventando alla morte di quest'ultimo una sorta di prosecutrice della sua missione, oggi ulteriormente animata da Antonio Bernabei Chauvie (dove l'aggiunta del cognome Chauvie sta a significare l'adozione spirituale di Aida Chauvie nei confronti di Antonio Bernabei)[6].

 

Le Assemblee di Dio

Le Assemblee di Dio rappresentano la più estesa, radicata e capillare minoranza religiosa facente parte del "protestantesimo pentecostale", sia in Italia, sia in Sicilia, sia nel territorio dell'Arcidiocesi di Monreale.

Le Assemblee di Dio in Italia prendono il loro nome dal rapporto d'intesa stipulato nel 1947 dalla maggioranza delle congregazioni pentecostali italiane con le Assemblee di Dio americane. Benché questa intesa non vada in nessun modo considerata come una identificazione, rimane interessante premettere alcuni cenni sulla storia della denominazione americana e internazionale. A Hot Springs, nel 1914, le Assemblee di Dio nascono come semplice network destinato a fornire alle comunità che ne fanno parte alcuni servizi essenziali e a metterle in regola con le leggi degli Stati che richiedono la loro "registrazione" come enti religiosi. I partecipanti al convegno di Hot Springs dichiarano con enfasi di non volere costituire una denominazione, "un'organizzazione umana che decida leggi o articoli di fede", perché questo tipo di organizzazione è "contraria alle Scritture".

Tre sviluppi, che risalgono all'epoca della Prima guerra mondiale e agli anni successivi, trasformano le Assemblee di Dio da network in denominazione. Il primo è la decisione - presa a maggioranza, e contro l'opinione di una vivace minoranza pacifista - di appoggiare lo sforzo bellico americano nella Prima guerra mondiale: una mossa che, giudicata retrospettivamente, trasforma molti pentecostali - secondo l'espressione di Edith L. Blumhofer - da "pellegrini" che attendono la fine dei tempi rimanendo estranei alla società in "cittadini" a pieno titolo. Il secondo è la fondazione di istituzioni educative, prima delle quali il Central Bible Institute (CBI) - oggi Central Bible College -, con sede a Springfield (Missouri). All'anti-pentecostalismo di molte istituzioni accademiche protestanti, le Assemblee di Dio non rispondono rifiutando l'istruzione accademica, ma fondando istituzioni proprie. Almeno a partire da questi sviluppi degli anni 1920, è senz'altro inesatto presentare le Assemblee di Dio come un semplice insieme di credenti entusiasti, dove l'esperienza prevale sulla dottrina. Anche se poveri e di limitata cultura secolare, molti pastori delle Assemblee di Dio hanno avuto - fin da prima della Seconda guerra mondiale - una formazione teologica a livello di studi superiori. Il terzo sviluppo è l'impegno, quasi immediato, in ambiziosi programmi missionari internazionali. I successi saranno spettacolari.

Le istituzioni accademiche e lo sforzo missionario, a loro volta, favoriscono maggiori contatti fra le Assemblee di Dio e altri evangelici, anche non pentecostali, superando la "separatezza" che aveva caratterizzato i primi anni della denominazione. Per la verità, questa "separatezza" - più che scelta dalle Assemblee di Dio - era stata imposta dall'esterno, a causa delle violente critiche che soprattutto il mondo fondamentalista rivolgeva al pentecostalismo e alla glossolalia. Proprio la "questione pentecostale" finisce per favorire una chiara distinzione fra il mondo evangelical e il mondo fondamentalista. Il primo - che costituisce nel 1942 la National Association of Evangelicals (NAE) - è disponibile a collaborare con i pentecostali (classici), all'insegna di una comune interpretazione della Bibbia, mettendo tra parentesi le divergenze sulla glossolalia. I fondamentalisti invece - che non aderiscono alla NAE - mantengono una rigida opposizione anti-pentecostale. Le Assemblee di Dio partecipano alla NAE fin dalla fondazione, e nell'ambito della NAE - e anche indipendentemente da questa - stabiliscono rapporti di regolare collaborazione con altre denominazioni pentecostali classiche.

Dopo la Seconda guerra mondiale, i pentecostali classici (sia quelli "wesleyani", sia quelli chiamati impropriamente "battisti") sono uniti dalla necessità di riaffermare il loro radicamento biblico e dottrinale, e la loro struttura denominazionale, di fronte al rinnovato ultra-congregazionalismo delle Chiese pentecostali libere e ai nuovi fenomeni carismatici del Latter Rain Movement e dei guaritori indipendenti (che costituiscono la cosiddetta "seconda ondata" pentecostale). Negli anni 1960 e 1970 le Assemblee di Dio seguono con curiosità - ma anche con diffidenza - il rinnovamento carismatico di Chiese protestanti non pentecostali e della Chiesa cattolica. Un rapporto pubblicato nel 1972 conclude che "il vento dello Spirito sta soffiando liberamente al di fuori delle organizzazioni pentecostali normalmente riconosciute". "Le Assemblee di Dio non possono approvare quanto è evidentemente non scritturale nella dottrina e nella condotta, ma neppure vogliono categoricamente condannare tutto quanto non si conforma totalmente ai nostri parametri. È importante trovare la nostra strada sul cammino scritturale, evitando i due estremi di un ecumenismo che compromette i principi della Scrittura e di un esclusivismo che non è fedele al vero cristianesimo"[7].

La diffidenza nei confronti del cattolicesimo in genere induce le Assemblee di Dio a mantenersi comunque molto riservate nei confronti dei carismatici cattolici. Alcuni teologi e predicatori si spingono più in là nella collaborazione sia con il Rinnovamento carismatico cattolico, sia con il Concilio Ecumenico (o Mondiale) delle Chiese, simbolo di un ecumenismo ritenuto inaccettabile dalle Assemblee di Dio. Fra questi, figure importanti nelle Assemblee di Dio fuori degli Stati Uniti come Donald Gee (inglese, 1891-1966) e David Du Plessis (sudafricano, più tardi naturalizzato americano, 1905-1987). La maggioranza delle Assemblee di Dio non segue quella che considera una fuga in avanti, e nel 1962 Du Plessis è costretto a rinunciare alle sue credenziali di pastore della denominazione (che riotterrà peraltro nel 1980). Per le Assemblee di Dio, non si tratta tanto di criticare altre Chiese quanto di preservare gelosamente una integrità dottrinale spesso percepita come in pericolo.

Negli anni 1980 il problema diventa particolarmente acuto, con la proliferazione di ministeri e parachiese specializzate nazionali e internazionali, che tentano di acquistare preminenza rispetto alle comunità locali, suscitando numerose critiche. La "caduta" nella seconda metà del decennio dei telepredicatori Jim Bakker e Jimmy Swaggart - entrambi provenienti dalle Assemblee di Dio, che prendono provvedimenti contro di loro quando sono accusati di frodi e immoralità - confermano i pericoli insiti in questi ministeri autonomi, specialmente quando sono collegati alle grandi somme di denaro che ruotano intorno alla predicazione televisiva. I telepredicatori, peraltro, non sono rappresentanti tipici delle Assemblee di Dio e del loro stile. Mentre voci all'interno della denominazione incitano a lottare contro la stanchezza e l'"imborghesimento" che si manifestano nelle congregazioni più ricche, è significativo che - anche soltanto dal punto di vista statistico - la maggiore crescita della denominazione (che oggi sfiora nel mondo i trentacinque milioni di membri) si verifichi negli Stati Uniti, negli anni 1990, all'interno delle congregazioni di lingua spagnola, che operano spesso in condizioni materiali molto difficili. È in queste semplici congregazioni ispano-americane, e in migliaia di Chiese simili dei paesi in via di sviluppo - più che nelle poche megachurches statunitensi, oggetto di interesse giornalistico e televisivo - che il visitatore può ancora percepire qualche cosa dello stile e dello spirito dei primi pionieri.

Il pentecostalismo italiano si forma fin dalle origini fra gli italo-americani in un ambiente dottrinalmente vicino a quello delle Assemblee di Dio, ma la radice "indigena" rimane nettamente prevalente. Il percorso organizzativo dei pentecostali italiani non incontra le Assemblee di Dio fino al dicembre 1945, quando il pastore svizzero Hermann Parli (1916-1998) viene in Italia per verificare le condizioni del pentecostalismo italiano dopo la persecuzione e la guerra su incarico delle Assemblee di Dio del Regno Unito. Cercando - per dotarsi di una struttura giuridica di fronte allo Stato - una intesa formale con un'organizzazione straniera, gli italiani si rivolgono dapprima alla Chiesa Cristiana del Nord America (in cui sono confluite la maggioranza delle Chiese pentecostali italo-americane); ma questa non dispone a sua volta di un riconoscimento giuridico adeguato. Si arriva così al Convegno di Napoli del 16-18 agosto 1947, quando le Assemblee Pentecostali Italiane, "riconosciuta l'urgente necessità di regolarizzare la propria posizione giuridica e, constatato che l'unico mezzo attualmente a disposizione del movimento è quello dell'affiliazione a fratellanze straniere, accettano l'affiliazione cristianamente offerta dalle Assemblee di Dio degli Stati Uniti", pure mantenendo "la più alta indipendenza". Quella che si era chiamata Chiesa cristiana evangelica pentecostale assume così il nome di Assemblee di Dio in Italia in base all'intesa sottoscritta il 13 dicembre 1947.

L'atto costitutivo delle Assemblee di Dio in Italia è sottoscritto il 22 maggio 1948; il primo presidente è Umberto Gorietti (1904-1982) e il segretario Roberto Bracco (1915-1983). Nonostante l'"affiliazione" (tecnicamente, piuttosto una "intesa") statunitense, la situazione non è facile, e la nuova denominazione deve subire quella che Eugenio Stretti chiama "persecuzione democristiana", mediante la continua applicazione della circolare Buffarini-Guidi, di epoca fascista, che sarà dichiarata "non più in vigore" solo il 16 aprile 1955. Pure tra queste difficoltà, le comunità nello stesso anno 1955 sono già oltre trecento, con più di ventimila membri. Nel 1951 erano venuti in Italia i pastori Antonio Piraino (1915-1992), delle Assemblee di Dio americane, e Antonio di Biase (1897-1974), della Chiesa Cristiana del Nord America. Piraino chiama in Italia Giuseppina Furnari (1917-1988), che dà un impulso decisivo alla creazione di una vasta rete di scuole domenicali. Nel 1954 si apre l'Istituto Biblico Italiano - grazie all'aiuto delle Assemblee di Dio degli Stati Uniti e di pentecostali italo-americani che, sotto la guida di Vincenzo Burchieri (1893-1962) di San Cataldo (Caltanissetta), costituiscono una Italian Christian Educational Foundation allo scopo di sostenerlo economicamente -, e nel 1956 iniziano le trasmissioni radiofoniche e l'attività dell'Orfanotrofio Betania per i bimbi disagiati - oggi Istituto Evangelico Betania-Emmaus -, fondato da Eliana Rustici (1912-1966), seguita da altre iniziative caritative.

Finalmente, con D.P.R. 5 dicembre 1959, n. 1349, le ADI - nel frattempo cresciute fino a oltre quattrocento comunità - ottengono (dopo un tormentato itinerario, e dopo avere prevalso nel 1954 contro il Ministero dell'Interno in un ricorso presentato al Consiglio di Stato) il riconoscimento della personalità giuridica. Nel 1960 cessano i sussidi alle ADI da parte di Chiese sorelle straniere, determinando una serie di difficoltà economiche cui si riesce a fare rapidamente fronte (anzi, dal 1963 le ADI raccolgono fondi per missioni all'estero, e sono oggi particolarmente impegnate nel Burkina Faso, costituendo in seguito il Servizio Evangelico di Assistenza Sociale per i soccorsi umanitari alle popolazioni indigenti di ogni nazione, lingua e religione). Nel 1976 le ADI siglano accordi di intesa e "affiliazione spirituale" anche con la Chiesa Cristiana del Nord America e con le Chiese Cristiane Italiane del Nord Europa (sorte per l'impegno della prima tra gli italiani emigrati in altri Paesi europei), sottolineando così il carattere non unico del rapporto con le Assemblee di Dio americane. Nel 1983 è accolta nelle ADI la Missione Evangelica Zigana, che conta circa settecento aderenti fra i sinti e i rom di fede evangelica.

La crescita continua, e nel 1986 è siglata l'Intesa con lo Stato italiano, da parte del nuovo presidente Francesco Toppi (succeduto a Umberto Gorietti, dimissionario nel 1977 per motivi di salute). L'Intesa è trasfusa nella legge 11 novembre 1988, n. 517. Il testo detta norme per l'assistenza spirituale, l'istruzione religiosa, il riconoscimento civile del matrimonio religioso, la partecipazione alla ripartizione della percentuale IRPEF attraverso il meccanismo dell'otto per mille (senza partecipazione alla ripartizione della quota non designata, rifiutata dalle ADI, e con impegno di utilizzare le somme unicamente per interventi sociali e umanitari, esclusi i fini diretti di culto). Manca invece la previsione della procedura per l'eventuale riconoscimento giuridico di enti facenti capo alle ADI. L'omissione non è casuale, ma risponde a una precisa scelta della confessione, che ritiene evidentemente di non volere nel proprio ambito ulteriori enti dotati di personalità giuridica che non siano quelli già previsti nella stessa legge n. 517. Tale legge, all'art. 14, dispone che - ferma restando la personalità giuridica delle ADI, ente morale riconosciuto con il D.P.R. n. 1349 del 1959 - con l'entrata in vigore della legge stessa sono civilmente riconosciuti tre istituti evangelici: il già citato Betania-Emmaus (per i minori indigenti o abbandonati, e per gli anziani), Eben-Ezer (per l'assistenza degli anziani) e Betesda (casa di riposo per anziani), nonché l'Istituto Biblico Italiano di Roma, che provvede alla formazione teologica e alla cultura biblica. A questi si è aggiunto - riconosciuto dalla Regione Piemonte nel 1996 - l'Istituto Evangelico Kades di Melazzo (Alessandria), comunità di recupero per alcolisti e tossicodipendenti.

Le ADI contano oggi oltre mille comunità e gruppi in tutta Italia, con oltre 140.000 aderenti. Inoltre, dal 1946 le ADI pubblicano il mensile Risveglio pentecostale e dal 1988 il quindicinale Cristiani Oggi, nonché - dal 1954 - una rivista trimestrale (Manuale di Studio per le Scuole Domenicali). Il Servizio Pubblicazioni ADI-MEDIA provvede alle pubblicazioni di carattere edificativo, dottrinale ed evangelistico, e il Servizio Audiovisivi produce programmi televisivi e videocassette sempre distribuiti unicamente nell'ambito delle comunità. Numerose sono poi le radio comunitarie locali sparse su tutto il territorio nazionale. Se la crescita - come ha notato, in una serie di scritti, lo stesso presidente Francesco Toppi - ha creato nelle Assemblee di Dio italiane problemi per qualche verso simili a quelli riscontrati negli Stati Uniti, gli elementi di solido radicamento nella realtà italiana - a somiglianza, ancora, di quanto avviene nella denominazione americana - sono quelli di una forte base biblica e di una crescente attenzione allo studio e all'approfondimento teologico, in esplicito e consapevole contrasto con il primato dell'esperienza caratteristico di altre realtà pentecostali e neo-pentecostali[8].

La presenza delle Assemblee di Dio nell'entroterra palermitano è, come abbiamo accennato, particolarmente estesa e capillare, e s'inserisce d'altro canto in un quadro assai significativo qual è - sin dagli esordi storici - il radicamento delle Assemblee di Dio in Sicilia: si pensi che, fra le circa mille comunità ADI sul territorio nazionale, solo in Sicilia ne esistono 243 (delle quali circa 150 "costituite", ovvero con oltre trenta membri battezzati), di cui 57 fra Palermo e provincia (con un totale di 5.223 fedeli). Storicamente, la più antica comunità ADI nel territorio palermitano risulta essere quella di Roccapalumba, risalente al 1922; mentre la più recente è quella sorta, nel 2005, nel Rione Palmerino[9]. Nel territorio compreso dall'Arcidiocesi di Monreale esistono 14 comunità (Altofonte, Campofiorito, Camporeale, Carini, Cinisi, Corleone, Grisì, Monreale, Montelepre, Partinico, Pioppo, Prizzi, San Cipirello, Terrasini) - la più antica delle quali risulta essere Terrasini (costituita nel 1925), e la più recente Grisì (costituita nel 1992) -, che totalizzano nel loro insieme 1.137 fedeli, totalizzando i membri comunicanti, i membri aderenti e gli iscritti alla Scuola domenicale (solitamente fanciulli e giovani, ma anche adulti convertiti). La crescita delle comunità non è, statisticamente, insignificante: per fare l'esempio della presenza nel Comune di Monreale, la locale comunità ADI nasce nel 1973 con 7 fedeli, i quali diventano 29 nel 1977, 34 nel 1980, 94 nel 1998, e finalmente 138 nel 2005. Per facilitare una migliore comprensione dell'estensione di questa presenza nell'entroterra palermitano, forniamo di seguito una tabella con le statistiche relative alle varie comunità, i cui dati sono aggiornati al 2005 compreso.

 

Comunità

Membri comunicanti

Membri aderenti

Iscritti Scuola domenicale

Classi Scuola domenicale

Anno di fondazione

 

 

 

 

 

 

Altofonte

28

12

8

2

1990

Campofiorito

-

3

-

-

1963

Camporeale

20

4

-

-

1997

Carini

18

12

30

1

 

Cinisi

15

2

-

-

1930

Corleone

125

57

70

5

1929

Grisì

3

1

-

-

1992

Monreale

56

30

52

5

1973

Montelepre

10

6

-

-

1987

Partinico

130

20

40

3

1950

Pioppo

72

24

34

5

1955

Prizzi

102

12

33

4

 

San Cipirello

25

8

-

1

 

Terrasini

45

15

15

3

1925

 

 

 

 

 

 

TOTALI

649

206

282

29

 

 

Il pentecostalismo "apostolico" del risveglio gallese

Oltre alle Assemblee di Dio, un posto particolare nel panorama del protestantesimo pentecostale che ha trovato un certo successo, in generale in Sicilia e in particolare nel territorio dell'Arcidiocesi di Monreale, è il cosiddetto pentecostalismo "apostolico" del risveglio gallese.

Il revival gallese - su cui certamente esercitano un'influenza fenomeni precedenti del terzo protestantesimo britannico, come le Conferenze di Keswick - ha in comune con il pentecostalismo americano il carattere non organizzato e non denominazionale. Un minatore - che aveva però studiato per diventare pastore metodista -, Evan John Roberts (1875-1951), trasformatosi in predicatore itinerante assicura al movimento una certa unità, ma non una vera e propria struttura gerarchica. Migliaia di persone di diverse denominazioni protestanti sono coinvolte in lunghe riunioni caratterizzate, secondo osservatori americani e francesi, da una "evidente spontaneità e disordine". "Nessuno poteva prevedere dove il revival sarebbe esploso" e, quando si manifestava in una località del Galles, ci si trovava di fronte a "una Pentecoste continua senza un momento di dubbio o di pausa. Le riunioni sono assolutamente prive di ordine, caratterizzate dall'inizio alla fine dall'imprevedibilità dello Spirito di Dio"[10]. Non è neppure chiaro se - come più tardi è stato affermato - la glossolalia abbia un ruolo centrale nel revival del Galles: gli osservatori contemporanei insistono piuttosto sul ritorno - variamente classificato come xenoglossia miracolosa o come riemergere, sotto la spinta emotiva del revival, del ricordo di una lingua appresa nell'infanzia ma poi abbandonata - della lingua gallese classica e letteraria presso persone di umile condizione che parlano normalmente il gallese moderno, ovvero non sono neppure gallesi e parlano soltanto inglese.

Gli interscambi fra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che avevano caratterizzato il terzo protestantesimo si verificano pressoché immediatamente anche nel mondo pentecostale. Esponenti del revival gallese visitano gli Stati Uniti e prendono conoscenza del pentecostalismo americano, così come pentecostali americani - e protestanti non pentecostali interessati alle tematiche holiness, come Joseph Smale (1867-1926) - visitano il Galles. La corrente gallese assorbe così alcuni temi caratteristici del pentecostalismo americano, ma mantiene pure un'identità distinta nominando in particolare un "governo spirituale" di apostoli, profeti e pastori, originariamente per le comunità locali ma a poco a poco - inevitabilmente - con una gerarchia nazionale. Dal Galles il revival - detto "apostolico" proprio perché le comunità provvedevano alla nomina di apostoli - si estende all'Inghilterra e nel 1908 una Apostolic Faith Church (il nome è simile all'organizzazione di Parham, ma non ci sono relazioni dirette) è organizzata a Bournemouth. Il nome "apostolico" è peraltro aperto a una pluralità di significati: oltre alle Chiese "apostoliche" che derivano dal risveglio gallese, sono chiamate "apostoliche" molte Chiese modaliste o oneness, e anche alcune Chiese carismatiche e neo-pentecostali governate da "apostoli". Pertanto, quando si incontra una Chiesa pentecostale che si auto-denomina "apostolica" la sua genealogia e la sua dottrina non sono immediatamente evidenti.

Per quanto riguarda gli "apostolici" che derivano dal risveglio pentecostale del Galles, la coesistenza fra inglesi e gallesi non si rivela semplice, e nel 1916 uno scisma porta alla formazione in Galles della Chiesa apostolica (Apostolic Church), da cui più tardi ha origine la Chiesa evangelica apostolica. Questa denominazione di origine gallese ha promosso missioni in Italia fin dal 1928; nel 1975 ha favorito la costituzione di una Chiesa Apostolica in Italia. Dalla Chiesa Apostolica in Italia si è successivamente staccato - il 23 settembre 1979 - un gruppo che ha assunto la denominazione Chiesa Apostolica Italiana, più favorevole alla ricerca teologica e al dialogo ecumenico; la Chiesa Apostolica Italiana aderisce alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), mentre la Chiesa di Firenze-Prato ha stabilito una "comunione operativa" con la Tavola Valdese.

Le Chiese apostoliche - a seguito di un buon numero di scissioni, ma anche per le varie forme delle loro missioni - comprendono più di cinquanta denominazioni, presenti in trentacinque Paesi con poco più di un milione di membri. Oggi le denominazioni apostoliche - che, dopo inizi piuttosto caotici, sono passate rapidamente dal network alla struttura denominazionale - insistono particolarmente sul fatto che la loro origine deriva da un movimento originale dello Spirito Santo, tipicamente europeo, e non da una semplice variazione o scisma rispetto alle organizzazioni nate negli Stati Uniti. Di fatto la mentalità presenta importanti differenze, che hanno le loro radici nelle origini storiche delle rispettive correnti. Negli stessi Stati Uniti un pastore interessato al risveglio gallese come Joseph Smale - dopo aver lasciato la Chiesa battista creando un'autonoma New Testament Church per promuovere le idee apprese in Galles - non si entusiasma particolarmente per i fenomeni di Azusa Street e finisce per formulare un giudizio piuttosto negativo su William J. Seymour, il predicatore afro-americano alle origini di quei fenomeni[11].

 

La Chiesa Apostolica in Italia

L'articolazione maggiore, sia a livello nazionale sia locale, del pentecostalismo "apostolico" del risveglio gallese è la Chiesa Apostolica in Italia, con una presenza "storica" nell'entroterra palermitano a Partinico.

Il risveglio apostolico del Galles comincia a essere conosciuto in Italia negli anni 1920. Nel 1927 alcuni pastori italiani prendono contatto con esponenti britannici al fine di conoscerne direttamente la dottrina. I primi nuclei italiani si formano a Civitavecchia e a Grosseto. Nel 1930 giungono pastori dal Regno Unito, dando avvio a una collaborazione più concreta e fattiva, con diramazioni anche in altre zone d'Italia. Nel periodo fascista il percorso non è semplice per il nuovo movimento, tanto più che la matrice britannica genera sospetti. Le celebrazioni dei culti sono sistematicamente disturbate finché il principale luogo di riunione, quello di Grosseto, è chiuso. Ha inizio così un periodo di clandestinità, che termina solo con la liberazione. Subito dopo la guerra, l'impegno maggiore è dedicato alla ricomposizione del movimento.

Attorno alla comunità di Grosseto, che ne è il centro propulsore, sorgono nuovi punti di aggregazione che si espandono oltre i confini della Toscana, dove - nel periodo fascista - l'attività clandestina era stata relegata. Tra gli anni 1950 e 1960 nascono diverse comunità, e sono aperti nuovi locali di culto. Il 1975 è un anno importante per la Chiesa Apostolica in Italia: infatti, avendo acquisito una sufficiente maturità teologica, dottrinale e organizzativa, diventa autonoma da quella britannica. Questo comporta l'assunzione da parte di pastori italiani di una propria caratterizzazione nella conduzione della Chiesa e dei suoi rapporti politici e sociali. Proprio per questo è approvato un nuovo regolamento - di cui si sottolinea comunque la base biblica - e costituito un Consiglio Nazionale formato da "apostoli", "profeti" e "pastori", "dottori" ed "evangelisti"; la struttura ecclesiastica si articola poi in un esecutivo nazionale e in consigli zonali, distrettuali e locali. I suoi rapporti con lo Stato italiano sono curati dalla Fondazione Apostolica, ente patrimoniale appositamente costituito e dotato di personalità giuridica ai sensi del D.P.R. 21 febbraio 1989.

Gli apostolici credono nell'assoluta autorità delle Sacre Scritture - di cui criticano l'interpretazione data dal movimento oneness - in quanto ispirate direttamente da Dio. Altri principi di fede consistono: nella completa corruzione del genere umano; la necessità del ravvedimento e della rigenerazione operati unicamente per mezzo di Gesù Cristo, senza le quali vi è condanna eterna; nella giustificazione e santificazione mediante la fede, non per merito delle proprie opere; nel battesimo e nei doni dello Spirito Santo per l'edificazione del corpo di Cristo, la Chiesa di Dio; nei sacramenti del battesimo per immersione e della Santa Cena istituiti da Gesù Cristo. È inoltre previsto che il governo spirituale e materiale della Chiesa sia affidato agli apostoli, profeti, evangelisti, pastori, dottori, anziani e diaconi, operanti ciascuno nella propria area di competenza.

Attualmente, i membri ufficiali della Chiesa Apostolica in Italia sono circa 3.600, oltre a circa 1.600 membri simpatizzanti e bambini, per un totale di oltre 5.000 fedeli, distribuiti in tre zone, quindici distretti (che prendono il nome dal capoluogo di provincia - tranne il caso di Napoli, diviso in due distretti -, di cui i principali sono: Milano, Torino, Verona, Parma, Genova, Savona, Pisa, Grosseto, Firenze, Roma, Napoli, Castellammare di Stabia, Taranto, Catania, Enna e Palermo) e ottantasette comunità. A Grosseto, presso la sede nazionale, opera anche il Centro Studi Teologici, che svolge opera formativa e apologetica anche attraverso la pubblicazione di Quaderni su argomenti di attualità[12].

L'opera della Chiesa Apostolica in Italia inizia la sua presenza in Sicilia, a Partinico, il 4 luglio 1957, quando giunge da Grosseto il pastore nato a Pisa Antonio Arrigucci (nato nel 1929), per incontrare un gruppo di circa venti fedeli distaccatisi dalle Assemblee di Dio. Nei primi anni, la crescita della comunità di Partinico è significativa, per giungere sino a circa 150 membri, che iniziano tuttavia a decrescere nel corso delgli anni 1970, particolarmente in ragione di fenomeni migratori. Attualmente, la Chiesa Apostolica in Italia dispone a Partinico di una comunità di 30 membri attivi, facente parte del "distretto" di Palermo (che comprende cinque comunità; in Sicilia ve ne sono sedici, per un totale di circa 1.700 fedeli).

 

Il pentecostalismo "oneness" (modalista)

Ulteriore ambito - fra i molti - del protestantesimo pentecostale che dobbiamo considerare per una sua presenza nell'entroterra palermitano è il cosiddetto pentecostalismo "oneness" (modalista).

Le Assemblee di Dio nascono avendo già al loro interno i semi di un possibile scisma. Un certo numero di dirigenti delle Assemblee di Dio nascenti condivide la tesi del predicatore pentecostale canadese Robert Edward McAlister (1880-1953) secondo cui è sbagliato battezzare "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". In realtà - afferma McAlister - le Scritture insegnano piuttosto a battezzare soltanto "nel nome di Gesù Cristo" secondo Atti 2, 38. Sulla base di questa osservazione McAlister e i suoi sostenitori pervengono a rifiutare la nozione stessa di Trinità: Gesù Cristo è piuttosto lo stesso Dio Padre e creatore, e lo Spirito Santo è Gesù Cristo considerato nel Suo potere di consolatore e santificatore dei fedeli.

Il movimento oneness ("dell'unità") è chiamato dai suoi avversari "unitariano" (unitarian), con riferimento all'eresia - che ha attraversato più volte la storia del cristianesimo - che nega la Trinità e la divinità di Gesù Cristo. In realtà nulla può essere più lontano dai pentecostali oneness di una negazione della divinità di Gesù Cristo. È al contrario proprio per esaltare la divinità di Gesù Cristo che i pentecostali oneness arrivano alla negazione della Trinità, in chiave non unitariana ma modalista. Il modalismo del II e III secolo credeva in tre manifestazioni o "modalità" di Dio, come Padre nella creazione e nella legislazione, come Figlio nella redenzione, come Spirito Santo nell'opera di santificazione, e non va confuso con l'arianesimo. Edith L. Blumhofer, ha mostrato che la sconfitta dei pentecostali oneness all'interno delle Assemblee di Dio negli anni immediatamente successivi alla loro formazione non era affatto scontata. Frank J. Ewart (1876-1947), il ministro di origine australiana che guida la fazione oneness all'interno delle Assemblee di Dio, è uno dei leader più popolari della denominazione nascente, ed era stato in rapporti particolarmente stretti con William H. Durham, la già citata figura principale alle origini del pentecostalismo "battista". Altri leader - pur non accettando la posizione oneness - condividono ancora meno l'idea che le Assemblee di Dio debbano escludere qualcuno per ragioni di carattere dottrinale o teologico. La dottrina e la teologia sono infatti il segno distintivo delle denominazioni, e si deve impedire - secondo costoro - che le Assemblee di Dio si trasformino in una denominazione.

Ai nemici del movimento oneness occorre quindi una buona dose di abilità politica per far votare nel 1916, nella quarta convocazione annuale delle Assemblee di Dio, tenuta a St. Louis, una risoluzione che vincola gli aderenti a un credo trinitario. Questo passo - che porta all'esclusione dalle Assemblee di Dio di Ewart e di altri importanti dirigenti - è considerato dalla Blumhofer come un passo decisivo per la trasformazione delle Assemblee di Dio da struttura di servizio per un network in denominazione. Quanto ai pentecostali oneness, non rimane loro che organizzarsi in strutture diverse, che imitano le Assemblee di Dio nel percorrere la strada da network a denominazioni.

Divisi in un centinaio di denominazioni grandi e piccole, i pentecostali oneness o modalisti sono nel mondo oltre cinque milioni. Considerati insieme i protagonisti e le vittime di una "aberrazione" eretica da molti altri pentecostali, da un'altra prospettiva i loro fedeli debbono essere compresi come parte integrante del mondo pentecostale di cui condividono tutti i motivi teologici e sociologici principali, esclusa la Trinità ma compresa una forte enfasi sulla divinità di Gesù Cristo e sul suo ruolo di salvatore e redentore. Tre grandi correnti sono presenti in Italia: le Assemblee Pentecostali del Mondo, la Chiesa Unita Pentecostale Internazionale, l'Assemblea Apostolica della Fede in Cristo Gesù in Italia, oltre ad alcune Chiese indipendenti.

 

Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale

Fra le Chiese indipendenti del cosiddetto pentecostalismo "oneness" (modalista), troviamo la Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale di Palermo, fondata dal pastore Antonino Giovanni Chinnici, il quale afferma di avere ricevuto una rivelazione direttamente da Dio nel 1963, mentre si trovava in Piemonte come emigrato. La Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale ha la sua sede principale a Palermo, una piccola comunità a Caltanissetta, guidata dal pastore Vincenzo Amico, convertitosi in Svizzera al pentecostalismo delle Assemblee di Dio, che lascia nel 1980 per aderire alla Chiesa fondata da Chinnici, e presenze in altri Comuni, fra cui Monreale (Palermo) e Realmonte (Agrigento). Si caratterizza per un'accesa polemica anticattolica e contro il "denominazionalismo" in cui sono accusate di essere cadute le Assemblee di Dio. Insiste su una predicazione di carattere enfatico ed emozionale, vicina al pentecostalismo delle origini. Complessivamente, alla Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale del pastore Chinnici (che pubblica il periodico bimestrale Lieto Annuncio) aderiscono circa 1.500 fedeli, dei quali un centinaio a Monreale: quest'ultima comunità è guidata dal ministro Salvatore Busetta ed è sorta sul finire degli anni 1970.

 

Il Latter Rain Movement e la corrente Full Gospel

Dopo avere considerato il protestantesimo pentecostale nelle sue origini storico-dottrinali, nonché in alcune declinazioni che hanno trovato ospitalità nel territorio oggetto della nostra indagine (Assemblee di Dio, Chiesa Apostolica in Italia, Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale), e prima di passare in rassegna una peculiare comunità pentecostale indipendente, ci occupiamo ora di un'ennesima corrente del milieu pentecostale presente nell'entroterra palermitano: il Latter Rain Movement e la corrente Full Gospel.

Il libro di Gioele nella Bibbia non ha offerto soltanto alla corrente pentecostale uno dei brani che ama citare come profezia del suo sorgere - "… effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni" (Gioele 3, 1) -, ma anche la distinzione fra una prima pioggia "d'autunno" e una seconda pioggia "di primavera" (Gioele 2, 23) che molti pentecostali hanno interpretato in modo simbolico con riferimento alla prima Pentecoste degli apostoli e alla seconda Pentecoste costituita dalla corrente pentecostale-carismatica nel suo insieme. Secondo alcuni, la seconda "pioggia" avrebbe dovuto precedere immediatamente gli eventi apocalittici dei tempi ultimi, e diffondersi tramite l'imposizione delle mani, cui era attribuito un ruolo decisivo perché i fedeli potessero ricevere i doni dello Spirito Santo (anziché attendere la loro manifestazione spontanea). Queste idee erano sicuramente correnti nei primi anni del pentecostalismo e ad Azusa Street, ma l'istituzionalizzazione della prima ondata pentecostale aveva tolto importanza sia alla pratica dell'imposizione delle mani sia all'attesa di un'imminente fine del mondo.

Il Latter Rain Movement ("Movimento della seconda pioggia") nasce con i fenomeni carismatici delle Sharon Orphanage and Schools a North Battleford nella provincia del Saskatchewan, in Canada, nel 1948 come fenomeno di protesta e di ritorno alle origini del pentecostalismo. Come oggi è riconosciuto, questi fenomeni - e il diffondersi del Latter Rain Movement - hanno come premessa un'ampia circolazione degli stessi temi nella predicazione dei guaritori indipendenti. Le origini del Latter Rain Movement in Canada si situano all'interno di una congregazione della International Church of the Foursquare Gospel, ma la diffusione è pressoché immediata in numerose congregazioni delle Assemblee di Dio e di altre denominazioni della prima ondata pentecostale.

A poco a poco i leader del movimento cominciano a sostenere che il Latter Rain Movement, con i suoi fenomeni, costituisce la terza fase della storia della cristianità dopo il cristianesimo tradizionale e il pentecostalismo (la "terza festa" biblica, la Festa dei Tabernacoli, dopo la Pasqua e la Pentecoste) e la preparazione della fine del mondo. I doni di profezia e i fenomeni carismatici in alcune congregazioni dominate dal Latter Rain Movement giungono a tali estremi da provocare una reazione nelle denominazioni della prima ondata pentecostale. Intorno al 1950 le maggiori denominazioni pentecostali iniziano a espellere i pastori e i fedeli coinvolti nel movimento. Altre denominazioni pentecostali della prima ondata - in genere piccole - accettano il messaggio del Latter Rain Movement e, di conseguenza, vedono rapidamente accrescere il numero dei propri fedeli, ovvero si inseriscono in una più complessa corrente denominata Full Gospel ("Pieno Vangelo"), che ingloba il Latter Rain e che chiede al mondo pentecostale di proclamare nuovamente "tutto" il Vangelo, compresa la liberazione dai demoni, le profezie e le guarigioni. È il caso delle Chiese Elim.

Altri gruppi del Latter Rain Movement - mantenendo una delle dottrine dei primi anni del movimento, secondo cui nei tempi ultimi l'organizzazione non deve superare la scala locale - hanno compiuto un processo di istituzionalizzazione mantenendo tuttavia il rapporto con una singola chiesa o cappella. È il caso del Bethesda Missionary Temple (ora Bethesda Christian Church) di Detroit. Gli storici del Latter Rain Movement concordano tuttavia sul fatto che l'importanza del movimento è consistita soprattutto nell'influenzare su molti punti il successivo rinnovamento carismatico, i cui promotori iniziali erano spesso frequentatori delle comunità locali che avevano aderito alla corrente Latter Rain. Il predicatore americano di origine svedese Joseph D. Mattsson-Boze (1905-1988) - uno dei più attivi diffusori del Latter Rain Movement - ha anche un ruolo decisivo nelle origini del movimento carismatico. La rivista Herald of Faith / Harvest Time, di cui è condirettore e che diffonde le idee del Latter Rain Movement, si trasforma più tardi nel Logos Journal, una delle voci più importanti del movimento carismatico[13].

 

Chiesa Cristiana Evangelica

La Chiesa Evangelica Internazionale e Associazione Missionaria (C.E.I.A.M.) è costituita da varie Chiese evangeliche dislocate in ambito nazionale e internazionale, e nasce dalle attività del pastore americano John McTernan (1900-1975), che negli Stati Uniti sono legate a una Chiesa latter rain frequentata prevalentemente da afro-americani. McTernan in Italia offre, costituendo la C.E.I.A.M. con atto del 15 gennaio 1966, un ombrello giuridico a Chiese assai diverse (alcune modaliste, altre carismatiche ma trinitarie), nell'ambizione di creare una struttura giuridica in Italia per tutte le Chiese pentecostali diverse dalle Assemblee di Dio in Italia. Il progetto rimane largamente sulla carta quanto alla sua ambizione nazionale unitaria; tuttavia ancora oggi la Chiesa offre un quadro giuridico a gruppi che ne sono privi. Il pastore Silvano Lilli, una figura particolarmente importante del mondo pentecostale romano e nazionale, ha profondamente riorganizzato la struttura ideata da McTernan, adottando l'attuale nome C.E.I.A.M. Oggi la C.E.I.A.M. ha dieci articoli di fede, la cui condivisione è necessaria per aderire alla Chiesa: essi comprendono la Trinità, la divinità di Gesù Cristo, l'ispirazione "verbale e plenaria" della Bibbia, il battesimo per immersione in acqua, il battesimo nello Spirito Santo la cui evidenza iniziale è il dono delle lingue. Gli articoli di fede permettono peraltro di accogliere nella C.E.I.A.M. realtà pentecostali diverse, alcune direttamente legate al Movimento della Fede, altre di natura diversa.

Fra le Chiese che aderiscono alla C.E.I.A.M., l'unica situata nell'entroterra palermitano è la Chiesa Cristiana Evangelica di San Giuseppe Jato, diretta dal pastore Tommaso Di Lorenzo, di confessione pentecostale "classica". Sorta negli anni 1930 e retta dall'attuale pastore dagli anni 1990, questa comunità (che conta una presenza anche a San Cipirello) raduna circa 200 fedeli.

 

Comunità pentecostali indipendenti

Le Assemblee di Dio in Italia, la Chiesa Apostolica in Italia, la Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale e la Chiesa Cristiana Evangelica, non esauriscono la presenza della corrente pentecostale - assai diversificata al suo interno - nel contesto di religiosità minoritaria rappresentato nel territorio compreso nei Comuni che costituiscono l'Arcidiocesi di Monreale. Vi sono infatti altre comunità, più o meno piccole, più o meno radicate, più o meno in collegamento con eventuali "Chiese madri" siciliane, nazionali o internazionali, le quali testimoniano - ove ve ne fosse bisogno - la particolare ricettività del contesto territoriale rispetto al protestantesimo pentecostale.

Una comunità davvero minuscola, ma non per questo insignificante sotto il profilo interpretativo, è la Chiesa Cristiana La Nuova Via di Partinico, diretta dal giovane pastore Paolo Agosta. Nato in una famiglia cattolica, dopo il servizio militare si trasferisce a Milano, dove - abbandonata la fede - si lascia andare a una vita disordinata che lo conduce sull'orlo del suicidio. Trattenuto dall'insano gesto da una parola interiore di Gesù, si sente dire nel cuore: "Da questo momento la tua vita non ti appartiene più, poiché io mi prenderò cura di te, io ti riscatterò, e tu mi sarai strumento"[14]. Inizia così una nuova vita per il giovane siciliano, che si accosta con fiducia alla Bibbia. Entrato a far parte delle Assemblee di Dio, vi rimane per circa dieci anni, dopo di che se ne distacca per aderire alla Chiesa La Parola della Grazia di Palermo. Distaccatosi anche da questa comunità, all'inizio del nuovo millennio fonda a Partinico la Chiesa Cristiana La Nuova Via, d'impostazione tipicamente pentecostale e che conta una decina di fedeli. La Chiesa Cristiana La Nuova Via condivide l'impostazione ed è in collegamento con la Comunità Cristiana Giubileo dei pastori Giuliano Salmé di Adrano (Catania) e Corrado Salmé di San Giovanni la Punta (Catania), che raduna circa 200 fedeli.

 

Il protestantesimo radicale

Un secondo ambito di religiosità minoritaria rappresentato nel territorio compreso nei Comuni che costituiscono l'Arcidiocesi di Monreale è il cosiddetto "protestantesimo radicale".

Il concetto di "Riforma radicale" è introdotto dal riformatore svizzero Heinrich Bullinger (1504-1575) per indicare una corrente estremista che, a suo avviso, rischia di pervertire e sviare la Riforma. A questa corrente Bullinger ascrive anche Thomas Müntzer (1488-1525), uno degli animatori della rivolta dei contadini tedeschi, decapitato nel corso della sua sanguinosa repressione. Scrivendo nel 1560, Bullinger identifica la Riforma radicale con quello che chiama "anabattismo", e che distingue in "generale" e "speciale" (quest'ultimo da lui diviso in dodici sottogruppi).

La parola "anabattista", che significa "ribattezzatore", era stata utilizzata nella Chiesa cattolica fin dai primi secoli per indicare coloro che ritenevano necessario un secondo battesimo per chi fosse stato battezzato da un eretico o avesse rinnegato la fede in tempo di persecuzione. Giacché l'"anabattismo", fin da allora, era considerato un'eresia, si comprende l'uso polemico del termine nei confronti dei riformatori "radicali" negli anni 1520-1530. I primi "anabattisti", guidati a Zurigo da Conrad Grebel (1498-1526), si opponevano al riformatore Ulrich Zwingli (1484-1531) - di cui Bullinger sarà il successore - sulla questione del battesimo dei bambini, ritenendo che il battesimo potesse essere ricevuto soltanto a un'età in cui il candidato fosse in grado di assumere consapevolmente un impegno per la fede. Dietro questo problema se ne agitavano altri: Grebel chiedeva una totale separazione fra l'autorità religiosa e lo Stato, e un più rapido (e radicale) processo di "de-cattolicizzazione" della fede protestante.

Gli "anabattisti", ribattezzando chi era già stato battezzato nella Chiesa cattolica, segnavano simbolicamente nel modo più evidente il loro radicalismo. Le autorità di Zurigo avevano reagito duramente, e i primi "anabattisti" erano stati condannati a morte. Ne era seguita una vasta controversia, nonché la diffusione dell'anabattismo in Germania, in Alsazia e in Olanda, grazie soprattutto alla predicazione di Melchior Hofmann (1495-1544). Alcuni anabattisti radicali e millenaristi credevano nella lotta violenta: in questo clima, nasce la saga bizzarra di Jan Bockelson ("Giovanni di Leida", 1509-1536), che nel 1534 si impadronisce della città tedesca di Münster, dove si proclama "re di Sion" reintroducendo diverse pratiche vetero-testamentarie - fra cui la poligamia -, prima di essere giustiziato nel 1536, quando la città è riconquistata da truppe cattoliche. Un'altra corrente anabattista - maggioritaria - condanna episodi come quello di Münster e adotta al contrario un pacifismo radicale. Da questo secondo filone derivano gli Amish (di origine alsaziana, ma oggi diffusi quasi esclusivamente negli Stati Uniti), gli Hutteriti (di origine austriaca, e oggi diffusi nelle loro comunità dette Bruderhof nel Canada e negli Stati Uniti) e il vasto movimento mennonita. Un revival del movimento hutterita - che peraltro esiste ancora pure nella sua forma originaria - è la Società dei Fratelli Hutteriti, fondata da Eberhard Arnold (1883-1935).

Bullinger, peraltro, non è stato seguito dagli storici moderni nella sua identificazione fra Riforma radicale e "anabattismo". All'interno della Riforma radicale si manifesta infatti ben presto uno scontro fra l'ala anabattista e un'ala "spiritualista", per cui importante non è tanto il battesimo - dei neonati o degli adulti -, quanto piuttosto l'esperienza interiore di essere divenuti figli di Dio e di avere ricevuto lo Spirito Santo. All'ala "spiritualista" della Riforma radicale appartengono la Chiesa Schwenckfeldiana, fondata in Germania da Caspar Schwenckfeld (1489-1561) e oggi diffusa soprattutto in Pennsylvania; la Famiglia dell'Amore, fondata da Heinrich Niclaes (1502-1580), oggi non più esistente; e soprattutto i Quaccheri, oggi divisi in numerose denominazioni, che peraltro collaborano quasi tutte fra loro in una serie di progetti comuni coordinati dal Friends World Committee for Consultation.

Gli storici riconoscono anche un terzo filone della Riforma radicale, accanto a quelli anabattista e spiritualista. Si tratta di un filone "razionalista" che propone di espungere dalla tradizione cristiana i dogmi "irrazionali" e mitologici. Fin dalla penetrazione della Riforma radicale in Italia nel XVI secolo, la polemica dell'ala "razionalista" si dirige soprattutto contro la credenza nell'Inferno e il dogma della Trinità. Si diffondono così dottrine "unitariane" (che negano la Trinità e la divinità di Gesù Cristo) e "universaliste" (per cui non c'è Inferno e tutti si salvano). Queste dottrine, dopo un effimero successo in Inghilterra, si radicheranno soprattutto negli Stati Uniti, dove sorgeranno un'Associazione Unitariana Americana e una Chiesa Universalista in America, che nel 1961 si fonderanno nell'Associazione Unitariana Universalista.

La maggior parte degli osservatori non considerano più questa Associazione una denominazione protestante, né - a rigore - cristiana, perché oggi proclama come unico credo la "libera ricerca della verità" e ne fanno parte razionalisti di vario orientamento, da secular humanist fino a neo-pagani, che certamente non si considerano protestanti. Contro questi sviluppi hanno però reagito congregazioni unitariane in Europa - compresa l'Europa dell'Est - e negli stessi Stati Uniti, che intendono ritornare all'esperienza unitariana e universalista dell'ala razionalista della Riforma radicale così come si era manifestata a partire dal secolo XVI. Alcune di queste congregazioni sono così impegnate - al pari degli altri eredi diretti della Riforma radicale (in particolare mennoniti e quaccheri) - nella cooperazione internazionale tra Chiese protestanti.[15].

 

Chiesa Evangelica Mennonita Italiana

All'interno del mondo del cosiddetto "protestantesimo radicale", nel territorio preso in esame una presenza significativa è quella della Chiesa Evangelica Mennonita Italiana, che ha propri luoghi di culto e attività consolidate nei Comuni di Cinisi e Capaci.

Menno Simons (1496-1561), sacerdote cattolico olandese nato a Witmarsum - in Frisia -, si converte nel 1536 all'anabattismo, ed emerge come un deciso oppositore di qualunque forma di violenza. Da Simons origina una tradizione "mennonita" rigorosamente pacifista, che si è tradotta oggi in un impegno per la pace nel mondo. Simons prende posizione a favore della dottrina del "bando rigido", secondo cui gli altri membri della comunità dovrebbero evitare gli apostati, anche se membri della loro stessa famiglia, rifiutandosi perfino di pranzare con loro. Questa pratica, che permane presso diverse denominazioni Amish negli Stati Uniti, non è più caratteristica oggi delle Chiese mennonite.

Tollerati in zone dell'Olanda, della Germania e della Svizzera, i mennoniti sono in seguito perseguitati e si trasferiscono in massa in Crimea e nella Tauride, invitati dalla zarina Caterina II "la Grande" (1729-1796) come parte di un progetto per ripopolare quelle regioni. Nel 1870, però, la Russia introduce il servizio militare obbligatorio, incompatibile con le idee pacifiste dei mennoniti, che decidono di emigrare in massa negli Stati Uniti, nel cui territorio avevano già stabilito colonie fin dal XVII secolo. Alcune colonie mennonite rimangono peraltro in Russia. Nell'Ottocento la Chiesa mennonita subisce una serie di divisioni e di scismi - sia "progressisti" sia conservatori - ma si diffonde in numerosi Paesi del mondo.

La maggior parte dei mennoniti si riconoscono però nella Confessione di Dordrecht del 1632, che - oltre alle classiche tesi anabattiste - mutua dal filone "spiritualista" un riferimento all'incontro personale del credente con Gesù Cristo e al lavoro interiore dello Spirito Santo. I mennoniti sono in genere congregazionalisti e sottolineano l'autonomia delle comunità locali, anche se esistono strutture di coordinamento che promuovono in particolare le attività missionarie. Cruciale per l'identità mennonita, insieme al pacifismo, è l'idea della separazione tra Chiesa e Stato, che costituisce peraltro un'eredità più generale della Riforma radicale.

La diffusione a livello internazionale dei mennoniti consiste in circa un milione di membri, di cui 310.000 fedeli nell'America del Nord (93.000 in Canada e 217.000 negli Stati Uniti); crescite rapide, fra i Paesi in cui la Chiesa è presente, si registrano in Africa e Indonesia. In Italia la presenza mennonita risale al 1949, per l'opera evangelistica dell'Ufficio della missione della Chiesa mennonita in Virginia (Virginia Mennonite Board of Missions); la prima persona italiana ad abbracciare la fede mennonita in Italia è stata Franca Ceraulo (1913-1969), di Palermo. Attualmente sono presenti otto congregazioni, grazie anche all'aiuto dei missionari americani: tre a Palermo, una a Cinisi, Capaci, Termini Imerese (tutte località in provincia di Palermo), Bari, Toritto (Bari); i membri sono circa 600. Il centro principale di attività è, come si è visto, la città di Palermo, dove la Chiesa gestisce, anche qui in collaborazione con il Virginia Mennonite Board of Missions, una Scuola di Discepolato nei locali del Centro Agape (teatro anche di incontri interdenominazionali) e il servizio S.O.S. Famiglia, rivolto particolarmente alle famiglie bisognose e ai ragazzi del quartiere Zisa-Noce, cui si affianca in Puglia l'Istituto per la Famiglia, con sedi a Bari e a Toritto, particolarmente attivo nell'assistenza agli immigrati albanesi[16].

Come abbiamo già accennato, nell'entroterra palermitano da noi esaminato la presenza della Chiesa Evangelica Mennonita Italiana - organizzativamente suddivisa in due distretti, Sicilia e Puglia (il distretto Sicilia è peraltro affiliato alla Intesa Evangelica Siciliana) - si trova nei Comuni di Cinisi e Capaci, per quanto la prima presenza mennonita nel territorio dell'Arcidiocesi di Monreale risalga al 1974, con un'opera di evangelizzazione nel Comune di Altofonte, cui seguirà - nel 1978, nella medesima località - l'affitto di un locale per gli incontri di culto: tale presenza ha termine nel 1994, con il confluire dei pochi fedeli nell'alveo del mondo pentecostale. La presenza a Capaci, invece, è tuttora attiva e origina nel 1983; l'attuale luogo di culto, acquistato dalla comunità nel 1993, dà vita alla Chiesa Evangelica Mennonita "Emmanuel", che conta circa 80 membri frequentanti; fino al 1999 la locale comunità disponeva anche di un gruppo musicale, il "Gruppo Osanna". Altresì tuttora attiva è la comunità "Vita Nuova" di Cinisi, che conta circa 20 fedeli ma non dispone di un luogo di culto: essa trae origine dall'opera missionaria dei coniugi Willard ed Eva Beverly nella seconda metà degli anni 1970, i quali nel 1984 si trasferiranno nel paese per fondare una comunità; attualmente la comunità "Vita Nuova" - nata anche grazie all'opera di evangelizzazione itinerante, nel 1976, del Gospel Team "I viventi" (che raggiunse inoltre, ma senza radicamenti, il territorio di Carini) - è guidata dal pastore Francesco Sapienza. Complessivamente, i circa 100 fedeli di Capaci e Cinisi - come, in generale, della Chiesa Evangelica Mennonita Italiana nel suo insieme - sono di età prevalentemente adulta o anziana e trovano significative difficoltà nella trasmissione della fede alle seconde generazioni: anche per cercare di ovviare a questo problema è stato costituito il Gruppo Sfida, un gruppo missionario evangelistico composto da giovani convertiti, e sono intensificati i piccoli gruppi di "cellule", guidati da un anziano o diacono e finalizzati a incontri settimanali di preghiera, fraternità e studio biblico.

 

Il protestantesimo avventista

Un ulteriore ambito delle presenze religiose minoritarie nel territorio compreso nei Comuni che costituiscono l'Arcidiocesi di Monreale è il cosiddetto "protestantesimo avventista".

La componente avventista - che sottolinea l'imminenza della fine di questo mondo - percorre, trasversalmente, tutto il protestantesimo. Dai romanzi ai trattati di teologia, testi che annunciano la fine imminente diventano spesso best seller, specie nei Paesi di lingua inglese. I loro lettori provengono da tutte le correnti del protestantesimo, in particolare da quelle evangelical. Esistono tuttavia anche denominazioni di tipo "avventista" che si sono costituite come Chiese o comunità separate. Esse affondano le loro radici nelle speculazioni sulla fine di questo mondo e sulla sua data possibile o probabile, ricavate soprattutto dal Libro di Daniele e dall'Apocalisse. I brani più spesso scrutati per il loro significato numerologico sono:

- Apocalisse 11, 3, che menziona 1.260 "giorni" (interpretati come "anni" nelle speculazioni numerologiche sulla base di Numeri 14, 34 ed Ezechiele 4, 6), tempo della testimonianza di "due profeti vestiti di sacco", con cui sono fatti coincidere anche testi di Daniele dove di parla di "un tempo, più tempi e metà di un tempo";

- Daniele 12, 11, che parla di un periodo di 1.290 "giorni" a partire dalla "abolizione del sacrificio";

- Daniele 12, 12, che contiene un riferimento a 1.335 "giorni";

- Apocalisse 11, 2, che si riferisce a quarantadue "mesi" (quindi 2.260 "giorni", cioè anni), durante i quali "i Gentili calpesteranno la Città Santa", periodo messo in relazione con i "tempi dei Gentili" di Luca 21, 24;

- Daniele 8, 14, che menziona un periodo di 2.300 "giorni" tra la "desolazione" e la "purificazione" del santuario;

- Daniele 4: il resoconto del sogno di Nabucodonosor (630-561 a.C.), in cui un albero gigantesco abbattuto resta a terra, prima di venire rialzato, per sette "tempi" (interpretati come "anni" di 360 "giorni" ciascuno, per un totale di 2.520 "giorni" simbolici, cioè 2.520 anni).

Questi e altri brani offrono dei periodi (in anni) al termine dei quali si attendono avvenimenti straordinari. Naturalmente, per poter applicare profeticamente questi testi, è necessario reperire un termine da cui fare partire il calcolo, e anche su questo punto le interpretazioni dei testi biblici divergono.

Movimenti di tipo lato sensu avventista si sono sviluppati nel mondo protestante (e occasionalmente - ma meno spesso - in quello cattolico) a partire, almeno, dalla Rivoluzione francese, un avvenimento dalla portata così straordinaria da essere spesso messo in relazione con le profezie bibliche. Il maggiore movimento avventista - il predecessore immediato delle attuali denominazioni di questa corrente - è tuttavia l'avventismo millerita, o millerismo, che prende il nome da un predicatore laico battista, William Miller (1782-1849). Nel 1834 Miller abbandona la sua attività di agricoltore per dedicarsi alla predicazione a tempo pieno. Sulla base dei diversi calcoli convergenti, egli ritiene che i 2.300 "giorni" (anni) di Daniele 8, 14 termineranno nel 1843. L'annuncio profetico di avvenimenti apocalittici per questa data suscita uno dei più spettacolari movimenti di risveglio dell'intera storia religiosa americana, coinvolgendo centinaia di migliaia (forse milioni) di persone e raggiungendo dagli Stati Uniti anche l'Inghilterra, l'Europa continentale e persino l'India e l'Africa. Quando l'anno 1843 trascorre senza che nulla sia accaduto, Miller corregge i calcoli, fissando la fine del presente ordine di cose dapprima alla primavera del 1844, quindi - sotto l'influenza di Samuel Snow (1806-1870) - alla data esatta del 22 ottobre 1844. L'attesa della fine per quest'ultima data è stata spesso esagerata da storici forse troppo attenti alle frange più estreme, ma è certamente contrassegnata da notevole fervore. La storiografia religiosa statunitense parla di una "Grande Delusione" con riferimento all'alba del 23 ottobre 1844, quando il sole si leva senza che nulla di visibile sia accaduto.

La sociologia contemporanea insegna che, "quando la profezia fallisce", difficilmente un movimento di disperde. Se qualcuno ammetterà di essersi semplicemente sbagliato (come fece, dopo il 1844, lo stesso Miller), i più cercheranno di razionalizzare la delusione (cosiddetta "sindrome di Festinger", dal nome del sociologo Leon Festinger [1919-1990] che per primo studiò il fenomeno nel 1956) convincendosi che si era attesa o la cosa giusta per la data sbagliata, o qualche cosa di sbagliato per la data giusta.

Dopo la Grande Delusione la prima spiegazione - che incita a ricalcolare le date - si diffonde intorno a due gruppi milleriti, l'Unione della Vita e dell'Avvento fondata nel 1863 da George Storrs (1796-1879), e l'Associazione Cristiana Avventista. Queste due denominazioni si sono fuse nel 1964 nella Chiesa Cristiana Avventista, che ha una teologia di tipo battista e non è presente in Italia. L'Associazione Cristiana Avventista è oggi principalmente nota perché da una sua dissidenza è nato il movimento degli Studenti Biblici, che - particolarmente nel gruppo maggiore che ne è derivato, i Testimoni di Geova - ha adottato una teologia che esce decisamente dall'ambito protestante. Quanto alla seconda reazione - ritenere che per la data giusta (1844) si fosse attesa la cosa sbagliata -, la si ritrova nell'avventismo sabatista, il cui filone principale è stato organizzato nella Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, alla cui origine si trova il ministero profetico di Ellen G. White (1827-1915).

Nella sua storia, questa grande denominazione ha patito un certo numero di scismi, alcuni dei quali sono collegati al "Movimento di Riforma" sorto all'epoca della Prima guerra mondiale intorno alla questione del servizio militare. Tutte le denominazioni di questo filone sono sabatiste, cioè considerano "giorno del Signore" il sabato e non la domenica, secondo una dottrina di origine antica con cui i primi avventisti erano venuti in contatto tramite una minoranza battista, i Battisti del Settimo Giorno. La maggioranza delle denominazioni avventiste sono anche condizionaliste, cioè accettano la teoria dell'immortalità condizionata nell'anima, secondo cui al momento della morte l'anima entra in uno stato di "sonno" da cui si "risveglia" solo al giudizio finale, in cui l'immortalità è garantita alle sole anime dei giusti. Questa teoria ha una lunga serie di predecessori, ma è stata accolta dall'ambiente avventista soprattutto sulla base di un best seller teologico del 1842, I Sei Sermoni del già citato George Storrs.

Per contro, non tutte le denominazioni avventiste sabatiste accettano il ministero profetico di Ellen G. White. Gilbert Cranmer (1814-1904) fonda nel 1860 una Chiesa di Dio (Settimo Giorno) - la più antica delle quali (che ha oggi sede a Denver) è presente anche in Italia - con una complicata storia di scismi, da cui emerge nel 1937 come gruppo di dimensioni maggiori la Chiesa Radiofonica di Dio, poi denominata Chiesa di Dio Universale, fondata da Herbert W. Armstrong (1892-1986). L'intera famiglia delle Chiese avventiste ha mostrato, nella sua storia, una singolare capacità di riconquistare molti aspetti della teologia protestante classica, in parte rifiutati dai fondatori. Un processo di questo genere si è verificato tra gli Avventisti del Settimo Giorno e anche nella Chiesa di Dio Universale (da non confondersi con la Chiesa Universale del Regno di Dio, che è invece una denominazione pentecostale) dopo la morte del fondatore Armstrong. Come spesso accade, il processo che ha ricondotto la Chiesa di Dio Universale nell'ambito del protestantesimo evangelico, con la rinuncia alle innovazioni dottrinali più controverse di Armstrong, ha provocato la nascita di un buon centinaio di scismi "armstrongiti", il più grande dei quali, la Chiesa di Dio Unita, è presente anche in Italia. L'altro principale gruppo "armstrongita", la Global Church of God, ha dovuto dichiarare fallimento nel settembre 1999 dopo un tentativo del suo consiglio di amministrazione, nel novembre 1998, di estromettere il fondatore, Roderick C. Meredith. Quest'ultimo ha fondato una Living Church of God, che ha ripreso missioni in Germania e in Francia e cerca di stabilire una presenza anche in Italia[17].

 

Gli Avventisti del Settimo Giorno

La più importante declinazione del "protestantesimo avventista", nonché l'unica con una presenza organizzata nell'entroterra palermitano, è la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.

Gli Avventisti del Settimo Giorno affondano le loro radici nell'avventismo millerita. Dopo la Grande Delusione, Owen R. L. Crosier (1820-1913) - che peraltro non aderirà alla nuova denominazione - elabora una spiegazione di quanto era avvenuto nel 1844, sostenendo che alla data del 22 ottobre un evento importantissimo si è effettivamente verificato, ma in modo invisibile e in Cielo. Nel frattempo, altri importanti milleriti fra cui Joseph Bates (1792-1872) e John Nevins Andrews (1829-1883) avevano abbracciato il sabatismo. Altri sostenevano la dottrina della "porta chiusa" secondo cui solo chi nel 1844 aveva creduto all'imminente Secondo Avvento avrebbe potuto salvarsi. Il periodo di confusione dottrinale successivo alla Grande Delusione è superato grazie al talento organizzativo di James White (1821-1881) e alle doti profetiche della moglie, Ellen G. White, che aveva sposato nel 1846.

Le origini dell'attuale denominazione risalgono al 1855, con la pubblicazione del periodico Review and Herald. Il nome Avventisti del Settimo Giorno è adottato nel 1860 e una Chiesa con questo nome è fondata nel 1863 con circa 3.500 membri. Il successo è rapido, grazie anche all'interesse per le teorie vegetariane, la medicina naturale e la dietologia promossa in particolare dal medico John H. Kellogg (1852-1943), il celebre inventore dei fiocchi d'avena, la cui inclinazione per teorie panteistiche lo condurrà peraltro alla rottura con la Chiesa avventista, nel 1907. L'espansione missionaria coinvolge anche l'Europa - e l'Italia - grazie, originariamente, a un personaggio singolare e indipendente, il polacco Michat Belina Czechowski (1818-1876).

Un momento di difficoltà - e insieme di approfondimento teologico - nella storia della Chiesa avventista è la Conferenza Generale di Minneapolis (1888), caratterizzata dal "messaggio" di Ellet J. Waggoner (1855-1916) e Alonzo T. Jones (1850-1923), che tende a reintrodurre nella teologia avventista una insistenza sul classico tema protestante della giustificazione grazie alla sola fede, accompagnata da un entusiasmo revivalistico che dovrebbe trasformare la giustificazione per fede in un'esperienza personale. Ellen G. White interviene personalmente per impedire che il "messaggio" di Waggoner e Jones sia condannato, anche se entrambi finiranno per abbandonare la denominazione. Problemi simili hanno accompagnato, nel XX secolo, quella che molti osservatori considerano una marcia, compiuta con successo, verso un'integrazione del mondo avventista nel protestantesimo evangelico. Una frangia liberale vorrebbe spingersi più oltre su temi come la moralità sessuale o il femminismo, mentre non mancano gruppi conservatori che insistono per una fedeltà letterale anche agli aspetti secondari del messaggio di Ellen G. White. La Chiesa avventista è coordinata da una Conferenza generale, che ha sede a Silver Spring, nel Maryland, i cui dirigenti - guidati dal presidente - sono eletti da una Assemblea generale che si tiene ogni cinque anni. Alla Conferenza generale fanno capo le varie Divisioni in cui è diviso il territorio mondiale. I membri di ciascuna Chiesa locale si riuniscono al sabato per lo studio biblico e il "culto".

La Chiesa avventista conta oltre dieci milioni di membri battezzati nel mondo. In Italia i membri di Chiesa registrati come tali sono circa settemila, ma questo numero non indica se non una frazione della comunità avventista nel suo insieme; le riunioni di culto sono frequentate da circa venticinquemila persone e le scelte valide dell'otto per mille che designano la Chiesa avventista sono annualmente oltre quarantamila. Queste ultime, peraltro, derivano in parte anche da non avventisti che hanno simpatia per quell'ampia serie di istituzioni educative, caritative, sociali ed editoriali attraverso le quali gli avventisti sono presenti e noti nel nostro Paese.

La presenza nel nostro Paese della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno risale al 1864, ed essa è stata riconosciuta come ente di culto con D.P.R. 13 aprile 1978, ai termini della legge del 1929. Nel 1986 è stata firmata l'Intesa con il governo italiano, poi ulteriormente recepita nel 1988 (legge 22/11/1988). La Repubblica Italiana garantisce alla Chiesa Avventista l'autonomia e la libera organizzazione, secondo i propri ordinamenti, nonché la libera nomina dei propri ministri di culto e missionari. L'Unione Italiana Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno è inoltre autorizzata a svolgere liberamente assistenza spirituale negli istituti ospedalieri e penitenziari, può istituire scuole di ogni ordine e grado, ed è stato riconosciuto legalmente il titolo offerto dall'Istituto Avventista di Cultura Biblica "Villa Aurora", il seminario in cui si formano i pastori e il personale. Nell'Intesa, un importante rilievo ha il riconoscimento del diritto all'osservanza del sabato in tutti i settori, compreso quello lavorativo e scolastico; i matrimoni celebrati da ministri di culto avventisti sono riconosciuti agli effetti civili.

Gli enti riconosciuti dall'Intesa come "ecclesiastici", facenti capo all'Unione Italiana delle Chiese Avventiste, sono: l'Ente UICCA (Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste), l'Ente Patrimoniale (che gestisce gli immobili dell'UICCA) e l'Ente Istituto Avventista di Cultura Biblica (che fa capo al seminario di Villa Aurora). Lo Stato riconosce inoltre agli avventisti il diritto ad avere radio locali e alla piena libertà di stampa, affissione e promozione. Per quanto riguarda gli aspetti economici, lo Stato ha preso atto che la Chiesa Avventista si sostiene autonomamente attraverso le decime e le offerte dei propri membri; la Chiesa è stata inserita nella ripartizione dell'otto per mille dell'IRPEF - con esclusione della quota relativa alle scelte non espresse dai contribuenti, cui ha espressamente rinunciato -, che destina per scopi sociali, culturali, umanitari e assistenziali, per opere da realizzare in Italia e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, attraverso l'ONG denominata ADRA, che fa capo alla Chiesa Avventista.

In Italia gli avventisti svolgono un'ampia rete di attività sanitarie e sociali: vanno ricordate la Casa di Riposo "Casa Mia" di Forlì; l'associazione umanitaria ADRA-Italia, che realizza progetti a favore dell'infanzia, degli anziani, e nel settore dell'accoglienza, dell'aiuto ai profughi e con interventi nel Terzo Mondo; l'associazione Lega Vita e Salute che, in collaborazione con la casa editrice ADV - importante a questo riguardo la rivista Vita & Salute -, opera per la difesa della salute nel campo dell'educazione e della prevenzione (in campo alimentare, con i famosi "Piani dei Cinque Giorni" per smettere di fumare, e con corsi anti-alcool e anti-stress). La Fondazione Adventum è stata inoltre istituita per prevenire e combattere l'usura in Italia e per promuovere il lavoro giovanile, ottenendo importanti riconoscimenti da parte delle istituzioni. Molto esteso è l'impegno a favore dei giovani, per i quali è stata fondata AISA - Associazione Italiana Scout Avventisti -, che opera nel campo dello scoutismo, della formazione e prevenzione del disagio, organizzando campeggi e attività a favore dell'ambiente. Un forte impegno è stato sviluppato anche nell'ambito della difesa della libertà religiosa, in cui opera l'associazione non confessionale AIDLR (Associazione Internazionale per la Difesa della Libertà Religiosa), rappresentata anche presso l'ONU, che pubblica a livello internazionale la rivista Coscienza e Libertà.

La dottrina avventista - fino al 1980 radicata nelle "trentasei tesi" del 1957, e dal 1980 nelle "ventisette dottrine fondamentali" che sintetizzano le credenze della Chiesa, come esposto nel documento SDAs believe... A Biblical exposition of 27 fundamental doctrines, attualmente il documento ufficiale di riferimento per l'identificazione del corpus dottrinale avventista - parte dall'affermazione della Trinità, della divinità di Gesù Cristo, della giustificazione per sola fede, cui si aggiunge la fiducia in un "imminente Secondo Avvento". Specifici della teologia avventista sono il condizionalismo (con conseguente negazione dell'Inferno, in quanto - dopo il giudizio - i peccatori saranno puniti con la "completa distruzione") e il sabatismo. Si aggiungono il rifiuto della predestinazione, il battesimo per immersione, il principio della decima, la necessità di continuare il rito della lavanda dei piedi, l'astensione dall'alcool e dal tabacco, la rigorosa separazione della Chiesa dallo Stato, la verità letterale del racconto della Creazione (anche se all'interno della Chiesa Avventista esiste un'ampia gamma di interpretazioni su questo e altri soggetti legati all'ermeneutica biblica, che fanno capo al dibattito più ampio - e ancora piuttosto "fluido" - tra posizioni letteraliste e liberali, come dimostra la discussione in corso, nella quale anche voci autorevoli del mondo avventista si sono pronunciate a favore di una interpretazione non letterale della Creazione).

Cruciale per la definizione dell'identità avventista è la "dottrina del Santuario", la risposta storica dei "pionieri" avventisti alla crisi del 1844. Vi è un Santuario celeste (di cui il santuario del tempio di Gerusalemme rappresenta l'antitipo vetero-testamentario), che ha una parte superiore, il "luogo santissimo", e una parte inferiore. Il 22 ottobre 1844 Gesù Cristo è asceso nel "luogo santissimo" dove ministra a favore degli uomini. Da allora è iniziato un "giudizio investigativo", una "grande inchiesta" che esamina i meriti di ogni singola persona umana. Il "giudizio investigativo" precede immediatamente i tempi ultimi, e il ritorno di Cristo è imminente, come annunciato dallo "Spirito di Profezia" che si è manifestato nell'opera di Ellen G. White (i cui scritti non sono peraltro considerati sullo stesso piano della Bibbia). Prima che Cristo ritorni, vi sarà un "grande conflitto" fra il bene e il male, identificati rispettivamente dal "suggello di Dio" (l'osservanza del sabato) e dal "marchio della bestia" (la sua diabolica sostituzione con la domenica, la cui osservanza sarà presto imposta da un potere politico collegato all'Anticristo dell'Apocalisse).

Se questa "seconda Bestia" è un potere di tipo politico, a lungo nella letteratura avventista la "prima Bestia" "religiosa" è stata identificata con la Chiesa di Roma e con il pontificato, anche se più recentemente le affermazioni anti-cattoliche sono state notevolmente sfumate e un cauto dialogo è stato avviato anche con il mondo cattolico, così come con quello protestante maggioritario. Il timore della "seconda Bestia" è alle radici dell'impegno avventista nelle istituzioni e associazioni internazionali che promuovono la libertà religiosa con particolare impegno. In ogni caso, secondo gli Avventisti, nessuno ha ancora ricevuto il "marchio della Bestia", che sarà imposto soltanto quando la "seconda Bestia" avrà resa obbligatoria per legge l'osservanza della domenica. Il regno della Bestia avrà termine con il ritorno in gloria, personale e visibile di Cristo che inaugurerà il Millennio, in cui gli eletti morti risorgeranno e, insieme con gli eletti viventi, ascenderanno al Cielo, dove parteciperanno al giudizio degli empi diretto da Cristo. Nel frattempo, la Terra rimarrà per mille anni deserta e desolata. Al termine del Millennio, la Gerusalemme celeste riscenderà di nuovo sulla Terra: i malvagi "risorgeranno" per udire la sentenza che li condanna alla "distruzione", insieme con Satana e i suoi angeli ribelli, mentre i buoni conosceranno la vita eterna in un mondo di gioia perfetta[18].

Dei circa 7.000 membri di Chiesa registrati come tali in Italia, 1.500 risiedono in Sicilia, territorio che costituisce uno specifico "campo" di questa denominazione. Nell'ambito del "campo" siciliano, il "distretto" di Palermo comprende tre comunità, due in città e la terza - appunto - a Monreale, sorta nel 1957 per opera di Maria Parisi Tusa (1918-2002), una casalinga originaria di Sciacca particolarmente fervente nella predicazione. La comunità di Monreale si è dotata nel 1967 di un luogo di culto, attualmente guidato da un giovane pastore residente a Palermo, Saverio Scuccimarri. Alla Chiesa avventista di Monreale afferiscono inoltre fedeli provenienti dai Comuni o dalle borgate di San Cipirello, Altofonte, Pioppo e Giacalone. Fra membri iscritti e frequentanti, cui si aggiungono gli adolescenti e i bambini, la comunità avventista di Monreale conta circa 70 fedeli. Un recente impulso alla crescita della Chiesa avventista nell'entroterra palermitano è quello relativo a specifiche campagne di evangelizzazione nei confronti del mondo giovanile, concretizzatosi, fra l'altro, con l'inaugurazione - nel 2005 - di una locale presenza dell'AISA, l'Associazione Italiana Scout Avventisti, rivolta ai ragazzi fra i 6 e i 15 anni.

 

I Testimoni di Geova

A contendersi (come pure a livello nazionale) il primato della minoranza religiosa più rappresentativa e rappresentata nel territorio compreso nei Comuni che costituiscono l'Arcidiocesi di Monreale sono i Testimoni di Geova.

 

Dagli Studenti Biblici ai Testimoni di Geova

Il movimento degli Studenti Biblici nasce con Charles Taze Russell (1852-1916), figlio di un ricco commerciante di tessuti di Pittsburgh (Pennsylvania). I suoi primi interessi religiosi lo portano verso il movimento avventista, negli anni in cui questo cerca di riorganizzarsi dopo la Grande Delusione del 1844. A sedici anni - dopo l'incontro con un predicatore della Chiesa Cristiana Avventista - Russell inizia un gruppo di "studio biblico" con il padre e pochi amici. Le attività di questi "Studenti Biblici" proseguiranno in modo informale fino al 1876. Nel frattempo, nel mondo avventista, un gruppo raccolto intorno a Nelson H. Barbour (1822-1906) attende la fine del presente ordine di cose per l'anno 1874 (cosiddetto movimento del "Grido di Mezzanotte", ancorché lo stesso nome sia stato applicato anche ad altri gruppi prima e dopo il 1874). Trascorsa anche questa data, Barbour sostiene che dal 1874 è iniziata una speciale presenza invisibile di Gesù Cristo sulla Terra per preparare un gregge di eletti in vista dell'imminente fine del mondo.

Russell diventa il più diretto collaboratore di Barbour, e lo aiuta a formulare la data del 1914 per la fine del presente ordine di cose, reinterpretando con nuovi calcoli le speculazioni numerologiche diffuse nell'ambiente dell'avventismo post-millerita. Russell è anche influenzato, come molti esponenti dell'ambiente avventista, dai Sei Sermoni di George Storrs (1796-1879) e adotta il condizionalismo, o teoria dell'immortalità condizionata dell'anima. Dopo la rottura con Barbour, nel 1878, Russell crea il giornale The Watch Tower ("La Torre di Guardia"), che acquista in breve tempo un'enorme diffusione. Alla data del 1878, quando iniziano riunioni di "Studenti Biblici" che prescindono da Barbour, si può fare risalire l'origine del movimento degli Studenti Biblici come gruppo "russellita" indipendente.

Nonostante una serie di problemi personali - fra cui il divorzio dalla moglie Maria Frances Ackley (1850-1938), che era stata una delle sue principali collaboratrici - Russell diventa uno dei più noti predicatori degli Stati Uniti, e una sua rubrica è regolarmente pubblicata su autorevoli giornali di tutto il Paese. Percorre anche più volte numerosi Paesi stranieri (visitando anche l'Italia, dove entra in contatto tra l'altro con valdesi interessati alle sue idee) e usa abilmente gli strumenti nascenti della fotografia e delle diapositive, attirando le folle con un Fotodramma della Creazione. Quando, nel 1914, scoppia la Prima guerra mondiale, le previsioni apocalittiche di Russell incentrate su questa data sembrano giustificate. È vero, tuttavia, che - per quanto sanguinosa - la Prima guerra mondiale non era destinata a rappresentare la fine del mondo né di questo mondo. La guerra è problematica per gli Studenti Biblici anche da un altro punto di vista, in quanto predicano l'obiezione di coscienza, il che li pone in evidente contrasto con i governi e le autorità militari. Si aggiungono le cattive condizioni di salute di Russell, che muore nel 1916.

In questo clima travagliato, sorgono controversie sulla successione di Russell, e dal tronco originario degli Studenti Biblici, emergono - accanto ai Testimoni di Geova (che raggruppano la stragrande maggioranza dei seguaci del movimento iniziato dal predicatore di Pittsburgh) - numerosi gruppi più piccoli, alcuni dei quali - come quello dell'Associazione La Vera Fede I Testimoni di Geova, che ha il suo centro a Cluj-Napoca, in Romania -, pur non presenti in Italia, vi diffondono una propaganda in lingua italiana anche via Internet[19].

 

Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova

Il nome "Testimoni di Geova" è stato dato alla maggioranza degli Studenti Biblici di Charles T. Russell, che hanno seguito la sua leadership, da Joseph F. Rutherford (1869-1942). Nel 1917 Rutherford è eletto secondo presidente della Watch Tower Bible and Tract Society, l'ente fondato da Russell nel 1884. Nel 1918 Rutherford e sette suoi collaboratori sono arrestati con l'accusa di cospirazione. L'anno seguente sono scarcerati e in seguito del tutto prosciolti dalle accuse. Con l'eccezione di alcuni gruppi che negli Stati Uniti e in Europa ne contestano l'autorità, Rutherford è riconosciuto e accettato quale presidente legittimo dalla stragrande maggioranza degli Studenti Biblici. Riorganizza la confessione - cui Russell aveva dato una struttura piuttosto elastica - come organizzazione "teocratica", fondandola sulla nozione di ubbidienza alla volontà di Dio e su uno straordinario fervore missionario per il ministero porta a porta, con visite sistematiche e ripetute alle case della gente.

Per la loro presa di posizione ispirata alla "separatezza" nelle questioni politiche e militari, i Testimoni di Geova sono perseguitati in vari Paesi, Germania nazista compresa. Anche in Paesi più liberi devono difendere nei tribunali il diritto di predicare secondo il loro stile peculiare e di attenersi alle proprie idee religiose. Nel quarto e quinto decennio del XX secolo i Testimoni di Geova vinceranno 43 cause (su 59 che li riguardano) di fronte alla Corte suprema degli Stati Uniti, stabilendo importanti precedenti in materia di libertà religiosa. Nello stesso periodo i Testimoni nei territori controllati dal nazismo affrontano dure prove, in particolare per il loro rifiuto di sostenere lo sforzo bellico nazista. Quasi diecimila Testimoni finiscono nelle prigioni o nei campi di concentramento nazisti, e quasi duemila di questi perdono la vita (altri 250 sono condannati dai tribunali militari come obiettori e giustiziati). Solo di recente gli storici stanno facendo riemergere - pur fra qualche controversia - le loro vicende.

A Rutherford, morto nel 1942, succede Nathan Homer Knorr (1905-1977), dirigente dotato di notevoli capacità di organizzatore che cura particolarmente la formazione dei missionari e degli evangelizzatori porta a porta. A Knorr succede nel 1977 Frederick W. Franz (1893-1992), il quale deve tra l'altro affrontare il dissenso del nipote, Raymond Franz, che abbandona il movimento e pubblica opere critiche. A Franz, morto a novantanove anni, succede nel 1992 Milton G. Henschel. Un periodo di evoluzione interna che ha preso l'avvio sotto la presidenza di Knorr ha nel frattempo reso collegiale la direzione dei Testimoni di Geova.

L'organizzazione dei Testimoni di Geova è diretta a livello mondiale da un Corpo direttivo, un gruppo di tredici "anziani" che vivono e operano presso la sede mondiale di Brooklyn (presso New York), tra i quali il presidente oggi non è più designato a vita ma a rotazione. Nell'ottobre 2000 si è avuto un nuovo significativo sviluppo, con le dimissioni del presidente Henschel e degli altri membri del Corpo direttivo che ne facevano parte dal consiglio di amministrazione della Watch Tower Bible and Tract Society, un passo che consente al Corpo direttivo di dedicarsi alla guida spirituale della congregazione e affida ad altri i compiti più strettamente amministrativi. La sede di Brooklyn è un vasto complesso di trentasei edifici in cui operano a tempo pieno alcune migliaia di volontari. Varie ripartizioni territoriali, in ordine decrescente fino ad arrivare alle congregazioni, rispondono al Corpo direttivo. Le singole congregazioni sono visitate due volte l'anno da "anziani" itineranti detti sorveglianti di circoscrizione.

La vita di congregazione dei Testimoni di Geova è intensa. Comprende riunioni settimanali tenute di solito in luoghi di culto detti Sale del Regno. Inoltre, i Testimoni di Geova che non hanno particolari impedimenti dedicano parte del proprio tempo alla testimonianza missionaria di porta in porta. Due volte l'anno più congregazioni si riuniscono insieme in assemblea. Una volta l'anno si tiene anche un'assemblea di distretto che dura più giorni. In occasione di questi raduni più grandi i nuovi discepoli sono battezzati mediante immersione completa in acqua. L'attività editoriale dei Testimoni di Geova è particolarmente intensa, come dimostra la diffusione dei loro quindicinali: La Torre di Guardia, disponibile in più di centotrenta lingue, e Svegliatevi!, stampata in oltre ottanta lingue. La tiratura di ciascuna edizione di questi periodici supera i venti milioni di copie. Oltre a queste due riviste, i Testimoni di Geova producono e diffondono traduzioni della Bibbia e molti altri libri e opuscoli. Il libro La conoscenza che conduce alla vita eterna e l'opuscolo Cosa richiede Dio da noi? sono impiegati come sussidi di studio biblico. Le trasgressioni dottrinali e morali sono esaminate da comitati (formati da "anziani") e, se un trasgressore non dà indicazioni di ravvedimento, può essere "disciplinato" con la disassociazione, o scomunica.

Le statistiche relative agli aderenti dei Testimoni di Geova variano a seconda che si consideri "membro" chi si impegna nel ministero di porta in porta in quanto "proclamatore", oppure chi fa parte della congregazione presa nel senso più ampio, comprendente anche bambini, malati e infermi. Il numero di Testimoni di Geova nel mondo può così oscillare fra i circa sei milioni e mezzo di proclamatori e gli oltre sedici milioni (una cifra che comprende anche i simpatizzanti) che assistono ogni anno alla celebrazione della Cena del Signore, l'unico evento "liturgico" organizzato dai Testimoni di Geova.

In Italia il primo gruppo di Studenti Biblici comincia a riunirsi nel 1903 a San Germano Chisone, una località presso Pinerolo (Torino). La prima congregazione si costituisce, sempre a Pinerolo, nel 1908. La prima assemblea italiana si tiene, ancora una volta a Pinerolo, nel 1925. Quell'anno gli aderenti sono circa 150. A partire dal 1925 si abbatte su di loro la persecuzione fascista, che si intensifica con l'occupazione tedesca, allorché alcuni Testimoni italiani prendono la via dei campi di concentramento. Praticamente tutti gli aderenti italiani (evangelizzatori e simpatizzanti) sperimentano personalmente qualche forma di persecuzione. Buona parte dei pochissimi obiettori di coscienza sotto il fascismo sono Testimoni di Geova. Nell'aprile 1940, 26 Testimoni di Geova compaiono davanti al Tribunale speciale, che li condanna a un totale di 186 anni e 10 mesi di reclusione (saranno tutti scarcerati tra il 1943 e il 1944, ma soltanto nel 1957 quella decisione sarà riformata e i 26 assolti). Secondo una stima dello storico valdese Giorgio Rochat, su 142 persone condannate dai tribunali fascisti o inviati al confino o internati per la loro attività religiosa, 83 (circa il 60%) sono Testimoni di Geova.

Nel 1946 l'attività riprende con circa 130 proclamatori. Da allora la crescita è spettacolare, fino a fare dell'Italia il Paese europeo con il maggior numero di Testimoni di Geova, e della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova la seconda religione formalmente organizzata del Paese. Sul piano giuridico, nel 1976 l'ente americano rappresentante i Testimoni di Geova in Italia (la Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania) si vede riconosciuta la personalità giuridica. Dopo di allora, ai ministri di culto dei Testimoni di Geova è stato consentito dapprima di celebrare matrimoni validi agli effetti civili e in seguito anche di visitare detenuti nelle carceri. Nel 1986 la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova consegue il riconoscimento giuridico. Inoltre, il 18 novembre 1999 è stipulata una bozza di Intesa con la Repubblica Italiana, ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione, a sua volta approvata dal Consiglio dei ministri il 21 gennaio 2000 e sottoscritta dal Presidente del Consiglio il 20 marzo 2000, ma a tutt'oggi non ancora ratificata dal Parlamento.

Attualmente i Testimoni di Geova hanno 3.070 congregazioni in Italia (98.269 nel mondo) e 1.491 edifici per il culto (1.475 Sale del Regno e 16 Sale delle Assemblee, queste ultime costruite per le riunioni più grandi). I Testimoni contano oggi in Italia 232.060 proclamatori (6.390.016 nel mondo), con una proporzione di un proclamatore ogni 249 cittadini circa. Nel 2005 hanno assistito alla commemorazione annuale della Cena del Signore 416.248 presenti (erano 433.242 nel 2004), contro i 16.383.333 a livello mondiale (erano 16.760.607 nel 2004). In Italia ci sono anche varie congregazioni e gruppi – nel complesso, oltre 580 – in lingue diverse dall’italiano: si tratta del campo nel quale i Testimoni italiani stanno registrando il più rapido incremento, se si considera che nel 2002 i gruppi in questione erano 118; per la precisione ci sono 191 congregazioni (formazioni più stabili anche perché numericamente più consistenti) e 394 gruppi (formazioni più piccole, talvolta solo di 10-15 persone). Attualmente, i gruppi linguistici che hanno il maggior numero di congregazioni e gruppi in Italia sono: spagnolo (51 gruppi e 51 congregazioni), lingua italiana dei segni (57 gruppi e 22 congregazioni), inglese (25 gruppi e 38 congregazioni), albanese (47 gruppi e 10 congregazioni), romeno (39 gruppi e 17 congregazioni), francese (37 gruppi e 10 congregazioni), russo (31 gruppi e 5 congregazioni), cinese (28 gruppi e 5 congregazioni), arabo (14 gruppi e 3 congregazioni), tagalog (4 gruppi e 10 congregazioni), singalese (10 gruppi e 4 congregazioni), punjabi (11 gruppi e 1 congregazione), tedesco (10 congregazioni), portoghese (7 gruppi e 3 congregazioni). Inoltre, ci sono congregazioni o gruppi anche nelle seguenti lingue: amarico, bengali, bulgaro, croato, giapponese, macedone, persiano, polacco, tamil, tigrino, twi e urdu, per un totale di 26 diversi gruppi linguistici diversi dall'italiano.

Per i Testimoni, Geova è il Creatore, il solo e unico vero Dio. È negata la dottrina della Trinità. Gesù Cristo è chiamato "Figlio di Dio", ma rimane pur sempre una creatura. Esisteva in Cielo quale prima creatura del Padre prima di nascere come uomo sulla Terra. Gesù è venuto in Terra per compensare la completa disobbedienza di Adamo con la sua completa obbedienza al Padre, morendo non sulla croce ma su un palo di tortura (così, secondo i Testimoni, andrebbe tradotto il termine greco stauròs). I Testimoni accettano Gesù quale proprio Salvatore e Redentore. Quanto alla resurrezione, Gesù non riprese il corpo che aveva sulla Terra, ma assunse un "corpo spirituale" in Cielo. I Testimoni di Geova sostengono che l'uomo non tanto ha un'anima, ma è un'anima (cioè un essere animato) che alla morte "dorme" nella tomba (se non va direttamente in Cielo, destino che attende una minoranza di eletti). La persona umana era destinata a vivere felice per sempre su una terra paradisiaca: un destino venuto meno per la caduta di Adamo ed Eva, che inizia quella che i Testimoni (sulla scia di precedenti autori protestanti e avventisti) chiamano la grande contesa tra Satana e Dio per il governo del Cielo e della Terra e, in particolare, dell'umanità. Rispettando il libero arbitrio umano, Geova non distrugge subito Satana, ma suscita nel corso della storia dei testimoni, tra i quali Gesù.

Dopo l'apostasia della Chiesa cristiana primitiva - in cui sono introdotti elementi pagani - secondo i Testimoni di Geova diversi precursori che esaminano attentamente gli insegnamenti e le profezie della Bibbia preparano il ministero di Charles T. Russell e la restaurazione dell'organizzazione di Geova sulla Terra. Gli uomini buoni sono divisi in due categorie: gli "unti", destinati a regnare in Cielo dopo la morte, in numero fisso di 144.000; e le "altre pecore", che vivranno per sempre su una terra paradisiaca. Pochi fra i Testimoni di Geova si dichiarano "unti" (prendendo gli emblemi del corpo e del sangue del Signore nella commemorazione annuale della Cena del Signore). Sebbene i membri del Corpo direttivo siano tutti "unti", progressivamente funzioni direttive sempre più importanti sono attribuite a esponenti della classe delle "altre pecore".

I Testimoni di Geova credono che nella primavera del 1918 Gesù Cristo abbia accolto in Cielo gli "unti" morti prima di quella data; da allora, quando un "unto" muore va direttamente in Cielo. In una data molto prossima, si svolgerà la grande battaglia di Armaghedon, e tutti coloro che non vivranno conformemente ai princìpi biblici periranno. Seguirà il Millennio, un periodo in cui la Terra sarà portata a condizioni paradisiache. Nel Millennio "altre pecore" morte prima di Armaghedon risorgeranno e sarà loro data l'opportunità di vivere per sempre. Alla fine del Millennio, Satana sarà lasciato libero per qualche tempo e indurrà alcuni uomini a ribellarsi contro Geova. La rivolta avrà peraltro breve durata: Satana, i suoi angeli ribelli e i suoi seguaci umani saranno precipitati nella distruzione eterna, mentre i giusti vivranno per sempre su una terra paradisiaca. Nel frattempo i 144.000 "unti" regneranno gloriosamente in Cielo.

Quanto alla fine del presente ordine di cose, a lungo il riferimento di Matteo 24, 34-35 a "questa generazione" che "non passerà finché tutte queste cose non siano avvenute" era stato compreso all'interno dei Testimoni di Geova come inteso a designare una data in cui persone vive e coscienti nel 1914 sarebbero state ancora viventi. La Torre di Guardia del 1° novembre 1995 ha però presentato un "punto di vista più preciso su ‘questa generazione'"[20] spiegando che, sebbene il Regno di Cristo abbia certamente cominciato a governare nel 1914, cercare di calcolare date o fare congetture sulla durata letterale di una "generazione" non è di alcuna utilità: "‘Il giorno e l'ora' stabiliti da Geova per togliere di mezzo questo sistema mondiale arriveranno quando la testimonianza mondiale sarà stata compiuta nella misura da lui voluta. Non abbiamo bisogno di conoscerne la data in anticipo"[21]. Benché si precisi che questo non vuole affatto dire "che Armaghedon sia più lontano di quanto pensassimo"[22], diversi sociologi hanno messo in relazione l'insegnamento sull'inutilità di calcolare date precise e un atteggiamento di maggiore apertura verso la società esterna in genere.

Per sperare di vivere per sempre su una terra paradisiaca occorre prepararsi fin da ora, rendendosi graditi a Dio. Si deve accettare il sacrificio di riscatto di Gesù Cristo, prendere parte attiva all'opera di evangelizzazione, vivere correttamente dal punto di vista morale ed etico, e "separarsi dal mondo", evitando cioè i contatti con la "falsa religione", rigettando modi di fare corrotti e rifiutando le pratiche idolatriche e pagane, fra cui i Testimoni includono la celebrazione del Natale o di compleanni, l'uso di immagini nel culto, il saluto alla bandiera o il cantare l'inno nazionale. I Testimoni di Geova non accettano trasfusioni di sangue per se stessi o per i figli minorenni sotto la loro potestà. Secondo i Testimoni la loro posizione su questo punto - al centro di notevoli controversie, e in passato (come essi sottolineano) condivisa da altri gruppi religiosi - si basa sul monito biblico di "astenersi dal sangue". I Testimoni hanno promosso la sperimentazione, in campo chirurgico e medico, di trattamenti e terapie alternativi alla trasfusione di sangue, ora applicati anche su pazienti che non hanno motivazioni religiose.

In generale, gli osservatori più attenti notano un lento movimento dei Testimoni di Geova "dalla periferia al centro" della scena sociale, testimoniato dai più frequenti riconoscimenti giuridici da parte di governi di vari Paesi. Anche la problematica del servizio militare ha trovato nella maggioranza dei Paesi soluzioni giuridiche soddisfacenti. Per esempio, in Italia prima dell'abolizione della leva obbligatoria i giovani Testimoni svolgevano il servizio civile, dopo che la legge del 1998 (che ha riformato la disciplina sull'obiezione di coscienza) aveva mutato la natura del servizio civile, "smilitarizzandolo", affidandolo cioè alla gestione della Presidenza del Consiglio e non più al Ministero della Difesa.

La dottrina e alcune pratiche dei Testimoni di Geova, certamente lontane dal protestantesimo storico così come dal cattolicesimo, continuano peraltro a essere criticate con particolare vigore da oppositori di diversa matrice ideologica. I Testimoni di Geova hanno sperimentato anche frequenti episodi di discriminazione e intolleranza in seguito alla lotta contro le "sètte" che è ripresa con notevole accanimento negli anni 1990 in Francia, in Russia e in altri Paesi[23].

Nel territorio compreso dall'Arcidiocesi di Monreale, la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova è presente con una pluralità di Sale del Regno, luoghi di culto e di studio biblico, comprendendo di fatto quasi l'intera gamma dei Comuni o dei borghi. Per facilitare una comprensione dell'estensione di questa presenza nell'entroterra palermitano, forniamo di seguito una tabella delle varie congregazioni e presenze, ricordando - come già accennato - che le statistiche relative ai Testimoni di Geova variano a seconda che si consideri "membro" chi si impegna nel ministero di porta in porta in quanto "proclamatore", oppure chi fa parte della congregazione presa nel senso più ampio (nel caso della tabella: quanti sono presenti regolarmente alle adunanze), o ancora quanti assistono annualmente alla commemorazione della Cena del Signore. Tutti i dati sono aggiornati al 2005 compreso.

 

Congregazione

Proclamatori

Presenti alle adunanze

Presenti alla Commemorazione

Anno di fondazione

 

 

 

 

 

Balestratea

50

90

95

1980

Bisacquinob

21

42

55

1988

Borgettoc

128

140

280

1993

Capacid

72

120

154

1977

Carinie

119

114

174

1987

Cinisi

75

115

168

Anni 1970

Monrealef

185

220

410

1974

Partinicog

151

160

435

1971

Prizzih

24

45

60

 

San Giuseppe Jatoi

95

110

160

1968

Terrasini

115

130

237

Anni 1980

 

 

 

 

 

TOTALI

1.035

1.286

2.228

 

 

Note alla tabella:
- Balestratea = dati comprensivi del Comune di Trappeto
- Bisacquinob = dati comprensivi dei Comuni di Chiusa Sclafani, Campofiorito, Giuliana
- Borgettoc = dati comprensivi dei Comuni e/o delle borgate di Montelepre, Giardinello, Sagana
- Capacid = dati comprensivi dei Comuni di Isola delle Femmine e Torretta
- Carinie = dati comprensivi dei Comuni e/o delle borgate di Belvedere di Carini, Villagrazia di Carini, Giummari
- Monrealef = dati comprensivi dei Comuni e/o delle borgate di Altofonte, Aquino, Borgo Molara (n.b.: dal 1993, a causa della crescita del numero degli associati, la congregazione di Monreale ha dato vita a una seconda congregazione, sempre di Monreale)
- Partinicog = dati comprensivi delle borgate di Parrini e Grisì
- Prizzih = dati comprensivi del borgo di Filaga (n.b.: sia Prizzi sia Filaga appartengono alla congregazione di Lercara Friddi, il cui territorio rientra per la sua gran parte al di fuori del territorio compreso entro i Comuni dell'Arcidiocesi di Monreale; per tale ragione, se i dati dei proclamatori e dei presenti alle adunanze sono accurati, più generico è il riferimento numerico ai presenti alla Commemorazione)
- San Giuseppe Jatoi = dati comprensivi dei Comuni e/o delle borgate di San Cipirello, Corleone, Camporeale, Borgo Schirò, Ficuzza, Roccamena, Tagliavia

 

La corrente restaurazionista

Un contesto assai diverso da quelli precedentemente presi in considerazione, e dal quale tuttavia scaturisce una realtà particolarmente significativa del panorama delle minoranze religiose nel territorio dell'Arcidiocesi di Monreale è la cosiddetta "corrente restaurazionista".

Per "corrente restaurazionista" (o "restituzionista") gli storici delle religioni, particolarmente di lingua inglese, intendono un complesso di Chiese e comunità che nascono dal desiderio di tornare alla Chiesa cristiana primitiva che si manifesta in varie forme nel secolo XIX. Questa tendenza "primitivista" (un'espressione talora rifiutata dalle comunità cui è applicata per un suo possibile significato peggiorativo, anche se in realtà si riferisce appunto alla Chiesa cristiana primitiva, cioè dei primi secoli) si manifesta anche nelle Chiese cristiane maggioritarie, dando vita a fenomeni di rinnovamento in campo teologico, liturgico e missionario. In due correnti - i mormoni e il movimento neo-apostolico (da non confondere con il movimento apostolico pentecostale del Galles, né con le nuove Chiese "apostoliche" dell'ultima ondata carismatica, né ancora con le Chiese pure dette "apostoliche" del pentecostalismo modalista) - i risultati del "restaurazionismo" assumono però un profilo particolare, dando vita a realtà che non possono essere considerate tecnicamente protestanti[24].

 

I mormoni

La corrente mormone - che comprende oggi numerose comunità, di cui una sola di grandi dimensioni, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni - nasce dalle rivelazioni ottocentesche del profeta Joseph Smith (1805-1844). Se per le singole dottrine da lui proclamate è possibile rintracciare precedenti storici, la sintesi che ne scaturisce è certamente del tutto originale.

Nato a Sharon, nel Vermont, in una famiglia di modesti agricoltori, Joseph Smith ha le sue esperienze spirituali cruciali intorno al 1820. Nella "prima visione" (avvenuta nella primavera del 1820) gli appaiono il Padre e il Figlio, che gli ingiungono di non aderire a nessuna delle Chiese esistenti, in attesa di ricevere nuovi lumi. Nel 1823 un messaggero celeste, Moroni, gli annuncia l'esistenza sotto la terra della collina di Cumorah (a qualche chilometro dalla sua casa di Palmyra, nello Stato di New York), di "tavole d'oro" con la storia degli antichi abitatori del continente americano, accompagnate dagli strumenti necessari per "tradurle" dall'originario "egiziano riformato" in inglese. Nel 1827, dopo un periodo di preparazione, Smith entra in possesso delle "tavole d'oro", che dovrà riconsegnare a Moroni dopo averne completata la traduzione.

Finalmente, nel 1830, il risultato della traduzione è pubblicato con il nome di Libro di Mormon: narra la storia di una parte dei primi abitatori del continente americano, ebrei miracolosamente emigrati da Israele in due successive ondate (prima i giarediti, poi i nefiti - completamente distrutti - e i lamaniti, decaduti a causa della loro ribellione a Dio e progenitori di molti attuali indiani d'America). Lo stesso Gesù Cristo, dopo l'Ascensione, avrebbe continuato il suo ministero in America presso i nefiti.

Sulla base del Libro di Mormon - che suscita notevole interesse, e altrettanto notevoli controversie - Smith fonda nel 1830 in una fattoria di Fayette, nello Stato di New York, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, e inizia a prospettare ai suoi seguaci la possibilità del gathering, cioè della riunione dei credenti in un'unica comunità teocratica. I mormoni - che crescono da qualche centinaio a decine di migliaia di fedeli - si radunano dapprima a Kirtland, nell'Ohio; quindi in varie località del Missouri; infine - dopo sanguinose persecuzioni - nell'Illinois, dove nel 1839 ribattezzano "Nauvoo" la cittadina di Commerce.

Nel frattempo, Smith continua a ricevere visioni e rivelazioni, in parte raccolte in Dottrina e Alleanze e nella Perla di Gran Prezzo (quest'ultima comprende anche il Libro di Abrahamo, "tradotto" da Smith nel 1835 sulla base di papiri egiziani di cui era venuto occasionalmente in possesso, che secondo egittologi contemporanei contenevano piuttosto parti di un comune "Libro dei Morti" egiziano). Nel 1842 Smith comunica ad alcuni seguaci la più discussa della sue rivelazioni, che ristabilisce la poligamia. Nota a pochi, questa rivelazione non gioca - contrariamente a un'opinione diffusa - un ruolo particolarmente importante nelle nuove persecuzioni che colpiscono i mormoni nell'Illinois. Disturbano piuttosto i vicini la "diversità" dei mormoni, la loro coesione economica e politica, la costituzione di un regno "teocratico" separato, la crescente influenza nella vita politica dello Stato (Nauvoo è ormai diventata la prima città dell'Illinois). La persecuzione culmina, il 27 giugno 1844, nell'assassinio di Joseph Smith e del fratello Hyrum (1800-1844) nel carcere di Carthage, dove si trovano in attesa di rispondere all'accusa di avere distrutto la tipografia di un giornale dissidente a Nauvoo. Prima della morte Smith aveva potuto elaborare alcune idee teologiche che vanno al di là del Libro di Mormon e conferiscono al mormonismo il suo carattere più specifico e distintivo.

Morendo, Smith lascia indicazioni incerte e contraddittorie sull'importante questione della sua successione. La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni si divide in una decina di branche rivali. La principale sostiene che, morto Smith, l'autorità passa ai dodici apostoli da lui designati e al loro presidente, Brigham Young (1801-1877), il quale ritiene insostenibile la situazione dei mormoni in Illinois e propone un esodo verso le lontane terre dello Utah. Altri - ostili a Brigham Young - pensano che si debba rimanere nell'Illinois, eventualmente attenuando certe dottrine e pratiche più controverse, e attendendo la maggiore età del figlio primogenito del profeta, Joseph Smith III (1832-1914), che dovrà a suo tempo succedere al padre. Altri ancora guardano a Sidney Rigdon (1793-1876), un ex pastore dei Discepoli di Cristo che era stato il più vicino consigliere di Smith, o a persone che sostengono di essere state designate alla guida della Chiesa da rivelazioni celesti. Brigham Young riuscirà a mantenere la lealtà della grande maggioranza dei mormoni di Nauvoo, e a rivendicare con successo per la sua branca il nome della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Coloro che ritengono di dovere attendere la maggiore età del giovane Joseph Smith III - sostenuti dalla moglie del fondatore del mormonismo, Emma Hale Smith (1804-1879) - danno vita alla Chiesa Riorganizzata di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (che il 7 aprile 2000 ha cambiato nome in Comunità di Cristo, pur conservando il nome precedente come ragione sociale ai fini legali). Guidata da Joseph Smith III a partire dal 1860, la Chiesa Riorganizzata ha avuto una piccola presenza missionaria nel secolo scorso anche in Italia, dove oggi è presente solo con membri isolati. Tra i seguaci di Sidney Rigdon, un buon numero finirono per seguire William Bickerton (1815-1905), la cui Chiesa di Gesù Cristo (detta dal nome del fondatore "bickertonita") è l'unica fra le piccole denominazioni minoritarie mormoni ad avere compiuto un reale sforzo missionario in Italia[25].

 

Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (Chiesa Mormone)

La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, più nota con il nome di Chiesa mormone, ha una presenza consolidata in Sicilia - particolarmente nelle città di Catania e Palermo - e dispone di regolari attività e di una sala di culto nel Comune di Monreale.

La Chiesa Mormone di Salt Lake City, che raduna oltre il novantacinque per cento dei fedeli che accettano le rivelazioni di Joseph Smith, è costituita dagli eredi di quanti seguirono Brigham Young nell'epico esodo verso l'Ovest degli anni 1846-1847 e nella costituzione di un "regno separato" nello Utah. Ai mormoni che avevano abbandonato Nauvoo si uniscono numerosi emigrati europei, provenienti soprattutto dall'Inghilterra e dalla Scandinavia (dall'Italia emigrano un centinaio di ex-valdesi, dopo una missione di breve durata nelle valli del Pinerolese). Il vero e proprio regno teocratico di Young è caratterizzato, oltre che da un sistema cooperativistico e da una geniale razionalizzazione dell'agricoltura, anche (a partire dal 1852) dall'aperta pratica della poligamia. Tale pratica diventa la bandiera di una battaglia politica per integrare lo Utah negli Stati Uniti, ponendo fine alla peculiare teocrazia mormone (che, come già nell'Illinois, costituisce la vera posta in gioco).

Dopo alterne vicende, mentre la ferrovia transcontinentale pone di fatto fine alla "separatezza" geografica dei mormoni, nel 1890 il presidente Wilford Woodruff (1807-1898), con una dichiarazione nota come "Manifesto", invita i fedeli della Chiesa mormone ad abbandonare la poligamia. Contemporaneamente, il "Partito del Popolo" che controllava la politica dello Utah è sciolto, e la Chiesa mormone rinuncia alle forme più evidenti di controllo sull'economia. A partire dal 1905, la Chiesa mormone inizia a scomunicare i poligamisti. Una minoranza non accetta il "Manifesto" e decide di perseverare nella poligamia (nonché in uno stile di vita comunitario e tipicamente ottocentesco): nascono così una serie di scismi "fondamentalisti", molti dei quali praticano ancora oggi la poligamia, i cui fedeli complessivi possono essere stimati in circa quarantamila. Si tratta di piccole minoranze (non presenti in Italia) - aspramente combattute dalla Chiesa mormone - che non vanno confuse con il mormonismo maggioritario.

Quest'ultimo, dopo il "Manifesto" e la trasformazione dello Utah in uno Stato degli Stati Uniti d'America nel 1896, ha completato con successo la sua integrazione nella società americana e ha iniziato - soprattutto negli anni della presidenza di David O. McKay (1951-1970) - una spettacolare espansione missionaria che lo ha trasformato in un movimento autenticamente internazionale, che conta oggi oltre dodici milioni di membri. Ulteriore impulso al successo missionario è stato dato dalla rivelazione ricevuta dal presidente Spencer W. Kimball (1895-1985) nel 1978, che ha aperto alle persone di colore (che ne erano precedentemente escluse) le porte del sacerdozio mormone. La Chiesa mormone è oggi impegnata in una difficile opera di "inculturazione", nei vari Paesi dove opera, di una cultura e di uno stile tipicamente americani.

In Italia una prima missione guidata dal futuro presidente Lorenzo Snow (1814-1901) arriva nel 1850 e, come altre missioni americane, cerca di svolgere opera di proselitismo anzitutto fra i valdesi della Val Pellice. In diciassette anni, la missione ottiene solo duecento convertiti, ottanta dei quali emigrano nello Utah: un risultato assai modesto, se paragonato a quelli ottenuti in altri Paesi europei. Il pessimismo che porta la Chiesa a chiudere la missione italiana, nel 1867, sembra confermato dal fatto che quasi nessuno dei convertiti rimasti in Italia persevera. Nel 1876-1877 un mormone italo-americano, Joseph Toronto (1818-1883), torna alla sua città natale, Palermo, che aveva già visitato nel 1850-1852 battezzando alcuni amici e parenti, e rientra nello Utah con quattordici convertiti siciliani. Altri tentativi isolati si hanno nelle Valli Valdesi nel 1891-1893 e nel 1900, con scarso successo. La missione italiana è stata riaperta solo nel 1966. Il primo palo italiano è stato creato nel 1981 a Milano. Nel 1993 l'ente patrimoniale ha ottenuto il riconoscimento, con decreto del Presidente della Repubblica del 22 febbraio, come ente di culto, ai termini della legge 24-6-1929 n. 1159 e del R.D. n. 289/1930; nel 2000 sono state avviate le trattative per un'Intesa con il governo italiano, concluse nel 2004, così che ora si attendono la firma del Presidente del Consiglio e la ratifica del Parlamento. Particolarmente solenni sono state le celebrazioni del trentesimo anniversario della riapertura della missione italiana, nel 1996, e del centocinquantesimo anniversario dell'arrivo dei pionieri mormoni nello Utah, nel 1998 (con concerti in Italia del famoso Coro del Tabernacolo di Salt Lake City). Attualmente la Chiesa mormone conta in Italia tre pali, diciannove rioni, 100 rami, tre missioni e quattordici distretti, per un totale di oltre ventimila membri.

Ancora oggi, la sfera più alta della gerarchia mormone - costituita dalla Prima Presidenza (un presidente che ha il titolo di "profeta, veggente e rivelatore" e due consiglieri) e da dodici apostoli, chiamati per rivelazione - è composta esclusivamente da statunitensi. Quando il presidente della Chiesa muore, la Prima Presidenza si dissolve e il governo della Chiesa passa ai dodici apostoli, il cui presidente (il membro più anziano quanto ad appartenenza al collegio dei dodici, non quanto ad età) diventa il nuovo presidente-profeta. Sotto agli apostoli si collocano i "settanta" (alcuni dei quali non statunitensi) e un'organizzazione periferica complessa articolata in aree, "pali" (chiamati simbolicamente a sostenere la tenda di Sion ed equivalenti alle diocesi di altre Chiese cristiane) e "rioni" (equivalenti alle parrocchie, e retti da un "vescovo" che è, in effetti, piuttosto un parroco). "Rami" e "distretti" equivalgono ai "rioni" e "pali" nelle zone di missione dove un "palo" non è ancora stato organizzato. Il sacerdozio è aperto a tutti i membri maschi della Chiesa a partire dall'età di dodici anni.

I mormoni danno grande importanza alla vita familiare e alle attività nel campo caritativo, editoriale, educativo e missionario. Oltre sessantamila missionari - le cui spese sono sostenute da se stessi e dalle loro famiglie - percorrono oggi il mondo in un incessante opera di proselitismo. Fiori all'occhiello dell'organizzazione mormone sono l'istituzione caritativa Relief Society (composta da donne) e la Brigham Young University che ha la sua sede principale a Provo (Utah) ed è la più grande università privata degli Stati Uniti.

L'originalità della teologia mormone parte dalla nozione di Dio Padre che "ha un corpo di carne ed ossa" ed era un tempo un uomo, progredito fino a diventare Dio. Dio coesisteva "da sempre" con l'intelligenza o spirito e con gli "elementi" materiali, così che ha creato il mondo, ma non dal nulla. Distinte dall'"intelligenza" come sostanza generale sono le singole "intelligenze", letteralmente generate da un Padre e da una Madre celesti, il cui primogenito è Gesù Cristo. A queste "intelligenze" il Padre ha proposto un piano che prevede l'incarnazione sulla Terra, la sofferenza, la morte e la possibilità di progredire verso una perfezione più alta. La maggioranza delle intelligenze, guidate da Gesù Cristo, ha accettato il piano di Dio; una minoranza, guidata da Satana, vi si è opposta. Gesù Cristo ha così organizzato il mondo dalla materia preesistente, inviandovi a incarnarsi Adamo (che in Cielo era l'arcangelo Michele) ed Eva. La colpa di Adamo è una felix culpa: egli "trasgredì perché gli uomini fossero; e gli uomini sono per conoscere la gioia", come insegna il Libro di Mormon (2 Nefi 2, 25).

La missione di Gesù Cristo sulla Terra rimane necessaria a causa dei peccati degli uomini, e ha come frutto l'instaurazione sulla Terra del potere del sacerdozio: il potere stesso di Dio delegato alle persone umane. La "grande apostasia", avvenuta in una data imprecisata subito dopo i tempi apostolici, induce però Dio a rimuovere il sacerdozio dalla Terra e a restaurarlo soltanto nel 1829, quando è conferito a Joseph Smith e al suo compagno Oliver Cowdery (1806 -1850), così che oggi è aperto a tutti i fedeli mormoni maschi. A tutti i fedeli si chiede il rispetto di alcuni precetti fra cui la "parola di saggezza" (un tempo considerata un semplice consiglio, ma oggi obbligatoria), che impone di rinunciare agli alcolici, al tabacco, al caffè e al tè, e il pagamento della decima (il dieci per cento delle proprie entrate) alla Chiesa. Il matrimonio celebrato nel Tempio (un edificio in cui ci si reca solo per le occasioni più solenni, e nel quale possono entrare solo i membri degni della Chiesa) dura anche dopo la morte, mentre il matrimonio celebrato fuori del Tempio (o il secondo matrimonio di un coniuge vedovo) non è illecito, ma non è eterno e durerà soltanto per la vita temporale. Nel Tempio si svolge pure il "battesimo per i morti", in cui anche ai defunti - rappresentati dai loro discendenti - è offerta la possibilità di partecipare ai benefici della redenzione, purché accettino nell'aldilà il gesto compiuto sulla Terra per procura.

Nell'aldilà solo gli spiriti dei giusti battezzati nella vera Chiesa vanno direttamente in Paradiso; gli altri rimangono in una sorta di "prigione" temporanea da cui potranno passare in Paradiso accettando i riti vicari che dovranno essere compiuti per loro dai discendenti. La parte più bassa della "prigione", chiamata Inferno, è riservata a coloro che rifiutano esplicitamente la verità. Alla seconda venuta di Cristo, i giusti risorgeranno e regneranno con Lui sulla Terra per mille anni. Alla fine del Millennio, Satana tenterà ancora gli uomini, e alcuni lo seguiranno. Quindi tutti risorgeranno per il giudizio finale, che dividerà gli uomini in quattro categorie: i malvagi assoluti, cui sarà riservata una "seconda morte" in un "lago di fuoco e di zolfo"; gli uomini colpevoli - ma non irrimediabilmente malvagi - che avranno una loro modesta gloria "teleste"; gli uomini "onorevoli", ma che non hanno accettato pienamente la verità (né da vivi né da morti) che erediteranno la gloria "terrestre"; e infine coloro che avranno accettato pienamente la verità ai quali soli è riservata la gloria "celeste". Anche all'interno di quest'ultima esistono gradi e gerarchie: i mormoni credono alla "progressione eterna" per cui in Cielo si continuerà a progredire, e solo i fedeli battezzati e sposati in un Tempio (da cui la svalutazione del celibato) avranno la possibilità suprema di generare figli spirituali in Cielo e "diventare dei"[26].

Quanto alla presenza della Chiesa mormone nell'entroterra palermitano, precisamente a Monreale, essa costituisce un "ramo" del "distretto" di Palermo (oltre al quale, in Sicilia, esiste il distretto di Catania). L'esistenza della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni a Monreale risale a quasi un trentennio: precedentemente erano presenti sul luogo due-tre membri non attivi, i quali nel 1986 sono una decina, fino a che - alla metà degli anni 1990 - viene costituito il "ramo" (altri "rami" nella Regione Sicilia si contano a Palermo, Trapani, Agrigento, Sciacca, Licata). Il "ramo" di Monreale - da cui dipendono, fra l'altro, una società di soccorso femminile, un gruppo per bambini, il "quorum degli anziani" (composto dai sacerdoti), le giovani donne e i giovani uomini (tredici-diciassette anni d'età), nonché un recentemente costituito "comitato di lavoro membro-missionario di cordialità e d'integrazione sociale" finalizzato a fare meglio conoscere la Chiesa mormone nel contesto cittadino - comprende un totale di 76 membri (dei quali una trentina effettivi), 40 donne e 36 uomini, appartenenti a 45 famiglie, che hanno una frequenza media alle attività - particolarmente articolate, con un loro culmine negli incontri sacramentali e di studio domenicali - del 40-45%.

 

Il buddhismo Nichiren

Di tutt'altra provenienza rispetto alle altre minoranze religiose censite nel territorio dell'Arcidiocesi di Monreale - che in una certa misura derivano dal substrato socio-religioso d'impronta cristiana - è la più importante derivazione di una corrente del "buddhismo Nichiren", che indubbiamente costituisce una significativa e indicativa "variante culturale" nel panorama religioso preso in esame.

Un gruppo di importanti movimenti buddhisti deriva dal monaco giapponese Nichiren (1222-1282), i cui insegnamenti si inseriscono in una tradizione che può essere chiamata - in senso lato - millenarista. Gran parte del buddhismo medievale giapponese ritiene che il mondo sia entrato in un'epoca di decadenza (mappo), cominciata - secondo l'opinione prevalente - nel 1052. Nichiren, originariamente un monaco tendai che - protestando contro la degradazione in cui è caduta la sua scuola - si interessa a tutte le varie forme del buddhismo giapponese e acquista grande fama per i successi che ottiene nelle dispute pubbliche, ritiene che nell'epoca mappo non sia più valido l'insegnamento buddhista secondo cui diverse vie possono coesistere per diverse persone. Mappo è il terzo dei periodi in cui è diviso il tempo che segue la morte di Buddha Shakyamuni: nel Primo Giorno della Legge - Shoho - l'insegnamento di Shakyamuni è trasmesso direttamente al cuore delle persone. Il Medio Giorno della Legge - Zoho - è il periodo in cui inizia la corruzione dell'insegnamento e il compromesso con le autorità politiche. Il terzo periodo - Mappo, appunto, che segue di duemila anni la morte di Shakyamuni - è quello in cui la corruzione è totale e ci sono anche conflitti tra i monaci.

Ma per Nichiren Mappo è un periodo felice, perché appare la grande e pura Legge. In quest'epoca un solo insegnamento - quello del Sutra del Loto (sanscrito: Suddharmapundarikasutra; giapponese: Myoho-renge-kyo), il vertice dell'insegnamento buddhista - deve essere seguito. Gli uomini possono ottenere lo status di buddha cantando il daimoku, cioè il titolo del - e insieme la proclamazione della fede nel - Sutra del Loto secondo la formula Nam myoho renge kyo. Nel 1260 Nichiren compone il Rissho Ankoku ron ("Assicurare la pace attraverso la propagazione del buddhismo originale"), un trattato indirizzato all'influente ex reggente Hojo Tokiyori (1230-1263) in cui sostiene che i mali del Giappone derivano dall'abbandono del Sutra del Loto. Attraverso il punto di vista chiamato Rissho Ankoku ("Smettere di credere ai falsi insegnamenti che impediscono la pace nel paese") i mali del Giappone cesseranno e sarà restaurata la pace.

La posizione di Nichiren irrita le autorità, che lo esiliano due volte. Peraltro, il suo insegnamento si radica nell'idea della "protezione nazionale" (chingo kokka) secondo cui il buddhismo protegge il Giappone contro i nemici e le avversità, e nell'assunto tipico del "sistema" tendai secondo cui, non esistendo una reale differenza fra il mondo dell'illuminazione e il mondo fenomenico, quest'ultimo può essere direttamente trasformato dalla fede nella corretta dottrina. Nel Chingo Kokka Ron, peraltro, Nichiren non si rivolge solo ai giapponesi, ma al mondo intero. Il principio che propone è quello dell'inseparabilità della vita e dell'ambiente che la circonda (Esho funi), quindi anche della società. Una religione fondata su princìpi sbagliati - secondo Nichiren - conduce la gente e la società alla sofferenza.

Rispetto alla scuola tendai, Nichiren fa un passo in più, proclamando che la semplice affermazione, socialmente diffusa, della priorità del Sutra del Loto inaugurerà un'epoca di armonia e di pace. Alcuni studiosi moderni rappresentano spesso Nichiren, in modo discutibile, come un proto-nazionalista giapponese, ma in realtà la sua idea del Giappone è piuttosto ambivalente. Da una parte, egli sottolinea la decadenza del Giappone, un Paese dove abbondano i malvagi e dove il Sutra del Loto è stato dimenticato. Dall'altro afferma che - se il Giappone abbraccerà il Sutra del Loto - potrà svolgere un ruolo unico nell'epoca mappo: il dharma, dopo essersi diffuso dall'Ovest (l'India) verso l'Est, comincerà a diffondersi dall'Est (il Giappone) verso l'Ovest.

Una corrente nazionalista socialmente rilevante chiamata "nichirenismo" (nichirenshugi) emerge tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo nell'ambito della scuola Minobu, che ritiene Nichiren un bodhisattva e non un buddha ed è considerata eterodossa dalle altre scuole che derivano da Nichiren. Una figura importante del "nichirenismo" - oggetto in anni recenti dell'interesse di studiosi occidentali, ma criticato dalla tradizione Nichiren più ortodossa come del tutto estraneo al pensiero del maestro - è Chigaku Tanaka (1861-1939), che nel 1881 fonda la Rengekai, che nel 1885 prende il nome di Rissho Ankokukai e nel 1914 di Kokuchukai ("Società del Pilastro della Nazione", espressione riferita a Nichiren). Tanaka protesta contro il carattere accomodante dei gruppi monastici della sua epoca che discendono da Nichiren e proclama il ritorno a una forma di proselitismo attivo propugnata dal maestro (shakubuku). Tanaka è anche un fervente nazionalista, che immagina un ruolo di preminenza internazionale per un Giappone ispirato dal Sutra del Loto. Gli insegnamenti di Tanaka potevano peraltro svilupparsi in direzioni diverse. Tanaka influenza, per esempio, il rivoluzionario Ikki Kita (1883-1937), che propugna una rivoluzione nazional-socialista e finisce per essere arrestato e giustiziato. Ma influenza pure il generale Kanji Ishiwara (1889-1949), che porta il "nichirenismo" all'interno dell'establishment militare, prima di rimeditare le sue idee all'indomani della sconfitta del 1945 e creare nel 1946 un'utopia agraria nel villaggio di Nishiyama. L'evoluzione del pensiero del generale Ishiwara mostra come il "nichirenismo", nella sua forma millenaristica, può assumere due aspetti completamente diversi. Da una parte, può presentarsi come nazionalismo e giustificare imprese di tipo coloniale o militarista, in cui al Giappone è assegnato il compito di diffondere - in un'epoca di crisi - una civiltà superiore. Ma d'altro canto - tanto più nel contesto segnato dalla sconfitta militare e dalle tragedie di Hiroshima e Nagasaki - il "nichirenismo" (utilizzando del resto spunti dello stesso Nichiren) può presentarsi come pacifismo.

È attraverso una cultura della pace che, secondo quest'ultima interpretazione, il Sutra del Loto (e il Giappone che lo diffonde) può svolgere la sua importante funzione nel mondo. Nel secondo dopoguerra il buddhismo variamente ispirato a Nichiren è così presente su scala internazionale particolarmente nelle sue forme pacifiste, dal pacifismo radicale della Nipponzan Myohoji al pacifismo moderato, attento alle esigenze della politica internazionale, della Reiyukai e della Rissho Koseikai. Anche la Soka Gakkai, che deriva da un filone della tradizione Nichiren che ha sempre considerato sospetto e spurio il "nichirensimo" nazionalista, ha fatto dell'educazione alla pace uno dei pilastri del suo successo internazionale[27].

 

Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Entro il contesto del "buddhismo Nichiren" di origine giapponese, la realtà che gode di maggiore diffusione a livello internazionale (nonché in Italia, in Sicilia e nel territorio esaminato) è l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, presente nell'area indagata con quattro gruppi: rispettivamente a Carini, San Cipirello, Terrasini e Trappeto.

Tsunesaburo Makiguchi (1871-1946), un maestro elementare noto per una serie di saggi critici nei confronti del sistema educativo giapponese, e Josei Toda (1900-1958), direttore di una scuola privata, fondano nel 1930 la Soka Kyoiku Gakkai, "Società educativa per la creazione di valore". Nel 1928 i due educatori si erano convertiti al buddhismo di Nichiren Daishonin (1222-1282), nella versione diffusa dall'ordine monastico Nichiren Shoshu. Sulla base di questa conversione, Makiguchi e Toda sostituiscono il classico trinomio giapponese verità-bene-bellezza con la diversa formula guadagno-bene-bellezza. "Guadagno" è inteso qui nel senso di "valore", di quello che nasce dalla relazione tra il soggetto e l'oggetto ("l'insieme di quei valori di attinenza e importanza diretta per la vita dell'individuo intesa nel suo complesso"). La verità è assoluta e prescinde dall'essere umano; il valore è l'elemento che collega l'essere umano all'oggetto. La parola "guadagno" è vista nell'ambito dell'antinomia guadagno-perdita.

Allo scoppio della guerra, la Soka Kyoiku Gakkai è coinvolta nella repressione governativa delle attività religiose indipendenti, tanto più che i suoi fondatori - a differenza di altri leader religiosi giapponesi - non sono disposti a sostenere lo sforzo bellico nazionale. Entrambi sono arrestati, e Makiguchi muore in carcere. Liberato nel 1945, Toda si dedica alla ricostruzione del movimento che nel 1946 cambia nome in Soka Gakkai ("Società per la creazione dei valori"). Ormai, la Soka Gakkai non si indirizza più soltanto, né prevalentemente, agli educatori ma estende gli stessi princìpi a tutti gli aspetti della vita sociale, con un deciso impegno a favore della pace. Eletto formalmente presidente della nuova società nel 1951, Toda può contare su poco meno di tremila nuclei familiari. Promette di convertire 750.000 famiglie prima della sua morte, e realizza l'obiettivo nel 1957 grazie a un proselitismo attivo fondato sul metodo shakubuku di Nichiren.

Nel 1952 - superando alcune resistenze della gerarchia monastica della Nichiren Shoshu, e impegnando nello stesso tempo tutti i membri ad aderire ai templi locali dello stesso ordine religioso - Toda registra legalmente la Soka Gakkai come organizzazione religiosa. Muore nel 1958; gli succede nel 1960 come presidente Daisaku Ikeda (nato nel 1928), il suo principale discepolo. Il successo continua: nel 1970 i nuclei familiari aderenti saranno sette milioni e mezzo. Nel frattempo, fin dall'anno del suo insediamento, il presidente Ikeda lavora alla diffusione internazionale della Soka Gakkai, originariamente tramite mogli giapponesi di uomini d'affari europei e di militari americani che avevano prestato servizio in Giappone, e impiegati di società multinazionali giapponesi che vivono all'estero. Ben presto si aggiungono convertiti occidentali; nel 1963 la Soka Gakkai è riconosciuta negli Stati Uniti come associazione senza fine di lucro; nel 1975 è fondata la Soka Gakkai International; nel 1985 l'Istituto Europeo della stessa Soka Gakkai International a Parigi, con delegati e osservatori di quattordici Paesi europei.

Ikeda si rende noto, fin dalla metà degli anni 1960, come portavoce internazionale del buddhismo, anche attraverso i suoi dialoghi con filosofi, politici e scienziati, alcuni dei quali pubblicati. Diventa anche uno dei più noti attivisti internazionali nel campo dell'educazione alla pace e delle proposte di disarmo, collaborando con diverse istituzioni delle Nazioni Unite e fondando centri di studio come il Boston Research Center for the 21st Century (1993) e il Toda Institute for Global Peace and Policy Research (1996). Non mancano, peraltro, i problemi: come è periodicamente avvenuto nella storia del buddhismo Nichiren, il proselitismo shakubuku suscita in Giappone resistenze e diffidenze per il suo carattere considerato spesso aggressivo. Senza rinnegare formalmente lo shakubuku, gradualmente le preferenze della Soka Gakkai si indirizzano verso l'altro metodo di proselitismo della scuola Nichiren detto shoju e basato maggiormente sul dialogo e l'esempio.

Insieme ad altri problemi questo crea, fin dagli anni 1970, una tensione con i monaci della Nichiren Shoshu. Il conflitto fra una piccola organizzazione di monaci ultra-conservatori e un movimento di laici attivo su scala mondiale con preoccupazioni tipicamente moderne riproduce schemi che si ritrovano in altre vicende religiose. Alla ricerca di una soluzione, Ikeda nel 1979 si dimette dalla presidenza della Soka Gakkai. Gli succedono Hiroshi Hojo (1923-1981), quindi Einosuke Akija. Ikeda rimane comunque la guida spirituale incontestata della Soka Gakkai, e il conflitto con i monaci esplode come insolubile a partire dal dicembre 1990. All'accusa rivolta dai monaci ai laici di avere abbandonato lo shakubuku in favore del metodo shoju si aggiungono pretese economiche crescenti da parte dei monaci (e in particolare del patriarca Nikken), sopportate sempre meno volentieri dai laici. Nel novembre 1991 i monaci comminano la scomunica ai membri della Soka Gakkai che rifiutano di abbandonare i loro dirigenti (in pratica, la stragrande maggioranza dei membri sia in Giappone sia all'estero). Da questo momento per i nuovi membri non è più disponibile la cerimonia di Gojukai, nel corso della quale si riceve da un monaco una copia della sacra pergamena (Gohonzon, letteralmente "oggetto cui è dovuto il più grande rispetto") originariamente incisa da Nichiren, e non è più permesso ai membri della Soka Gakkai recarsi in pellegrinaggio al tempio centrale di Taiseki-ji (paradossalmente, ricostruito e ampliato proprio grazie alle loro donazioni).

Dopo questa crisi, per qualche anno, la cerimonia di Gojukai è sostituita dalla semplice consegna di un certificato di adesione. Ma, nel settembre 1993, uno dei templi della Nichiren Shoshu, quello Joen-ji nella prefettura giapponese di Tochigi, si ribella alle imposizioni del patriarca Nikken e annuncia che distribuirà ai nuovi membri della Soka Gakkai un Gohonzon copia di una pergamena trascritta nel 1720 da Nichikan Shonin (1665-1726), il ventiseiesimo patriarca della Nichiren Shoshu. Questo annuncio, semmai, peggiora le relazioni con i monaci del tempio centrale Taiseki-ji, che dichiarano i nuovi Gohonzon non autorizzati dal patriarca Nikken "contraffazioni" e reiterano la proibizione del pellegrinaggio al tempio centrale. Peraltro, solo una piccola minoranza di fedeli laici ha seguito il patriarca Nikken e le organizzazioni da lui ispirate in Giappone e in altri Paesi (Italia compresa).

In Giappone gli aderenti alla Soka Gakkai superano gli otto milioni di nuclei familiari. Nel resto del mondo la Soka Gakkai - presente in centonovanta nazioni e territori del mondo, con un numero complessivo di oltre dodici milioni di aderenti - sfiora il milione e mezzo di membri; in Italia la Soka Gakkai ha avuto una vera e propria esplosione negli anni 1990, conquistandosi una notorietà mediatica anche grazie all'adesione di figure note, tra cui il calciatore Roberto Baggio e l'attrice Sabina Guzzanti: gli aderenti erano tredicimila nel 1993, ventunomila nel 2000 e sono circa quarantamila nel 2005 (dei quali oltre trentamila attivi).

Di tanto in tanto arrivano echi in Europa di controversie relative alla politica giapponese. Nel 1964 la Soka Gakkai aveva fondato e sostenuto un partito politico nazionale, il Komeito - da cui è formalmente separata dal 1970 -, che nel 1994 è entrato in coalizione con altri nel partito Shinshinto, di carattere nazionale, mentre a livello locale rimane attivo il collegato partito Komei (in seguito il Komeito si è alleato al Partito Liberal Democratico di Yoshiro Mori, precedentemente "nemico storico" del Komei). Questi partiti hanno fatto parte di alleanze di governo a livello locale e nazionale e sono ormai parte integrante della vita politica giapponese.

Negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Italia e in altri Paesi la Soka Gakkai è nota per importanti iniziative culturali nel campo delle arti, della letteratura, dell'educazione alla pace e ai diritti umani. Di rilievo sono anche alcune attività di collaborazione culturale fra il Giappone e l'Italia. Nel 1981 il Min-on, l'associazione musicale fondata da Ikeda e attualmente la più grande del Giappone con oltre quattro milioni di iscritti, porta una troupe della Scala in Giappone. Nel 1984 in collaborazione con le Soprintendenze alle Belle Arti di Siracusa, Palermo e Agrigento sono esposti in Giappone, nel Museo Fuji (fondato dallo stesso Ikeda), oltre novecento reperti di epoca greca ritrovati in Sicilia. Nel 1989 sono esposti al Fuji i "Tesori dell'Università di Firenze" (tra cui antiche edizioni e manoscritti della Divina Commedia, del Canzoniere, e scritti di Galileo). Nel 1996 sempre il Fuji ospita una mostra sulla Casa Buonarroti di Firenze. Nel 1994 a Palazzo Medici Riccardi di Firenze è ospitata la mostra "Il mondo dei Samurai: i tesori dell'arte giapponese dal Museo Fuji di Tokyo". La mostra intitolata "Verso un secolo d'umanità: i diritti dell'uomo nel mondo contemporaneo" ha avuto nel 1966, a Roma e a Milano, oltre cinquantamila visitatori, e nel 1999 oltre trentacinquemila visitatori a Napoli e Venezia. In Francia - nel contesto dell'autentico panico morale che si è determinato, per una serie complessa di ragioni, in tema di "sètte" - anche la Soka Gakkai è stata oggetto di critiche, che si sono estese ad altri paesi francofoni e hanno trovato occasionale eco in Italia.

Le origini della Soka Gakkai in Italia risalgono al 1961, quando Sadao Yamazaki - un membro del movimento che all'epoca risiede a Roma - è nominato "corrispondente dall'Italia". Il "Settore Italia" nasce due anni più tardi, quando Daisaku Ikeda compie il suo secondo viaggio nella penisola. A Sadao Yamazaki e a sua moglie si aggiunge presto la signora Toshiko Nakajima, arrivata in Italia dal Giappone per ragioni di studio, e nel 1965 il fratello di Toshiko, Tamotsu Nakajima. Nel 1966 la prima praticante italiana - Amalia Miglionico (soprannominata "Dadina") - riceve il Gohonzon. Nel 1969 giungono in Italia Mitsuhiro Kaneda e la moglie Kimiko; di lì a poco Tadayasu Kanzaki si trasferisce a Bergamo per lavoro, completando così la formazione del nucleo storico dei primissimi pionieri. Nel 1970 nasce il "Capitolo Italia", affidato alla responsabilità di Mitsuhiro Kaneda. Intorno al 1975 arrivano in Italia due musicisti jazz americani praticanti della Soka Gakkai - Karl Potter e Marvin Smith -, i quali diffondono il messaggio buddhista fra i loro studenti. Aumentano così i praticanti italiani e nel novembre 1976 è organizzato il primo raduno nazionale a Poppiano (Firenze), con sessanta partecipanti, mentre nell'agosto 1979 si tiene il primo corso estivo a Bardonecchia (Torino). La crescita, originariamente lenta, accelera dopo la visita del presidente Daisaku Ikeda in Italia nel 1981, che ispira il lancio - nel febbraio 1982 - del mensile Il Nuovo Rinascimento; nel 1984 il primo centro ufficiale italiano è aperto a Firenze, seguito dalla posa della prima pietra per il centro culturale nazionale della Villa di Bellagio, sempre a Firenze, nell'aprile 1986, la cui costruzione è completata nel maggio 1987. Negli anni 2000 si è manifestata una complessa problematica interna alla Soka Gakkai italiana intorno a questioni di leadership, stile di dirigenza e organizzazione amministrativa, con l'emergere di due gruppi i cui contrasti, se da una parte sembrano in via di faticosa risoluzione, dall'altra hanno spinto diversi membri a lasciare il movimento, talora diventandone aspri critici.

L'interpretazione del buddhismo Nichiren nel solco del suo successore Nikko Shonin (1246-1333) proposta dalla Soka Gakkai afferma che si può raggiungere l'illuminazione o "buddhità" in questa vita recitando con fede profonda il daimoku davanti al Gohonzon. I membri recitano pure mattino e sera, sempre davanti al Gohonzon, i due capitoli del Sutra del Loto che considerano più importanti (Hoben e Juryo). Fondamentale rimane comunque la recita del daimoku, il quale contiene in sé la legge universale maestra di tutti i Buddha passati, presenti e futuri. I cinque o sette caratteri giapponesi (secondo diverse versioni) dell'espressione Nam myoho renge kyo, per Nichiren esprimono la verità ultima. Nam significa "consacrazione" della propria vita alla verità ("Legge Mistica"), al Sutra del Loto e a Nichiren che, avendo reso manifesta la Legge, è egli stesso un Buddha. Myoho significa la "Legge meravigliosa" che è insieme la realtà ultima.

Soprattutto il dirigente inglese della Soka Gakkai Richard Causton (1920-1995) ha spiegato, in un modo accessibile a persone di formazione filosofica occidentale, la profondità della legge myoho basata sulla dualità di ku (potenza) e ke (atto), entrambe espressioni inseparabili di chu (essenza). Questa dualità spiega anche il concetto di reincarnazione: dopo la morte la vita non scompare ma continua nello stato potenziale di ku, fino a quando - riproponendosi le condizioni adatte - riappare come ke. In questo quadro il nirvana - nozione, come si è visto, fra le più discusse all'interno del buddhismo - non è la fine del ciclo delle rinascite, ma la sua ripetizione in uno stato di illuminazione. Chi ha raggiunto la buddhità rinasce continuamente per aiutare gli altri a diventare a loro volta Buddha. Renge significa "fiore di loto", che fiorisce nelle paludi e simboleggia, secondo la Soka Gakkai, la dottrina secondo cui il desiderio non deve essere negato, ma coltivato come forza per la "rivoluzione umana", cioè la vittoria sugli aspetti negativi dell'individuo e della società. Il loto produce contemporaneamente fiori e frutti, e simboleggia quindi anche la dottrina della simultaneità della causa e dell'effetto. Le cause inerenti (karmiche) sono stimolate dalle cause esterne e producono (immediatamente) un effetto latente che si trasformerà a suo tempo in effetto manifesto.

Recitare il daimoku permette di cambiare il proprio karma, quindi il destino e il mondo nel suo insieme. "Praticando", il membro della Soka Gakkai ottiene certamente vantaggi per sé, ma opera anche per la pace e la felicità del mondo intero. La pratica di kosen rufu, cioè di diffusione del buddhismo Nichiren, è così anche "pratica per gli altri". Kyo indica il Sutra, ma anche - più estesamente - le vibrazioni della pratica, l'illuminazione del Buddha e il suo insegnamento. In questo senso la vita del praticante inizia con la recita del daimoku ma non si ferma qui: la "rivoluzione umana" e la promozione della pace e della felicità nel mondo richiedono lo studio del buddhismo Nichiren (la Soka Gakkai distingue cinque livelli di studio, cui corrispondono altrettanti esami), la partecipazione a riunioni di discussione, e l'impegno nelle attività umanitarie e culturali della Soka Gakkai che, come si è accennato, sono piuttosto ampie.

Di fatto - secondo l'osservazione di sociologi come Bryan Wilson (1926-2004) e Karel Dobbelaere - molti si accostano inizialmente alla Soka Gakkai spinti dal desiderio di risolvere problemi concreti e difficoltà relative alla salute, alla vita familiare e affettiva, al lavoro, alla carriera. Se questo è il motivo di attrazione iniziale verso la Soka Gakkai, coloro che non si limitano a frequentarla per qualche mese ma ne fanno la propria identità religiosa stabile e primaria intraprendono lo studio del buddhismo Nichiren, assumono con convinzione gli scopi della "rivoluzione umana" e si convincono che la pratica efficace per sé è effettivamente, nello stesso tempo, "pratica per gli altri"[28].

Come abbiamo precedentemente accennato, l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai è presente nel territorio dei Comuni appartenenti all'Arcidiocesi di Monreale con quattro gruppi: a Carini, San Cipirello, Terrasini e Trappeto. Per meglio comprendere gli elementi sociografici, è importante ricordare che la ripartizione territoriale della Soka Gakkai è suddivisa in "aree" (la Sicilia è un'area, che totalizza circa 1.200 membri), costituite da tre "territori" (Palermo è un territorio), a loro volta costituiti da tre hombu, che ulteriormente sono costituiti da tre capitoli. I quattro gruppi menzionati (Carini, San Cipirello, Terrasini e Trappeto) danno vita al "settore Golfo", che assieme al "settore Trapani" forma il "capitolo Elimo", composto da circa duecento aderenti. Il "settore Golfo" da noi indagato nasce all'inizio degli anni 1990 con un gruppo a Carini, per poi filiare a Terrasini e in seguito a Partinico (successivamente trasferitosi a Trappeto): ciascun gruppo dei quattro ha un numero di membri variabili fra le dieci e le venticinque unità, per un totale di circa ottanta membri. La stratificazione sociale degli appartenenti è alquanto diversificata (per quanto, ad esempio, il gruppo di Terrasini sia composto prevalentemente da giovani) e tutti i praticanti sono di prima generazione. Un aspetto di non secondaria importanza riguarda infine le cifre di crescita del movimento, tenuto conto della dimostrata capacità a livello nazionale, continentale e internazionale di ottenere rapide e consistenti crescite. In effetti, si assiste negli anni più recenti a un incremento annuo percentualmente significativo, ove si consideri che nel 2003 i membri dei quattro gruppi costituenti il "settore Golfo" erano circa quaranta e sono, come si è detto, più che raddoppiati nell'arco di due anni.

 

Conclusioni

La rassegna qui terminata ci consente di verificare che nel territorio compreso entro i confini dell'Arcidiocesi di Monreale, sono presenti complessivamente dieci realtà, che costituiscono a tutto tondo un variegato pluralismo religioso nell'entroterra palermitano.

La tabella che segue riassume le statistiche raccolte nel corso delle indagini sul campo.

Denominazione

Membri nell'entroterra palermitano

 

 

Assemblee di Dio in Italia

1.137

Chiesa Apostolica in Italia

30

Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale

100

Chiesa Cristiana Evangelica

200

Chiesa Cristiana La Nuova Via

10

Chiesa Evangelica Mennonita Italiana

100

Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno

70

Testimoni di Geova

1.286

Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni

76

Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

80

 

 

TOTALE

3.089

Nota alla tabella:
Per le ragioni evidenziate nella sezione dedicata ai Testimoni di Geova, abbiamo adottato quale numero di membri la cifra relativa ai "presenti alle adunanze" (1.286 unità), superiore a quella dei "proclamatori" (1.035 unità) e inferiore a quanti hanno assistito nel 2005 alla commemorazione della Cena del Signore (2.228 unità).

Come abbiamo già accennato nel corso del capitolo, l'ambito di religiosità minoritaria complessivamente più rappresentato nel territorio compreso nei Comuni che costituiscono l'Arcidiocesi di Monreale - e più in generale in Sicilia - è indubbiamente il cosiddetto "protestantesimo pentecostale", che nella sommatoria delle cinque realtà individuate (Assemblee di Dio in Italia, Chiesa Apostolica in Italia, Chiesa Cristiana Evangelica Internazionale, Chiesa Cristiana Evangelica, Chiesa Cristiana La Nuova Via) totalizza 1.477 aderenti, ovvero il 47,8% del totale di appartenenti a minoranze religiose nel territorio. Peraltro, singolarmente considerati, i Testimoni di Geova costituiscono da soli la minoranza religiosa più rappresentata, con i suoi 1.286 membri, pari al 41,6% del totale di appartenenti a minoranze religiose nel territorio. Come si evince facilmente da un semplice sguardo alla tabella, le realtà che derivano - direttamente o indirettamente, in forma implicita o esplicita - da un substrato dottrinale d'impronta cristiana, costituiscono la quasi totalità assoluta del panorama religioso incontrato, con la significativa "alternativa" costituita dalla presenza dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Nel loro complesso, i 3.089 aderenti alle dieci realtà identificate (la presenza islamica non è stata censita in quanto non si sono riscontrati gruppi organizzati) rappresentano una quota pari all'1,33% della popolazione complessiva residente, che ricordiamo essere di 232.250 persone (delle quali 215.000 battezzate nella Chiesa cattolica).

Rimandando conclusivamente alle analisi sociologiche più stringenti, formulate da Luigi Berzano nel suo intervento, nonché alle preziose osservazioni di taglio sociologico e interpretativo offerte da Massimo Introvigne nella presentazione alla presente ricerca, ci accontentiamo di concludere questo nostro contributo ricordando al lettore di esserci qui occupati solo del profilo delle appartenenze diverse da quella cattolica, che costituiscono a modo loro un termine di paragone per meglio comprendere i profili delle credenze e dei comportamenti: in una parola, di quanto accade sotto il Cielo e fra gli uomini che lo scrutano.



[1] Cfr. Arcidiocesi di Monreale, Annuario diocesano, Arcidiocesi di Monreale, Partinico (Palermo) 2005, p. 16.

[2] Il lavoro, nel suo impianto generale, riprende e aggiorna (e integra, in relazione alle parti specifiche qui dedicate all'entroterra palermitano) il contenuto delle rispettive sezioni di Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli - Nelly Ippolito Macrina - Verónica Roldán, Enciclopedia delle religioni in Italia, Elledici, Leumann (Torino) 2001; cfr pure M. Introvigne - P.L. Zoccatelli (sotto la direzione di), Le religioni in Italia, progetto online disponibile alla pagina Internet <www.cesnur.org/religioni_italia/default.htm>.

[3] Alma White, Demons and Tongues, Pillar of Fire Publications, Zarepath (New Jersey) 1919, pp. 68-69.

[4] "Editorial", Apostolic Faith, ottobre 1912, p. 6.

[5] Per un quadro d'insieme sulla parte sin qui considerata, cfr. CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), La sfida pentecostale, a cura di M. Introvigne, Elledici, Leumann (Torino) 1996; Walter H. Hollenweger, The Pentecostals, SCM Press, Londra 19882, aggiornato da Idem, Pentecostalism. Origins and Developments Worldwide, Hendrickson Publishers, Peabody (Massachusetts) 1997; Stanley M. Burgess - Eduard M. Van der Maas (a cura di), The New International Dictionary of Pentecostal and Charismatic Movements, Zondervan, Grand Rapids (Michigan) 20022; Karla Poewe (a cura di), Charismatic Christianity as a Global Culture, University of South Carolina Press, Columbia (South Carolina) 1994; Harvey Cox, Fire from Heaven. The Rise of Pentecostal Spirituality and the Reshaping of Religion in the Twenty-first Century, Addison - Wesley, Reading [Massachusetts] 1995; M. Introvigne, I pentecostali, Elledici, Leumann (Torino) 2004. Una guida bibliografica non recente ma utile per seguire le origini e gli sviluppi di migliaia di denominazioni pentecostali è quella di Charles Edwin Jones, A Guide to the Study of the Pentecostal Movement, 2 voll., Scarecrow Press, Metuchen (New Jersey) - Londra 1983; cfr. pure Watson E. Mills, Charismatic Religion in Modern Research. A Bibliography, Mercer University Press, Macon (Georgia) 1985. Sulle radici sociologiche: Robert Mapes Anderson, Vision of the Disinherited. The Making of American Pentecostalism, Oxford University Press, New York - Oxford 1979. Sulle radici teologiche: Nils Bloch-Hoell, The Pentecostal Movement. Its Origin, Development and Distinctive Character, Universitetsforlaget, Oslo e Allen & Unwin, Londra 1964; Donald W. Dayton, Theological Roots of Pentecostalism, Francis Asbury Press, Grand Rapids (Michigan) 1987; Henry I. Lederle, Treasures Old and New. Interpretations of "Spirit-Baptism" in the Charismatic Renewal Movement, Hendrickson Publishers, Peabody (Massachusetts) 1988; Douglas Jacobsen, Thinking in the Spirit. Theologies of the Early Pentecostal Movement, Indiana University Press, Bloomington - Indianapolis 2003. Su Parham: James R. Goff, Jr., Fields White unto Harvest. Charles F. Parham and the Missionary Origins of Pentecostalism, University of Arkansas Press, Fayetteville (Arkansas) - Londra 1988. Su Azusa Street e la sua influenza: Thomas R. Nickel, Azusa Street Outpouring, As Told to Me by Those Who Were There, Great Commission International, Hanford (California) 1986; Vinson Synan (a cura di), Aspects of Pentecostal-Charismatic Origins, Logos International, Plainfield (New Jersey) 1975. Sulla storia: V. Synan, The Holiness-Pentecostal Movement in the United States, William B. Eerdmans, Grand Rapids (Michigan) 19872; Idem, The Twentieth-Century Pentecostal Explosion. The Exciting Growth of Pentecostal Churches and Charismatic Renewal Movements, Creation House, Altamonte Springs (Florida) 1987; Idem, In the Latter Days. The Outpouring of the Holy Spirit in the Twentieth Century, Servant Publications, Ann Arbor (Michigan) 19912; Edith Blumhofer - Russell P. Spittler - Grant A. Wacker, Pentecostal Currents in American Protestantism, University of Illinois Press, Urbana-Chicago 1999; G. A. Wacker, Heaven Below. Early Pentecostals and American Culture, Harvard University Press, Cambridge (Massachusetts) - Londra 2001.

[6] Sulla sezione qui conclusa, oltre ai volumi di Francesco Toppi e di Eugenio Stretti (citati infra nella bibliografia relativa alle Assemblee di Dio in Italia), molto importante per le origini del pentecostalismo italiano è l'articolo di Carmine Napolitano, "Il pensiero di Giuseppe Petrelli. Per una storia del movimento pentecostale italiano", in Domenico Maselli (a cura di), Movimenti popolari evangelici nei secoli XIX e XX, Edizioni Fedeltà, Prato 1999, pp. 94-153. Su singole figure cfr. le seguenti opere di Francesco Toppi, tutte pubblicate da ADI-Media, Roma: Luigi Francescon (1866-1964), 1997; Giuseppe Beretta (1853-1923), 1997; Pietro Ottolini (1870-1962), 1997; Michele Palma (1884-1963), 1998; Giacomo Lombardi (1862-1934), 1998; Massimiliano Tosetto (1877-1948), 1998; Pietro Menconi (1874-1936), 1998; Michele Nardi, 2002; Madri in Israele. Donne del Movimento Pentecostale Italiano, 2003. Su Petrelli, cfr. Antonio Bernabei Chauvie, Biografia del Servitore di Dio Giuseppe Petrelli, presso l'autore, Torino 1997. Di Giuseppe Petrelli esiste la collezione completa degli scritti, curata da Antonio Bernabei Chauvie (32 volumi pubblicati, presso la redazione de Il granel di senape).

[7] Executive Presbytery, "Charismatic Study Report", Advance, novembre 1972, p. 3.

[8] Ecco di seguito un percorso bibliografico in tema di Assemblee di Dio. Sugli Stati Uniti: Margaret M. Poloma, The Assemblies of God at the Crossroads. Charisma and Institutional Dilemmas, The University of Tennessee Press, Knoxville (Tennessee) 1989; Edith L. Blumhofer, The Assemblies of God. A Chapter in the Story of American Pentecostalism, 2 voll., Gospel Publishing House, Springfield (Missouri) 1989; Eadem, Restoring the Faith: The Assemblies of God, Pentecostalism, and American Culture, University of Illinois Press, Urbana - Chicago 1993. Sull'Italia: Eugenio Stretti, Il movimento pentecostale. Le Assemblee di Dio in Italia, Claudiana, Torino 1998; David A. Womack - Francesco Toppi, Le radici del Movimento pentecostale in Italia, ADI Media, Roma 1989; F. Toppi, E Mi Sarete Testimoni. Il Movimento Pentecostale e le Assemblee di Dio in Italia, ADI-Media, Roma 1999.

[9] Cenni storici - da noi qui aggiornati - in Antonino Barresi, "Il movimento pentecostale a Palermo. Le origini e lo sviluppo delle comunità delle A.D.I.", reperibile alla pagina Internet <www.adipa-tommasonatale.it/lastoria.doc>.

[10] G. Campbell Morgan, "The Lesson of the Revival", in The Story of the Welsh Revival Told by Eyewitnesses, Fleming H. Revell, New York 1905, p. 37.

[11] Sulla presente sezione, cfr. James E. Worsfold, The Origins of the Apostolic Church in Great Britain with a Breviate of its Early Missionary Endeavours, Julian Literature Trust, Wellington (Nuova Zelanda) 1991; Elvet H. Lewis - G. Campbell Morgan - I.V. Neprash, Glory Filled the Land. A Trilogy on the Welsh Revival of 1904-1905, International Awakening Press, Wheaton (Illinois) 1989; J. Rogues de Fursac, Un Mouvement mystique contemporain. Le réveil religieux du Pays de Galles (1904-1905), Félix Alcan Éditeur, Parigi 1907.

[12] La Chiesa Apostolica in Italia pubblica le riviste L'Araldo Apostolico e Riflessioni. Fra le pubblicazioni della casa editrice Ricchezze di Grazia, di Grosseto, che pubblica i testi ufficiali della Chiesa, si vedano: Consiglio Nazionale (a cura di), Catechismo apostolico. I contenuti dottrinali della fede cristiana, 1991; e La Chiesa Apostolica (Movimento Missionario Internazionale), 2000.

[13] Per una buona sintesi sulla corrente, cfr. Richard M. Riss, "The Latter Rain Movement of 1948", Pneuma: The Journal of the Society for Pentecostal Studies, vol. 1, n. 4, primavera 1982, pp. 32-45.

[14] La testimonianza è disponibile alla pagina Internet <http://xoomer.virgilio.it/nuovavia>.

[15] In tema di protestantsimo radicale, l'opera classica è quella di George Huntston Williams, The Radical Reformation, Westminster Press, Philadelphia 1962. Per un punto di vista cattolico sull'argomento: Adam Johann Möhler, Simbolica, o esposizione delle antitesi dogmatiche tra cattolici e protestanti secondo i loro scritti confessionali pubblici, ed. it., Jaca Book, Milano 1984. Sul filone anabattista: Ugo Gastaldi, Storia dell'anabattismo. I. Dalle origini a Münster (1525-1535), Claudiana, Torino 1972; II. Da Münster ai giorni nostri, Claudiana, Torino 1981; Idem - Luigi Santini - Emidio Campi, Il dibattito su Anabattismo e Riforma. Chiesa e potere, Claudiana, Torino 1973. Sul filone spiritualista: Ronald A. Knox, Illuminati e carismatici. Una storia dell'entusiasmo religioso, trad. it., il Mulino, Bologna 1970. Sul filone razionalista: Henry H. Cheetham, Unitarianism and Universalism, Beacon Press, Boston 1962.

[16] Sugli Stati Uniti: John Christian Wenger, The Mennonite Church in America, Herald Press, Scottdale (Pennsylvania) 1966. Sull'intero movimento importante è The Mennonite Encyclopedia. A Comprehensive Reference Work on the Anabaptist-Mennonite Movement, Mennonite Publishing House, Scottdale (Pennsylvania), voll. 1-4, 1955-1959, vol. 5, Herald Press, Scottdale (Pennsylvania) 1990. In lingua italiana, di taglio apologetico, cfr. J.C. Wenger, Cosa credono i mennoniti, trad. it., Edizioni Bibliche Cristiane, Augusta (Siracusa) 1985; e Idem, Chi sono i mennoniti?, trad. it., Chiesa Evangelica Mennonita Italiana, Palermo 1999.

[17] Sulle origini dell'avventismo e la Rivoluzione francese, importanti sono i testi di Clarke Garrett, Respectable Folly. Millennarians and the French Revolution in France and England, Johns Hopkins University Press, Baltimora - Londra 1975; e John S.C. Harrison, The Second Coming. Popular Millenarianism 1750-1850, Routledge & Kegan Paul, Londra - Henley 1979. Sulla corrente avventista in genere, fondamentale è lo studio dello storico (egli stesso avventista del Settimo Giorno) LeRoy Edwin Froom, The Prophetic Faith of Our Fathers. The Historical Development of Prophetic Interpretation, 4 voll., Review and Herald, Washington, 1ª ed. 1950-1954, 2ª ed. 1978-1982. Lo stesso autore ha ricostruito la storia del condizionalismo in The Conditionalist Faith of Our Fathers, 2 voll., Review & Herald, Washington 19652. Sul millerismo la letteratura è molto vasta: si potrà partire da Ronald L. Numbers - Jonathan M. Butler (a cura di), The Disappointed: Millerism and Millenarianism in the Nineteenth Century, Indiana University Press, Bloomington (Indiana) 1977; e Ruth Alden Doan, The Miller Heresy. Millennialism and American Culture, Temple University Press, Philadelphia 1987. Sulla corrente delle Chiese di Dio (Settimo Giorno), un importante strumento di lavoro è la bibliografia di Joel Bjorling, The Churches of God, Seventh Day. A Bibliography, Garland, New York - Londra 1987. Sulle decine di scismi "armstrongiti", una fonte indispensabile è la rivista The Journal: News of the Churches of God (indipendente, ma con molti redattori che fanno parte della Chiesa di Dio Unita), che dispone di un sito Internet: <www.thejournal.org>.

[18] Tra le opere storiche, particolarmente importanti sono: R.W. Schwarz, Light Bearers to the Remnant, Pacific Press, Boise (Idaho) 1979; Arthur L. White, Ellen G. White, 6 voll., Review & Herald, Washington D.C. 1981-1986. Sulla storia in Italia, cfr. Giuseppe De Meo, Granel di sale. Un secolo di storia della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno in Italia (1864-1964), Claudiana, Torino 1980. Sulla dottrina, cfr. Rolando Rizzo, L'identità avventista, Edizioni ADV, Impruneta (Firenze) 1994; Antonio Caracciolo, Capire Daniele, Edizioni ADV, Impruneta (Firenze) 1998; Giovanni Leonardi, Il ritorno annunciato, Edizioni ADV, Impruneta (Firenze) 1996; e Samuele Bacchiocchi, Riposo divino per l'inquietudine umana, Edizioni ADV, Impruneta (Firenze) 1983.

[19] Manca una bibliografia scientifica di Russell, ma informazioni - in chiave critica - si troveranno in M. James Penton, Apocalypse Delayed, The Story of Jehovah's Witnesses, 2ª ed. rivista e aggiornata, University of Toronto Press, Toronto - Buffalo - Londra 1997; e Timothy White, A People for His Name: A History of Jehovah's Witnesses and an Evaluation, Vintage Press, New York 1968. L'evoluzione delle idee di Russell può essere seguita sulla collezione di The Watch Tower dal 1879 al 1916 (disponibile anche in un reprint stampato da uno dei piccoli gruppi "russelliti", i Chicago Bible Students, in dodici volumi più uno di indici, Chicago s.d.).

[20] "È tempo di stare svegli", La Torre di Guardia, vol. 116, n. 21, 1° novembre 1995, pp. 16-20 (p. 20).

[21] Ibidem.

[22] Ibidem.

[23] L'opera scientifica di riferimento in lingua italiana è M. Introvigne, I Testimoni di Geova: già e non ancora, Elledici, Leumann (Torino) 2002. Sulla storia, oltre all'opera citata di M. James Penton, si consulterà: Bernard Blandre, La storia dei Testimoni di Geova, trad. it., Paoline, Torino 1989. Per gli aspetti sociologici: James A. Beckford, The Trumpet of Prophecy. A Sociological Study of Jehovah's Witnesses, John Wiley & Sons, New York 1975; Rodney Stark - Laurence R. Iannaccone, "Why the Jehovah's Witnesses grow so rapidly: a theoretical application", Journal of Contemporary Religion, 12 (1997), pp. 133-157. Fra le pubblicazioni in lingua italiana dei Testimoni di Geova, di carattere apologetico-dottrinale, vanno ricordate: La verità che conduce alla vita eterna, trad. it., Watch Tower Bible and Tract Society of New York, Brooklyn 1968; Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, trad. it., Watch Tower Bible and Tract Society of New York, Brooklyn 1982; Ragioniamo facendo uso delle Scritture, trad. it., Watch Tower Bible and Tract Society of New York, Brooklyn 1985; Perspicacia nello studio delle Scritture, Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Roma 1990; I testimoni di Geova in Italia: dossier, Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Roma 1998; di taglio più storico sono I testimoni di Geova, proclamatori del Regno di Dio, Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Roma 1993, e Intolleranza religiosa alle soglie del Duemila, a cura della Associazione europea dei Testimoni di Geova per la tutela della libertà religiosa, Fusa editrice, Roma 1990. Sui Testimoni di Geova durante il periodo nazifascista: Sylvie Graffard - Léo Tristan, I Bibelforscher e il nazismo (1933-1945), trad. it., Tyresias, Parigi 1994; Guy Canonici, Les témoins de Jéhovah face à Hitler, Albin Michel, Parigi 1998; Giorgio Rochat, Regime fascista e Chiese evangeliche, Claudiana, Torino 1990.

[24] Sul fenomeno "primitivista" in genere, cfr. Richard T. Hughes, The American Quest for the Primitive Church, University of Illinois Press, Urbana - Chicago 1988; Idem, The Primitive Church in the Modern World, University of Illinois Press, Urbana - Chicago 1995.

[25] Su Joseph Smith una biografia di parte mormone è Donna Hill, Joseph Smith, The First Mormon, Doubleday, Garden City (New York) 1977; una biografia critica è quella di Fawn M. Brodie, No Man Knows my History. The Life of Joseph Smith, the Mormon Prophet, Alfred A. Knopf, New York 19852. Per una mappa delle denominazioni che si rifanno a Joseph Smith, cfr. Steven L. Shields, Divergent Paths of the Restoration. A History of the Latter Day Saint Movement, Restoration Research, Los Angeles 19904. Per una bibliografia degli studi scientifici sul mormonismo cfr. James B. Allen - Ronald W. Walker - David J. Whittaker, Studies in Mormon History, 1830-1997. With a Topical Guide to Published Social Science Literature on the Mormons (a cura di Armand L. Mauss e Dynette Ivie Reynolds), University of Illinois Press, Urbana-Chicago 2000.

[26] Il Libro di Mormon, Dottrina e Alleanze e la Perla di Gran Prezzo, nella versione della Chiesa mormone maggioritaria, sono periodicamente ristampati in italiano. Sulla storia della Chiesa mormone i due testi più importanti sono J. B. Allen - Glenn M. Leonard, The Story of the Latter-Day Saints, Deseret Book Company, Salt Lake City 19762; e Leonard J. Arrington - Davis Bitton, The Mormon Experience, Knopf, New York 1979. Sulla Chiesa mormone in generale indispensabile è pure Daniel H. Ludlow (a cura di), Encyclopedia of Mormonism, 4 voll., Macmillan Publishing Company - Maxwell Macmillan Canada - Maxwell Macmillan International, New York - Toronto - Oxford -Singapore - Sydney 1992. In italiano: Thomas F. O'Dea, I Mormoni, trad. it., Sansoni, Firenze 1961; M. Introvigne, I Mormoni, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano e Interlogos, Schio 1993; Idem, I mormoni. Dal Far West alle Olimpiadi, Elledici, Leumann (Torino) 2002. Sulla storia e le prospettive in Italia: Michael W. Homer, "Gli Italiani e i Mormoni", Renovatio, anno XXVI, n. 1, gennaio-marzo 1991, pp. 79-106; Idem, "LDS Prospects in Italy for the Twenty-first Century", Dialogue: A Journal of Mormon Thought, vol. 29, n. 1, primavera 1996, pp. 139-158. Sulla dottrina: Principi Evangelici, trad. it., Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, Francoforte sul Meno 1985; LeGrand Richards, Un'opera meravigliosa e un prodigio, trad. it., Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, Francoforte sul Meno 1981; Insegnamenti dei Presidenti della Chiesa: David O. McKay, Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, Salt Lake City 2004.

[27] Sette volumi (con i numeri 1, 2, 4, 5, 7, 8 e 9) de Gli scritti di Nichiren Daishonin sono stati pubblicati in italiano dalla Associazione Italiana Soka Gakkai, Firenze 1991-2000. Sulla vita di Nichiren cfr. Yashuji Kirimura, Vita di Nichiren Daishonin, trad. it., Esperia, Milano 1992; e Claudio Micheli (a cura di), Il Buddismo di Nichiren Daishonin, Esperia, Milano 1997. Sull'articolazione dei movimenti all'interno del "nichirenismo", cfr. Jacqueline Stone, "Japanese Lotus Millennialism: From Militant Nationalism to Contemporary Peace Movements", in Catherine Wessinger (a cura di), Millennialism, Persecution and Violence. Historical Cases, Syracuse University Press, Syracuse (New York) 2000, pp. 261-280.

[28] Per una introduzione generale cfr. Karel Dobbelaere, La Soka Gakkai. Un movimento di laici diventa una religione, Elledici, Leumann (Torino) 1998; più ampiamente Bryan Wilson - K. Dobbelaere, A Time to Chant. The Soka Gakkai Buddhists in Britain, Clarendon Press, Oxford 1994; e Phillip E. Hammond - David W. Machacek, Soka Gakkai in America. Accomodation and Conversion, Oxford University Press, New York 1999. Uno studio sociologico sulla Soka Gakkai in Italia è quello di Maria Immacolata Macioti, Il Buddha che è in noi. Germogli del Sutra del Loto, SEAM, Roma 1996. Tra le fonti primarie tradotte in lingua italiana: Dayle M. Bethel, La creazione di valore. Vita e pensiero di Tsunesaburo Makiguchi, trad. it., Esperia, Milano 1998; Daisaku Ikeda, Buddhismo oggi, trad. it., 5 voll., Esperia, Milano 1991-1993; Idem, La rivoluzione umana, trad. it., 12 voll., Esperia, Milano 1993-2002; Idem, La nuova rivoluzione umana, trad. it., 12 voll. finora comparsi, Esperia, Milano 1996-2005; Idem, Gli eterni insegnamenti di Nichiren Daishonin, trad. it., Esperia, Milano 1997.